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abrizio Melara, ex centrocampista della Juve Stabia, è intervenuto nel corso della trasmissione “Il Pungiglione Stabiese” che va in onda ogni lunedì sui canali social ViViCentro dalle 20:30.
Le dichiarazioni di Fabrizio Melara sono state raccolte e sintetizzate dalla redazione di ViViCentro.it:
Sappiamo che tra i tifosi ci sono tanti tuoi estimatori e c’è qualcuno che, come Tonino Ercolano, sostiene quanto segue: “Quando gioca Fabrizio mi fa morire, con le sue finte non fa capire niente all’avversario”. Qual è il tuo ricordo dell’esperienza a Castellammare? Tu hai giocato in grandissime piazze, non solo a Castellammare, anche a Salerno, Benevento, Reggio Calabria. Hai avuto una buona carriera.
Il ricordo di Castellammare è un bel ricordo; anche se ci sono stati alti e bassi, ho un ricordo fantastico di Castellammare, della vicinanza della gente, dei tifosi, del calore che ti davano anche stando semplicemente a fare una passeggiata sul lungomare. Siamo stati bene: sia io che la mia famiglia. A Castellammare abbiamo dei ricordi bellissimi.
Al di là della questione Covid, pensi che il clima all’interno dello spogliatoio abbia influito sulla retrocessione del 2020?
Cercherò di essere breve. Il covid è stato qualcosa di inaspettato, logicamente ha condizionato tutto e tutti (allenatore, dirigenza e giocatori). Riguardo ai miei compagni, posso dire che con loro ho condiviso lo spogliatoio, ma ad un certo punto sono subentrate delle dinamiche e delle situazioni a livello contrattuale, dei prestiti non prestiti che non eravamo pronti ad affrontare, né i giocatori stessi , nè la società, né l’allenatore. Io volevo smettere di giocare perché, quando abbiamo finito la partita con lo Spezia in casa, ci bastavano 7 punti, se non erro, e mancavano 9 partite, di cui 5 in casa. Anche se abbiamo giocato insieme, io non ricordo nulla. Questa cosa mi ha toccato profondamente perché, quando siamo rientrati, negli allenamenti eravamo divisi e distanti, chi stava da una parte chi stava dall’altra, chi era in prestito e voleva tornare. C’erano tante situazioni particolari. Io credo che sia stato il COVID insieme con la gestione di determinate situazioni di cui non do colpa a nessuno. È stata una cosa nuova. La società ha cercato di fare il meglio, ma è stata una situazione non facile, quella ha mandato tutto all’aria altrimenti saremmo stati salvi.
Sei stato determinante in serie C per la promozione, con un ricordo bellissimo contro il Trapani, pensi che avresti meritato più spazio anche l’anno successivo in Serie B e soprattutto perché Caserta ti ha impiegato con il contagocce?
Se avessi potuto ragionare allora con la testa di adesso… La partita con il Trapani fu bellissima, ancora vado a rivedere i video, quindi immaginatevi! Poi avevo un cliente abbastanza scomodo, se vi ricordate, che insomma non era facile da marcare, Nzolà. Non era neanche il mio ruolo, però me la sono cavata bene; lì è stato tutto il contesto, la partita, i tifosi, non poteva andare diversamente. Sono stato facilitato per quel motivo lì. Sinceramente anch’io mi aspettavo un impiego maggiore nel campionato successivo, però, alcune situazioni hanno portato a far sì che giocassi un po’ meno e, devo essere sincero, nell’ultima parte, rientrando con il COVID, il mister cercava di trovare soluzioni in tutte le maniere, forse qualche soluzione magari un po’ più vicina c’è l’aveva però si è affidato ad altri giocatori che magari in quel momento avevano la testa da un’altra parte. Non mi permetto di giudicare o di criticare,però con il senno di poi è facile parlare. Io ero a scadenza di contratto, ho giocato poco alla fine, però avevo voglia di giocare per mettermi in mostra. Con il mister Caserta siamo in grandissimi rapporti così come con gran parte dei miei compagni. Sia io che altri giocatori avevamo qualcosina da dare in più in quelle situazioni, ma ciò non è stato capito.
Quella di Lentini come la ricordi?
E’ stata fantastica! Sono state tutte belle le partite pure nel girone di andata. Man mano che mi avvicinavo al traguardo è stato qualcosa di eccezionale. E’ sempre bello vincere ed io ho avuto la fortuna di vincere più campionati. Ho più perso che vinto! Questo, però, fa sì che poi la vittoria sia ancora più bella, ma passa proprio dalle sconfitte.
