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Castellammare di Stabia

Ci risiamo, è tornata la manina (ed anche la “lettera alla malafemmena”)

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S

entire ieri che i tre – (Di Maio, Salvini e Tria) – si sarebbero chiusi in una stanza per scrivere la lettera di risposta alla UE ha immediatamente richiamato, alla mia mente notoriamente immaginifica, la scena di Totò, Peppino e la sorella Lucia chiusi in una stanza dell’albergo per scrivere, appunto, una lettera a Marisa “‘a malafemmena”, o tale (erroneamente) da loro ritenuta, che ha irretito il loro nipote. E gli elementi, a ben guardare, ci sono tutti:

  • ‘a malaffemmena: L’europa secondo la vulgata dei nostri ma che, come affermato da tantissimi seri economisti e politici, ci ha invece aiutati sempre e, comunque, consentito di restare a galla fino ad oggi per cui, anche lei Malafemmena non è,
  • i TRE (Di Maio, Salvini e Tria),
  • la stanza nell’albergo (Montecitorio),
  • la lettera,
  • il nipote (l’Italia che, sempre secondo la vulgata dei nostri, sarebbe ostaggio dell’Europa e da essa sfruttata e maltrattata)

ed infine, ecco che anche il contenuto della lettera, al momento sconosciuto nei dettagli, verte sui soldi (danè per dirla alla Caporal Salvini). Danè che non ci sono perché, specie quest’anno, le spese sono state tante e c’è stata anche la congiuntura. Insomma, tornando alla “famosa lettera” della quale tutto si conosce, non si può non annotarne anche questo parallelo:

“Scusate se sono poche, ma settecentomila lire ci fanno specie che quest’anno, una parola, c’è stato una grande moria delle vacche come voi ben sapete.”

Poi, visto che non ci facciamo mancare mai niente e che prendiamo a man bassa da film e sit-com famosi, ecco che i nostri ci inseriscono anche “la mano” (The Thing), che ricompare dopo un periodo di assenza ma che, proprio come nel telefilm degli anni sessanta, La Famiglia Adams, compare da una scatola per consegnare una lettera.

Ecco fatto, gli elementi per far sì che tutto quanto è accaduto ieri è indubitabilmente di gialloverde consuetudine, ci sono tutti e, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe anche da ridere come si ride osservando il film di cui sopra dove emerge, appunto, la scrittura di una lettera che, alla fin fine, a ben rileggerla e su di essa riflettendo (ve la riporto alla fine in testo e video), dice ed insegna tante cose per cui, probabilmente, è e resta l’unica cosa seria.

Ma tant’è, veniamo alla “lettera” non già alla “malafemmena Marisa” ma alla “malafemmena Europa” che ha riportato in scena anche “Mano” visto che è ricomparsa anche la famosa manina che fa, o rende note, cose che non si dovrebbero sapere e che mai si riesce ad individuare visto che anche le varie voci di corridoio non ci aiutano a individuare il colpevole per cui, anche questa volta la “manina”, come viene chiamata, che ha redatto prima e fatto uscire poi il testo della “lettera scarlatta” (ed ecco qui un altro richiamo a famosa opera cinematografica: The Scarlet Letter, storia di un patto con il diavolo) bruciante e arroventata, da inviare alle Ue per rassicurarla sulla compatibilità dei conti italiani prossimi e venturi, e che ieri ha contribuito ad alzare la temperatura del governo alterando i rapporti tra alleati, ciascuno in trincea tra reciproci sospetti e accuse di colpevolezza.

Quel che si capisce è che i Cinque Stelle sospettano che l’autore del testo sia il superministro economico e finanziario Tria in persona. Un Tria che, dato ormai per passato armi e bagagli alla Lega, è quindi indicato come asservito al pensiero del suo lider maximo, Salvini.

Ovviamente, sulla sponda opposta, sospettano che la manina sia quella della 5Stelle Laura Castelli visto che, in serata, avrebbe detto:

‘Mi sorprende che Tria smentisca la versione della lettera circolata, nel pomeriggio anche io avevo visto una bozza con i tagli al welfare. Mi rincuora che Conte abbia deciso di correggerne aspetti per noi irricevibili’”.

Ma anche qui siamo e restiamo nel campo delle ipotesi e delle illazioni per cui non si può, e quasi sicuramente mai si potrà, dire se è lei la manina che ha svelato il gioco di Tria per cui l’interrogativo resta e quindi, visto che da entrambe le parti giungono dinieghi, ecco che si tirano in ballo i sempre comodi “misteriosi funzionari” e quel che di concreto e reale resta è la serie di azioni e di altrettante reazioni, che sono state scatenate dalla “vicenda lettera” e di cui si trova riscontro sulle prime pagine di quasi tutti i quotidiani di oggi dove occupa i titoli di testa nei quali troviamo che:

  • per il Corriere della Sera semplicemente “Il caso Tria scuote il governo”,
  • per la Repubblica l’ “Italia rischiatutto” e lo fa guardando un pò, da un lato all’intervento del Governatore di Bankitalia Visco, che nelle sue Considerazioni finali di ieri ha segnalato la necessità di approntare interventi consistenti per rilanciare il Pil, dall’altro allo schizzare all’in su dello spread pericolosamente verso quota 300 punti che porta “per la prima volta i titoli di Stato “al livello di quelli greci”.
  • per Il Giornale “Siamo senza governo”,
  • per Il Foglio è stata “Una giornata da sbando”,
  • per Il Fatto Quotidiano un mistero che enfatizza con una copertina-Giallo Mondadori e si concentra su “Tria e il mistero delle due lettere” senza riuscire più di tanto a svelarlo,
  • per Il Messaggero per il “Caso Ue, salta la tregua nel governo” rimettendo in gioco i fragili equilibri

e questo per citarne solo alcuni.

