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Castellammare di Stabia

Corsi e ricorsi storici: siamo “all’oro per la Patria”?, ed allora: “io speriamo che me la cavo”

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Quando pensi di averle viste tutte e che si è toccato il fondo, immancabilmente tornano i corsi e ricorsi storici, e ti vedi lanciare una pala tra i piedi mentre ti senti dire: scava!, è ora di scavare.

E’ questo che mi richiama alla mente la “richiesta” del DUO fatta agli italiani e alle LORO aziende (perchè, cosa che “il popolo” tanto invocato da loro dimentica, o peggio in tanti non sanno ne ci pensano nemmeno, le “aziende di Stato sono NOSTRE perché lo Stato siamo noi, non loro, eletti o meno che siano), di “comprarsi” il debito italiano per dare loro i soldi per continuare a giocare al loro Monopoli Gialloverde e fa niente se poi, magari, comunque si andrà a gambe all’aria lo stesso perché ci faranno restare sempre più soli ed isolati in Europa, e non solo. Fa niente tanto i soldi non saranno i loro e nemmeno la colpa: quella sarà degli altri. Di chi non li ha capiti e gli ha remato contro, sabotandoli perché, come Calimero, sono “piccoli e neri”.

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unti Chiave Articolo

E NERI lo sono anche perché, pure questa mossa, dopo i vari “me ne frego”, “non mi piego” e simili delizie di vecchia disastrosa e vergognosa memoria, tanto ricorda ora “l’oro per la Patria” di Mussoliniana memoria. A voler essere ottimisti e a non voler retrocedere tanto nel tempo passato, arriviamo comunque al dopo guerra e alla Prima Repubblica, quando si usarono, appunto, le Aziende di Stato per “far crescere – creando debito – l’Italia. Ma loro, almeno, avevano una Nazione che veniva fuori da una guerra sciagurata e quindi in rovina. E c’è da dire, ad onor del vero, che l’incipit fu anche corretto e l’Italia riprese a muoversi e a vivere. Peccato poi che la vita, la “bella vita”, travolse molti governanti e si perse la retta via smarrendo, con essa, anche la giustificabile motivazione.

Ma torniamo ad oggi e al nostro DUO di bulletti al potere, esaminiamoli con attenzione scevra da abbagliamenti vari, e vediamo che le quattro mosse che hanno in mente nella loro lotta allo spread sono tutte all’insegna di quel passato che, se ancora non è “l’oro per la Patria”, ha comunque portato la lira alla bancarotta nel famigerato 1992, lo stesso anno in cui, non a caso, scoppiò Tangentopoli.

Un ritorno a quei tempi sembra anche il pasticcio che si è creato attorno alla politica economica: tra Giovanni Tria, Giancarlo Giorgetti e Paolo Savona sembra essere ai tempi del Tesoro, del Bilancio e delle Finanze, quelli di Guido Carli, Rino Formica e Paolo Cirino Pomicino (scegliete voi chi interpreta chi).

In conclusione:

ora il Governo spingerà le aziende di Stato a indebitarsi, sosterrà le banche coi soldi dei contribuenti e succhierà il risparmio degli italiani per pagare il debito pubblico (il che ricorda, come su scritto: “l’oro per la Patria”), mentre Tria, Giorgetti e Savona ricordano, sempre come su scritto, Carli, Formica e Pomicino

E questo è per cui: Io speriamo che me la cavo!

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