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No gambling Day, osservatorio regionale sul gioco d’azzardo: Campania contrasto al gioco d’azzardo patologico

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Il 22 maggio ricorre in Campania la giornata del No Gambling, un momento in cui le istituzioni e il mondo dell’associazionismo invitano tutti i cittadini a riflettere sul problema del gioco d’azzardo.Istituito nel 2023, il No Gambling Day è solo la punta dell’iceberg, rappresentato nel suo insieme dalle politiche pubbliche che, nel corso degli anni, la Regione Campania ha messo in atto per fronteggiare il grave problema della ludopatia, purtroppo ampiamente diffusa in tutto il territorio campano.Il riferimento normativo è la Legge Regionale 2/2020, modificata dalla L.R. 13/2020, alle quali si può fare risalire, tra le altre azioni, l’apertura dell’Osservatorio regionale sul disturbo da gioco d’azzardo.

Scommesse e gioco fisico e online in Campania: i dati del fenomeno

Secondo i dati riportati nella pubblicazione “Il libro nero dell’azzardo.”, la Campania è la prima regione italiana per fatturato nel gioco online: mentre la regione è seconda solo alla Lombardia per volume di raccolta di gioco fisico, i campani hanno speso nel 2023 ben 10 milioni di euro nel gioco online, beneficiando, ad esempio, di limiti di gioco più elevati con i casino non AAMS reperibili in rete.

Secondo i calcoli effettuati da CGIL e Federconsumatori (promotori della pubblicazione), il cittadino campano spende mediamente 2.460 euro nel gioco d’azzardo (di cui 1.874 euro vanno al gioco online, con oltre tre milioni di conti attivi); predilige poker, scommesse e slot online in misura maggiore a quanto faccia qualsiasi altro cittadino italiano; cosa ancor più grave, i giovani del territorio hanno una elevatissima propensione al gioco.Ma la diffusione del gioco è omogenea in tutta la Campania?Ovviamente, no: le province dove si gioca di più sono quelle di Salerno (mediamente, il salernitano spende 2.633 euro all’anno), Napoli (2.590 euro) e Caserta (2.555 euro), tutte e tre nella top ten delle italiane per raccolta pro capite online.Quali sono i territori campani più colpiti dal gioco d’azzardo?

Ben due comuni si trovano tra i primi dieci in Italia per raccolta pro capite online; si tratta di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, primo assoluto con l’enorme cifra di 11.881 euro a testa, e di Capodrise (Caserta), al decimo posto della graduatoria nazionale con poco più di 5.000 euro spesi mediamente da ogni cittadino.Sono decine i comuni in cui la media pro capite supera i 4.000 euro.

Dal gioco d’azzardo alla dipendenza da gioco e alle sue conseguenze socioeconomiche

Se tanti riescono a fare del gioco e delle scommesse online una semplice passione, non per tutti è così; i dati sulle dipendenze ci dicono che, nel 2023 in Campania, erano in cura presso i 42 Serd della regione (i servizi sanitari che si occupano dei casi di ludopatia) 3.334 pazienti.Per fare un raffronto con altre regioni, la Lombardia (che ha un numero doppio di abitanti) registrava nello stesso periodo 2.500 casi di ludopatia, il Veneto 1.460, l’Emilia Romagna 1.260.In Campania, il numero di pazienti è un quinto di quello nazionale e la regione ospita il 25% dei Serd di tutto il paese.

La ludopatia colpisce direttamente i giocatori, ma di riflesso crea una serie ulteriori di problemi tra le relazioni socio familiari di chi ne soffre: chi dipende dal gioco, si indebita e, per poter continuare a scommettere o a puntare sulle slot machine, cade vittima di usurai.Le conseguenze economiche e sociali per genitori, figli, partner e parenti sono davvero pesanti.Amministrazioni e governi locali e nazionali possono, e devono, muoversi nel senso della prevenzione e dell’informazione, della presa in carico dei soggetti dipendenti e della repressione del gioco illegale.Non è un caso se il sottotitolo del “Libro nero” è “mafie, dipendenze, giovani”: mette in luce un meccanismo perverso che soggiace al fenomeno.

Quando lo Stato si fa assente, il gioco illegale si diffonde, i casi di gioco compulsivo e di ludopatia aumentano, le famiglie si indebitano, le mafie ricompaiono sulla scena per proporre prestiti usurai, aggravando ulteriormente il quadro.In tutto ciò, i giovani e i giovanissimi sono i più a rischio: meno consapevoli, rispetto agli adulti, del pericolo costituito dalla ludopatia, grazie alle modalità online riescono sempre più spesso ad eludere tanto il divieto di gioco imposto ai minori, quanto le forme di controllo che famiglia, scuola e società dovrebbero esercitare su di loro.

Le politiche dell’Osservatorio regionale della Campania

Un altro aspetto sta a cuore al governo della Campania ed è il ruolo imprescindibile dell’Osservatorio regionale, a maggior ragione oggi che, a seguito di un intervento del governo attualmente in carica, l’Osservatorio permanente nazionale, prima in capo al ministero della Salute, è stato soppresso per essere attribuito al ministero dell’Economia.L’impressione è che si tenda, per comodità, ad occuparsi del fenomeno esclusivamente sotto l’aspetto economico e non sotto quello sociale e di salute pubblica, ben più urgente.Certo, il gioco d’azzardo ha una sua utilità, tanto per l’erario nazionale, quanto per quello regionale, ma la Regione Campania punta a riempire lo spazio d’azione lasciato vuoto da Roma.

Grazie anche all’utilizzo dei soldi derivanti da due finanziamenti (rispettivamente, ministero della Salute e legge finanziaria 2016), l’Osservatorio regionale ha intrapreso delle azioni che daranno i loro frutti in parte a breve termine, in parte sul medio e lungo periodo, come il rafforzamento dei 42 Serd diffusi sull’intero territorio campano e l’istituzione di un Numero Verde coordinato dall’Asl di Caserta per offrire supporto psicologico e sociale a giocatori e famiglie.Inoltre, una serie di progetti arricchirà a breve l’offerta della Regione per contrastare il gioco patologico: formazione obbligatoria degli operatori che gestiscono le attività di gioco, protezione di minori e soggetti più deboli, avvio di campagne di pubblicità progresso, informazione nelle scuole.

È fondamentale, infine, che ogni intervento coinvolga non solo le singole amministrazioni comunali, ma anche genitori e famiglie, le quali devono farsi carico della sensibilizzazione dei propri figli al tema del gioco d’azzardo.


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