Influenza: situazione d’emergenza. Manca l’«immunità del gregge»

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Alberto Mantovani, Direttore Scientifico Irccs Humanitas e docente di Humanitas University, nel suo editoriale su La Stampa scrive:  «La situazione di emergenza ci richiama alla dimensione di quella che in genere viene chiamata «immunità del gregge» – e che io preferisco chiamare «immunità della comunità», i cui membri, solidali fra loro, pensano a proteggere non solo se stessi ma anche i più deboli».

Futuro e prevenzione una battaglia culturale

Ancora una volta quest’anno i nostri ospedali e i Pronto soccorso sono messi in gravissima difficoltà dall’epidemia di influenza e di quadri simil-influenzali stagionali. E non è solo il nostro Sistema Sanitario perché le notizie che arrivano dalla Gran Bretagna sono di una crisi ancora maggiore (già dieci ospedali hanno dichiarato lo stato di black alert). Personalmente in questo momento mi trovo a letto a causa di una sindrome simil-influenzale e sei dei miei sette nipoti sono stati colpiti durante il periodo natalizio. Non solo paghiamo un prezzo dal punto di vista del carico dei nostri ospedali e strutture sanitarie, ma soprattutto paghiamo un prezzo molto grave in mortalità, con una stima a livello europeo di circa 40.000 morti premature l’anno. Anche sul fronte spesa per il sistema Italia i numeri sono alti. Uno studio di qualche anno fa, ha stimato un costo diretto e indiretto per influenza pari a 2,86 miliardi di euro. Se tutti gli adulti si vaccinassero, si risparmierebbero circa 1,3 miliardi.

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Contro l’influenza abbiamo vaccini che sono ben lontani dall’essere quello che vorremmo, nel senso che non danno una protezione totale, ma sono indubbiamente efficaci nel ridurre frequenza e gravità della malattia. Come indicato nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 e nel documento dell’Accademia dei Lincei, il vaccino contro l’influenza è raccomandato in modo particolare per le persone sopra i 65 anni, in età pediatrica e per soggetti a rischio (chi soffre di malattie croniche che causano immunodeficienza come cancro o malattie ematologiche, patologie croniche al fegato, rene ecc…). Perché l’influenza è così temibile? Uno dei motivi è che sopprime le difese immunitarie. Molti dei problemi causati dall’influenza, comprese le morti, sono legati a infezioni batteriche a essa associate.

Di fronte a questa situazione chi si occupa di salute e chi vive nelle strutture sanitarie ha obblighi etici importanti. In Humanitas, ad esempio, abbiamo un Advisory Board internazionale composto da persone che provengono ad esempio da Cleveland Clinic (Usa) e dal Karolinska (Svezia), strutture che pretendono dai propri operatori sanitari di essere vaccinati contro l’influenza. E questo non per evitare le assenze dei dipendenti, ma per proteggere i propri pazienti. Io stesso, che lavoro in una struttura ospedaliera come Humanitas, mi vaccino non solo e non tanto per proteggermi, ma anche e soprattutto perché vivo in un ambiente in cui ci sono persone che tutti noi insieme abbiamo il dovere di proteggere (persone con tumori, malattie croniche dei polmoni, del fegato, del rene, che hanno un sistema immunitario compromesso e che sono messe a rischio dall’influenza).

Cosa possiamo fare perché l’anno prossimo non si ripresenti questa situazione di emergenza ormai diventata ricorrente? Io credo che la cosa fondamentale sia una battaglia culturale che deve essere portata avanti fra, da e con chi si occupa di salute, medici e operatori sanitari. Una battaglia culturale per l’uso di vaccini, per la protezione di se stessi e delle persone più deboli della nostra comunità (bambini piccoli e le tante persone con problemi al sistema immunitario). La situazione di emergenza ci richiama alla dimensione di quella che in genere viene chiamata «immunità del gregge», e che io preferisco chiamare «immunità della comunità», i cui membri, solidali fra loro, pensano a proteggere non solo se stessi ma anche i più deboli.

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