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Catalogna, torna l’atmosfera di “regime”. Oltre 800 feriti tra i catalani ai seggi

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catalani votano in massa per l’indipendenza nonostante l’intervento delle forze dell’ordine che con manganelli e proiettili di gomma ha provocato oltre 800 feriti, come racconta l’inviato de LA STAMPA a Barcellona Francesco Olivo. Il ministro dell’Interno catalano, intervistato da LA STAMPA, chiede aiuto all’Unione europea e all’Italia per “porre fine alle brutalità”.

“Brutalità e pestaggi contro bimbi e anziani, ora l’Ue e l’Italia ci aiutino”

Il ministro dell’Interno catalano Forn: siamo vittime di uno Stato autoritario

BARCELLONA – La tensione della giornata è arrivata fino in piazza Sant Jaume, nel centro di Barcellona, cuore del potere locale con il Palazzo della Generalitat che guarda la sede del Comune della città. Qui non ci sono scuole da sgomberare, né urne da cercare, ma il «Palau» è letteralmente circondato dalla polizia catalana. L’aria che tira è brutta, «non escludo che la Guardia Civil arrivi fino a qui», racconta un funzionario. All’ora di pranzo da questa sede così blindata esce Joaquim Forn, il «ministro» degli Interni catalano, magari non il volto più noto dell’indipendentismo (anche se durante gli attentati di agosto è stato costantemente in prima linea) ma sicuramente il membro più esposto del governo in una giornata così. Forn è stato nominato a giugno, «per la sua fedeltà alla causa indipendentista», hanno scritto i giornali. Così, anche se con segni evidenti di stress e preoccupazione, non retrocede di un millimetro e si appella all’Italia: «Faccia ragionare la Spagna».

Consigliere Forn, lei è uno dei responsabili dell’ordine pubblico in Catalogna, cosa sta succedendo?  

«Siamo tornati indietro di 50 anni nella storia spagnola. Immagini che non si vedevano da anni. Siamo davanti a una repressione che non si ferma davanti a niente e nessuno. Siamo molto preoccupati. Dopo 15 giorni di repressione contro i più elementari diritti oggi c’è l’apoteosi di questa strategia. La polizia spagnola sta operando in maniera completamente fuori dalla logica. Non riesco a smettere di indignarmi».

La vicepresidente del governo spagnolo Soraya Saenz de Santamaria dice che i responsabili di tutti gli incidenti di questa giornata siete voi. Cosa risponde? 

«Siamo tra persone adulte e possiamo giudicare. Le immagini le vediamo tutti, da una parte molta gente che rivendica di poter votare pacificamente si è messa davanti alle scuole per esercitare un suo diritto. Dall’altra pestaggi contro anziani, bambini e persone inermi. Chi sono i violenti?».

La polizia spagnola è intervenuta dopo che i Mossos catalani hanno mostrato di non eseguire gli ordini del giudice. È l’atteggiamento giusto?  

«Noi abbiamo messo in testa alle priorità la convivenza tra i cittadini. Eseguire la legge è ovviamente importante, ma per noi viene prima la convivenza».

Cosa farete adesso?  

«Intanto chiediamo aiuto ai Paesi europei. Prendano posizione su queste scene da Stato autoritario che in Europa non si vedono da molto tempo. Lei è italiano, ne approfitto per un appello: dica qualcosa, chieda al governo spagnolo di sedersi a un tavolo per poter dialogare e trovare una soluzione accordata. Fateli ragionare».

Perché intanto che si aspetta l’intervento dell’Ue, per mettere fine a questa situazione così tesa, il presidente della Generalitat Puigdemont non alza il telefono e chiama il capo del governo Rajoy per cercare una soluzione pacifica? 

«Noi la cerchiamo da anni. Ma loro rifiutano la via pacifica».

Senza dialogo che succede nei prossimi giorni?  

«Abbiamo un mandato del parlamento e l’80 per cento dei nostri cittadini vuole votare. Non possiamo tacere».

Possibile che non esista nemmeno un canale di comunicazione, anche informale, tra voi e il governo spagnolo? 

«Al momento no. Nessun canale».

Vi aspettate nuove operazioni di polizia?  

«Non lo sappiamo».

Lei è responsabile degli Interni, qualcosa saprà.  

«Dalle informazioni che abbiamo adesso e da quello che vediamo in queste ore, non possiamo affatto escludere nulla».

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