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ei prossimi tre anni la spesa per interessi sul debito pubblico salirà, dai 64 miliardi di quest’anno, ai 70 del 2022: questi sono i dati contenuti nelle tabelle del Def, documento di Economia e Finanza, come evidenzia, in apertura, Il Sole 24ore in edicola.
A pesare sul bilancio anche gli effetti di Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza. I costi delle due riforme del governo arrivano a 38 miliardi in tre anni, e da qui la preoccupazione del Quirinale per la Tenuta dei conti pubblici in vista della manovra d’autunno.
Nella notte italiana rimbalzano anche le preoccupazioni suscitate dalle parole severe espresse, a margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale in corso a Washington, dal commissario europeo Moscovici che, parlando con Class cnbc e Sky Tg24, ha detto che l’Italia sta soffrendo una situazione di stagnazione, se non di recessione, ed è una fonte di incertezza per tutta l’Eurozona. ‘Chiediamo a Roma credibilità e sostenibilità’, servono riforme strutturali vere e credibili e misure per la crescita.
Il commissario ha poi aggiunto che la commissione prenderà le sue decisioni sull’Italia sulla base delle proprie valutazioni.
Queste, da Washington, le parole di Moscovici ma prima ancora, anche la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, parlando dell’Italia aveva sottolineato la necessità di rafforzare il sistema delle banche individuando misure credibili e identificabili.
Da Washington dunque giungono le preoccupazioni di Moscovici e La Garde mentre a Roma, dove il governo è alle prese con le coperture per evitare l’aumento dell’Iva, il ministro Tria ammette che servono coperture di notevole entità ed il pensiero va soprattutto alla Flat Tax.
La legislazione vigente, dicono dal MEF, viene per ora confermata nell’attesa di misure alternative in preparazione della legge di bilancio.
Tradotto: si rischia di dover aumentare l’IVA, ipotesi non contemplabile per i due vicepremier.
Luigi Di Maio resta fermo sul suo:
“l’IVA non deve, non può aumentare, questo è il lavoro che porteremo avanti fino alla legge di bilancio”
e lancia anche un patto con le industrie: basta con la cultura dello scontro.
Anche la lega e convinta a non aumentare L’IVA è Giancarlo Giorgetti spiega che soltanto a settembre si saprà come sarà introdotta la Flat Tax.
Comunque sia e si dica, resta il fatto che il DEF è un dedalo di cifre e numeri nelle quali ciascuno ci vede e può vederci il suo, e questo è già un qualcosa di non serio ne rassicurante.
Poi c’è, e resta, il punto che siamo in piena crisi economica eppure, nel mezzo della “manovra”, siamo ancora a discutere e alla ricerca delle ragioni della crisi stessa.
È un paradosso, ma dalla prima lettura dei giornali balza agli occhi proprio questo aspetto, come anche che esso è anche l’oggetto delle tensioni nella maggioranza di governo per cui, in chiusura e come già fatto ieri, do nota dei titoli dei maggiori quotidiani italiani che, per l’appunto, anche oggi (come annota anche l’AGI) ruotano attorno al “buco nero” dei conti italiani ben più pericoloso, per noi ed ora, di quello astronomico, fantastico ed importantissimo, ma distante ben 53 (forse anche 55) milioni di anni luce.
La Stampa, per esempio, ci informa che ci sono “Più spese per 133 miliardi” e per questo sui conti c’è “l’allarme del Colle” per il quale il “Def rischia di essere una misura vuota”. Il punto è, come sostiene il Governatore della Banca d’Italia, Visco, che “le misure del governo non sostengono la produttività”.
La Repubblica ci dice che, da un lato sono stati “Promessi di 18 miliardi dalla vendita di beni pubblici”, quindi “in privatizzazioni”, dall’altro ci sono “Quei sei miliardi di tagli di spesa scritti sulla sabbia”, cioè una spending review fantasma. Mentre è persino all’ordine del giorno il varo di un “contro-documento” sottoscritto da Lega e M5S che “ripropone le misure frenate dal ministro” economico con lo scopo di “isolare” lo stesso Tria. E, nel frattempo, Fmi e il commissario Moscovici lanciano l’allarme perché “Il deficit dell’Italia pesa sull’Eurozona”.
Il Sole 24 Ore, mette invece l’accento sul debito, sospinto da “Spesa per interessi e nuove pensioni”. Quantificando, si tratta del fatto che nel “2022 la previdenza supererà i 305 miliardi”, con un’impennata “già nel 2019” ma “nei prossimi tre anni il costo dell’indebitamento crescerà di 17,4 miliardi”. Ma la sintesi è che servono almeno “47 miliardi in due anni per non far deragliare i conti”.
Quasi a rispondere a tutti i titoli finora citati, Il Fatto ci avverte che “Dietro gli annunci” ci sono “tagli per 17 miliardi” e che, se proprio la vogliamo dire tutta, “Dalla vendita degli immobili pubblici arrivano solo spiccioli”.
Per Il Giornale “La manovra vale 40 miliardi” con il risultato che “Il Def dà per scontato lo scatto delle clausole sull’Iva” (dunque, l’aumento, ndr), e ci sono “privatizzazioni difficili” e “flat tax sempre più in salita”.
Il Messaggero si affida invece alla voce di Tria, che in un’intervista, annuncia che “Con lo sblocca-cantieri“ ci sono “87 miliardi da investire”. Per Libero, tuttavia, se “L’Italia fa schifo, la sua Borsa è regina in Europa”, “seconda al mondo dietro al Nasdaq 100, il principale indica tecnologico americano”.
Letture indiscutibilmente poco rassicuranti a seguito delle qauli, non so come, ha cominciato a risuonarmi in mente il canto 1° della Divina Commedia di Dante che, in automatico, si è così parafrasato:
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; […] Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi» |
Nel mezzo del cammin del nuovo Def ci ritrovammo in una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir cos’è è cosa dura esto Def selvaggio e aspro e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è vaga che poco è più morte; […] Quando vidi questo gran diserto, «Miserere di me», gridai a loro, «ma ci siete o ci fate?». Rispuosemi: «Non ci facciamo, già fummo, ma tu fatti eleggere e poi potrai parlare» |
E questo è! Ed intanto all’interno del governo gialloverde litigano anche sul 25 Aprile:
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