Quando giocavi a Benevento e incontravi la Juve Stabia eri quello che temevamo di più. Rappresentavi proprio uno di quei calciatori che era meglio non avere contro.
Il Presidente Manniello a gennaio mi disse: “Uagliò so’ tre anni che ti chiamo ma perché non vieni mai?”. Era tre anni che provava e poi Ciro Polito ha chiamato. A Castellammare sono stato benissimo; nei primi periodi mi sono dovuto ambientare per il traffico e la confusione della gente, però poi ho capito che questa era la forza della squadra. Questa squadra meno si tocca, sia per chi non gioca sia per chi gioca, meglio è. Ci sono degli equilibri dentro gli spogliatoi che devono rimanere tali. Di questo campionato che sta facendo la Juve Stabia i responsabili sono i giocatori, ma è tutto il contesto che ti porta a fare un campionato del genere, a giocare in questa maniera e stare così. La vicinanza dei tifosi che ti venivano parlare sia se le cose andavano bene sia se andavano male; la presenza costante della società, il direttore che prende i giocatori giusti, il mister che ha una gestione importante sia tecnica che relazionale con i ragazzi. L’intensità dell’allenamento la tiene alta chi non gioca. I risultati vengono anche da queste cose qua. A gennaio sono sempre dell’idea che, trovato un equilibrio, meno si tocca, sia in entrata che in uscita, meglio è. La Juve Stabia sta facendo un campionato importante. Alla lunga, però, nella rosa in serie B contano tanto i giocatori. Io ho vinto il campionato a Benevento in B perché c’era mister Baroni che sapeva gestire che le risorse nella maniera giusta. Eravamo tanti in avanti sugli esterni in attacco: abbiamo giocato e io quell’anno fatto 28 partite. C’erano Ceravolo, Ciceretti e tanti altri. E’ lungo il campionato, magari qualche giocatore che deve giocare un pochino di più bisogna buttarlo dentro perché te lo ritrovi poi alla fine perché le partite sono tante, così come gli impegni infrasettimanali. Io sono dell’opinione che gli equilibri meno si toccano a gennaio e meglio è sicuramente.
Fabrizio cosa ti intriga di più di questa Juve Stabia? Qual è la qualità, il pregio maggiore di questa squadra?
Io l’ho vista sia l’anno scorso sia quest’anno dal vivo sempre. Qui parliamo di squadra; poi mettono in risalto anche qualche singolo ma qui è la squadra che ha un’intensità importante, che è ordinata nel campo, che ha dei criteri di gioco importanti, ha delle soluzioni e vanno tutti a 200 all’ora. Sono ragazzi giovani con voglia, con fame, educati, puliti, tutti giocatori giusti. Questo fa sì che stanno ottenendo questi risultati. Questo è quello che mi impressiona, non ho visto cose particolari devo essere sincero; ho visto giocatori forti che stanno continuando a crescere in giornata dopo giornata con l’aiuto del compagno. Siamo sulla buona strada, io mi auguro veramente che possano continuare così perché se lo meritano. Io sono venuto alla partita col Benevento l’anno scorso, sono entrato anche negli spogliatoi e ho trovato un’ambiente bellissimo. Mi ha impressionato di più la questione del gruppo, l’intensità che mette e l’organizzazione anche inventandosi cose fantascientifiche perché oggi ormai si vedono tante cose che provano a fare 3000 cose o a copiare cose che devono fare altri. Qui ho visto cose pulite, essenziali, giuste.
Riguardo a questo ultimo aspetto che ci hai raccontato la Salernitana affrontata domenica solamente di dipendenti impiegati ha la bellezza di 122 persone, a Castellammare con 5 persone sì fa tutto.
Le 5 persone a Castellammare, se avevi un problema anche di notte, venivano anche a casa a mezzanotte e le conoscevi a livello familiare. Ancora adesso con Pino mi ci sento ancora, sono 5 anni che ci mandiamo i vocali e ci prendiamo in giro. La gente stava con noi e, se c’era da soffrire soffriva insieme con noi, se c’era da gioire gioiva con noi. Se c’era un problema si cercava di risolverlo nella maniera giusta e si correva l’uno per l’altro ma questo poi te lo ritrovi. Le cose possono andare neanche bene però è giusto che vi sia un’unione familiare. Se tu ti cali in questa realtà, capisci quello che c’è a Castellammare, quello che ti può dare e lo vivi in questa maniera qua.