Fatto sta che l’atmosfera non è certo delle più serene e, cosa ancora peggiore, la situazione è e resta molto pericolosa per la nostra nazione e quindi per noi tutti, inclusi (e forse per primi) gli inneggianti all’uomo forte, al Caporal Salvini. L’uomo che, alla fin fine e ad ora, è stato forte unicamente con i deboli e quanti non potevano reagire,

  • con i campi degli emarginati spianati al suolo con le ruspe a favore di telecamera ma poi lasciati in giro sul territorio in condizioni, ed animo, ancor più disperato,
  • con uomini ed anche donne e bambini alla deriva in mare su fatiscenti gommoni

mentre, nel frattempo, da bravo Robin Wood all’incontrario, promette la famigerata Flat-tax per la quale è disposto ad INDEBITARCI ancora di più pur di ridurre le tasse ai più ricchi facendo si che paghino quanto i “poveracci” che, ad ora, sono gli unici a pagare veramente, e a pagare tutto.

Ed il fatto che ad applaudirlo siano proprio i “più meno abbienti” (e scusatemi per il bisticcio linguistico), come anche che – tra questi – ci siano pure tantissimi meridionali, sono tra le cose che mi indignano di più al pari della sua crescente blasfemia, melagomania e totale assenza di umanità.

Il Video della lettera di Totò e Peppino. A seguire, la trascrizione del testo (questa c’è, l’altra no – o non ancora)

Il testo della LETTERA di Totò e Peppino:

TOTÒ – Giovanotto! Carta, calamaio e penna, su… avanti, scriviamo! Dunque… Hai scritto “dunque”?
PEPPINO – Eh, un momento no?
TOTÒ- E comincia su!
PEPPINO – Carta… calamaio… e penna… oh.. la carta…
TOTÒ – Signorina! …Signorina!!
PEPPINO – E… dove sta?
TOTÒ – Chi è?
PEPPINO – La signorina!
TOTÒ- Quale signorina?
PEPPINO – Hai detto: “Signorina!”
TOTÒ – È entrata la signorina?
PEPPINO – E che ne so?
TOTÒ- Signorina!
PEPPINO – Avanti!
TOTÒ – Animale! “Signorina” è l’intestazione autografa! Della lettera! Oh! Signorina,…
(Peppino butta via il primo foglio di carta e comincia a scrivere su uno nuovo)
TOTÒ – E vabbè… non era buona quella signorina lì?
PEPPINO – Vabbè…
TOTÒ- Signorina, veniamo… veniamo.. noi… con questa mia a dirvi
PEPPINO – …con questa mia a dirvi
TOTÒ- A dirvi… una parola! Addirvi!
PEPPINO – … addirvi una parola…
TOTÒ – che
PEPPINO – che
TOTÒ- che
PEPPINO – che…
TOTÒ- che è?
PEPPINO – Uno? Quanti?
TOTÒ – Che è?
PEPPINO – Uno che?
TOTÒ – Uno che?
PEPPINO – Che è? Che è?
TOTÒ – Scusate se sono poche
PEPPINO – Che è?
TOTÒ – Che è? … Scusate se sono poche… Ma settecentomila lire, punto e virgola, noi ci fanno specie che
quest’anno, una parola, questanno c’è stato una grande moria delle vacche,
PEPPINO – … una grande …
TOTÒ – Come voi ben sapete. Punto!
PEPPINO – Punto.
TOTÒ – Due punti!
PEPPINO – … due punti…
TOTÒ – Ma sì… fai vedere che abbondiamo… abbundandis in abbundandum.
Questa moneta servono… questa moneta servono… questa moneta servono a che voi vi consolate… Aoh…
scrivi presto!
PEPPINO – …con insalate…
TOTÒ – … Che voi vi consolate…
PEPPINO – … ah, avevo capito “con l’insalata”…
TOTÒ – E non mi far perdere il filo che ce l’ho tutta qui!…
PEPPINO – Eh, avevo capito coll’insalata!
TOTÒ – Dai dispiacere … dai dispiacere che avreta… che avreta?… che avreta!! Eh già, è femmina… è
femminile… che avreta perché… perché?
PEPPINO – Non so…
TOTÒ – Che non so?
PEPPINO – Perché che cosa?
TOTÒ – Perché che?
PEPPINO – Ahh!
TOTÒ – Dai dispiacere che avreta perché!!! È aggettivo qualificativo no?
PEPPINO – Ah, io scrivo…
TOTÒ – Perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimo di persona… Ma che stai
facendo una faticata? S’asciuga il sudore…!
PEPPINO – Ehh…
TOTÒ – Che siamo noi medesimo di persona… vi mandano questo, perché il giovanotto è studente che
studia… che si deve prendere una Lau ar …
PEPPINO – … Lau ar …
TOTÒ – Laura! … che deve tenere la testa al solito posto, cioè sul collo.
PEPPINO – … sul collo.
TOTÒ – Punto, punto e virgola. Punto e un punto e virgola!
PEPPINO – Troppa roba!
TOTÒ – Ah, lascia fare! Che dicono che noi siamo provinciali… siamo tirati…
PEPPINO – Ma è troppo…
TOTÒ – Salutandovi indistintamente… salutandovi indistintamente… sbrigati! Salutandovi indistintamente …
i fratelli Caponi. Che siamo noi. Questa … apri una parente. Apri una parente e dici: “che siamo noi”. I
fratelli Caponi. Hai aperto la parente?
PEPPINO – Mm.
TOTÒ – Chiudila!
PEPPINO – Ecco fatto
TOTÒ – Vuoi aggiungere qualcosa?
PEPPINO – Un “senza nulla a pretendere” non c’è?

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