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a se ti ubriachi e ti allontani con un magrebino, cosa aspetti che ti succeda?, scrive il parroco don Lorenzo Guidotti a una ragazzina stuprata alla stazione di Bologna, mietendo applausi sul web. Ma se ti ostini a chiedere al fratello di un boss di Ostia per chi ha votato, cosa aspetti che ti succeda?, scrivono al giornalista preso a testate da Roberto Spada del clan omonimo. E anche qui fioccano i consensi, sia pure con un minimo di ritegno, perché qualcuno ancora rammenta che per un giornalista mettersi nei guai fa parte del suo dovere, mentre per una ragazzina non dovrebbe fare parte del suo piacere. Ciò che più sconvolge, in questa esibizione brutale di senso comune, è la mancanza di solidarietà umana. La stessa che nelle settimane scorse aveva accompagnato la fatwa collettiva contro Asia Argento: ma se dai corda a un produttore cinematografico assatanato, cosa aspetti che ti succeda? È ovvio che chi si tuffa in una vasca di piranha mette in conto il rischio di essere morso. Meno ovvio che l’esecrazione collettiva si concentri sul morsicato invece che sui piranha. Come se lo stupratore e il picchiatore fossero fenomeni naturali, per i quali non vale la pena di spendere nemmeno una parola, e la responsabilità dell’accaduto andasse attribuita in toto alla stuprata e al malmenato. Per le persone “di buonsenso”, l’imprudenza è diventata un peccato più grave della violenza. Si dà per scontato che il male non sia arginabile. E chi per ingenuità o sottovalutazione si ostina a frequentarlo, come ha detto il prete (il prete!), non merita nessuna pietà.
corrieredellasera/Da che pulpito MASSIMO GRAMELLINI
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