Avresti anche potuto avere un contratto migliore ad Avellino ma hai scelto di non tradire Benevento. Questo ti fa onore.
Sono rimasto sei mesi fermo, poi sono state fatte scelte diverse in serie A. Mio figlio è cresciuto a Benevento e mi fermava la gente per strada pregandomi di non andare ad Avellino. Tanto è vero che poi dalla Juve Stabia ho giocato contro il Catania. Ho raccolto tanto a livello di rapporti umani. Sono venuto a Castellammare, sono entrato in campo, ho salutato la curva della Juve Stabia e sono andato a salutare la curva del Benevento senza nessun tipo di problema. Avrò raccolto meno forse nel campo ma fuori ho raccolto il triplo.
Fabrizio un tuo pensiero sulla serie B, su questo campionato perché noi diciamo che, tolte le prime tre che stanno scappando via, il resto sono un po’ tutte a pochissimi punti.
Le prime sono un bel rullo compressore e viaggiano a ritmi importanti anche se vedo sotto che a 6 – 7 – 8 punti c’è il play off, c’è la zona retrocessione. La serie B è stata sempre così, è veramente dura e lunga. Mettere fieno in cascina adesso e continuare con questo entusiasmo è tanta roba. Sappiate che ci saranno momenti di difficoltà, però io sono sicuro che Castellammare e la gente di Castellammare ha tutto per sopperire a queste difficoltà. Mi è capitato di vincere col Benevento tramite play off, abbiamo perso quattro partite e Vigorito ci ha dato il ritiro a tempo indeterminato. Se si riesce a sopperire a questa cosa, la squadra può arrivare fino in fondo.
In quale giocatore della Juve Stabia ti rivedi?
Questi vanno troppo forte adesso forse perché sono invecchiato io.
Diciamo che forse come ruolo ti si addice più quello di Floriano Mussolini anche se magari tu eri un poco più ragionatore e lui invece sprinta molto sulla fascia.
Ero un po più grande e usavo un po’ più il cervello.
Qual è stata la differenza fra Vigorito e Manniello? Se c’è stata una differenza nei momenti negativi, come è stata gestita da parte della tifoseria stabiese e di quella di Benevento?
Manniello è più scherzoso, quasi più come un amico perché io col presidente ho instaurato proprio un bel rapporto di amicizia e vicinanza. Vigorito più che un amico lo vedo come un nonno. Importanti erano la carezza, il “ non ti preoccupare”, eravamo come dei figli. Purtroppo il Benevento, avendo avuto un passato molto turbolento, pochi ne restano legati. Invece, i tifosi della Juve Stabia anche se le cose andavano male, stavano con noi dentro gli spogliatoi e ci hanno detto cose importanti come “Quando le cose non vanno bene, la famiglia si unisce e fa sentire la propria presenza”.
Quale fu il vero segreto all’epoca di quella squadra cioè ovviamente mi riferisco al campionato vinto nel 2019. Qual è il vero segreto per vincere un campionato di Lega Pro?
Il vero segreto non c’è però la percepisci quell’alchimia, già da subito, dalle partite, dai momenti di difficoltà, da come li gestisci e dalle situazioni in campo. E’ come se riuscissi un attimo prima a leggere determinate situazioni e il compagno sta in sintonia proprio col compagno. Io mi ricordo Max Carlini il mister che ci faceva giocare in un modo che se non funzionava ce ne accorgevamo da soli. Già tra di noi capivamo qual era la soluzione. C’erano giocatori esperti come Paponi che in piccola percentuale hanno dato valore a tutto, ai critici del calcio, alle testate giornalistiche, alla società, all’ambiente. Tutto incide sul cammino della squadra. Io la penso così.
Pensi che i meriti siano più di Lovisa che l’ha costruita ovviamente con l’appoggio della società o Pagliuca che sta mettendo del suo o l’unione di questi due elementi: costruita bene e allenata meglio?
L’ultima cosa che hai detto: costruita bene e allenata meglio. Sono andati mirati su giocatori giusti, non magari altisonanti, ma giusti per la causa e allenati bene. Ecco qua che vengono i risultati. I giocatori giusti anche a livello caratteriale perché io dico sempre che in ogni piazza ci devi saper stare e ti devi sentire bene. Se non stai bene e non ti senti bene non rendi neanche in campo. Ci sono i pro e i contro in tutte le città; se pensi di stare a Milano, a Castellammare non stai a Milano.