L’apprendimento delle regole inizia fin da quando si è neonati. Infatti i bambini anche molto piccoli sono molto sensibili a percepire ciò che avviene nell’ambiente intorno a loro.
S
i tratta di un apprendimento molto lungo, che prosegue nel tempo e che interessa tutta l’infanzia.
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In questo lungo periodo il bambino impara a riconoscere i valori sociali e quelli pratici e sperimenta le relazioni con gli altri, dando ad esse il giusto valore.
Il tutto attraverso dei comportamenti ben precisi che bisogna imparare a riconoscere da parte dei genitori, per riuscire a gestirli nel migliore dei modi.
Ma come è possibile favorire l’apprendimento delle regole?
Come si può riuscire a fare in modo che il piccolo assimili le norme fondamentali di comportamento per un reciproco e armonioso relazionarsi con gli altri?
Vediamo di saperne di più.
L’apprendimento dei comportamenti tramite le domande
Per il genitore è fondamentale avere un supporto nell’aiutare l’apprendimento dei comportamenti e delle regole. Per questo si può fare riferimento alle informazioni che si possono trovare su Genitore Informato, corsi per genitori e guide online che intendono creare genitori capaci per crescere figli felici.
A volte, infatti, bisogna avere a che fare con degli atteggiamenti che potremmo definire provocatori, che poi si traducono in quelli che sono i classici capricci dei bambini. Per essere un genitore perfetto e poter celebrare con tranquillità la Giornata Mondiale dei Genitori, ritenendosi all’insegna della serenità , occorre riuscire ad interpretare i comportamenti dei bambini.
Infatti spesso i più piccoli si pongono con atteggiamenti di ribellione, che si traducono in vere e proprie domande su ciò che è lecito e ciò che non lo è. È proprio in questo modo che i più piccoli vogliono sperimentare l’apprendimento delle regole.
Infatti in questo caso, di fronte a veri e propri atteggiamenti di ribellione, i genitori non dovrebbero semplicemente sgridare i bambini, ma dare delle risposte ben precise.
Perché dire no ai bambini
A volte è importante anche dire di no. Magari i genitori possono fraintendere, perché ritengono che il non adattarsi ai desideri del figlio possa essere considerato un atteggiamento criticabile. Si ritiene erroneamente che il bambino possa rimanere ferito da un no che viene detto e che quindi può generare frustrazione.
In realtà non è esattamente così, perché, pur sperimentando la difficoltà di dire no, i genitori si relazionano con il figlio in un atteggiamento di crescita. Chiaramente i genitori possono avere varie paure che cambiano a seconda delle fasi di crescita, ma non è detto che un atteggiamento autorevole possa essere totalmente criticabile.
Infatti dire di no significa per il figlio, magari già adolescente, riuscire a sperimentare il confronto con le regole. Non si tratta di imporre un atteggiamento autoritario, ma si tratta di far capire che un no è dettato da una particolare e specifica motivazione.
Infatti i diversi no che come genitori si possono dire nelle varie fasi della vita possono essere molto differenti l’uno dall’altro. Per esempio nella seconda infanzia e nella preadolescenza il no corrisponde alle regole. Dare dei divieti in questa fase della vita può consentire ai ragazzi di orientarsi meglio nel mondo.
Quindi il no che si può dire in questa fase della vita da parte dei genitori è diverso da quello che si dice quando i bambini sono più piccoli, perché in questo caso vuole stimolare anche l’acquisizione di una maggiore autonomia.
È infatti proprio creando delle regole che si può definire uno spazio di separazione fra i genitori e i figli, spingendo questi ultimi a ricrearsi delle dimensioni di libertà , entro le quali possono agire in maniera più decisiva, assumendosi anche delle responsabilità che li aiuteranno nel corso della vita.
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