Bambini che corrono, le urla gioiose dei bambini, l’abbraccio di una comunità.Non siamo al “Romeo Menti” ma in una serata di inizio settembre presso la parrocchia di Sant’Antonio da Padova.
Qui, dove si celebrano le storiche “MiniOlimpiadi”, una delegazione di calciatori della Juve Stabia ha incontrato una parte del cuore pulsante della propria città, in un gesto che va oltre la semplice rappresentanza e si fa testimonianza di un rapporto che la società gialloblù sta cercando, con sempre maggiore convinzione, di tessere e rinsaldare con il tessuto sociale di Castellammare di Stabia.L’episodio, comunicato dalla stessa società, ha visto i calciatori Fabio Maistro, Matteo Baldi e Aaron Chamaglichella immergersi nell’entusiasmo della 52ª edizione della manifestazione, un evento che da oltre mezzo secolo anima il quartiere e la città intera.
Accolti dal calore di oltre 200 partecipanti, tra bambini e adulti, e dal parroco Don Catello Malafronte, i tre atleti non sono stati semplici ospiti ma parte integrante di una festa di comunità.Si sono concessi per autografi e foto di rito, certo, ma soprattutto hanno condiviso momenti di dialogo e di gioco, premiando infine i giovani vincitori dei tornei.
Un segnale forte in un contesto significativo
La scelta di partecipare a un evento come le MiniOlimpiadi della parrocchia di Sant’Antonio da Padova non è casuale.
Questa manifestazione rappresenta un’istituzione per Castellammare, un punto di riferimento per intere generazioni di stabiesi, un luogo di aggregazione sana che incarna i valori più autentici dello sport.La presenza dei calciatori della Juve Stabia in questo contesto assume dunque un valore simbolico potente: la squadra della città che si fa prossima alla sua gente, che scende idealmente dal piedistallo del professionismo per abbracciare la base, lì dove la passione per lo sport nasce e cresce.
Questa iniziativa si inserisce in un solco tracciato con crescente determinazione dalla dirigenza della Juve Stabia.Non si tratta di un episodio isolato ma di una tappa di un percorso volto a rafforzare un’identità condivisa.
Negli anni, infatti, si sono moltiplicati i segnali di questa volontà di dialogo e inclusione.Basti pensare a progetti come “Insieme a voi!”, volto a portare allo stadio i giovani e le associazioni del territorio, riempiendo gli spalti di nuove energie e di un tifo consapevole.
O ancora, a gesti di concreta solidarietà, come la donazione di abbonamenti a famiglie meno abbienti, per garantire che la passione per le “Vespe” non conosca barriere economiche e sia un patrimonio realmente di tutti.
Oltre il risultato sportivo: la squadra come motore sociale
In una realtà complessa e sfaccettata come quella di Castellammare di Stabia, una squadra di calcio può e deve essere molto più di un undici che scende in campo nel week end.Può diventare un catalizzatore di energie positive, un veicolo di valori, un punto di riferimento per i più giovani.
La presenza di atleti come Maistro, Baldi e Chamaglichella a contatto diretto con i bambini delle MiniOlimpiadi è un investimento sul futuro: significa mostrare un volto umano e accessibile del campione, trasformare l’idolo sportivo in un modello positivo, in un fratello maggiore da ammirare non solo per le prodezze atletiche ma anche per la disponibilità e l’impegno nel sociale.Questi momenti di condivisione contribuiscono a creare un circolo virtuoso.
Da un lato, la squadra riceve il calore e l’affetto genuino della propria gente, un’iniezione di fiducia e di responsabilità che si riflette inevitabilmente anche sul rendimento in campo.Dall’altro, la città sente la squadra come “propria” in un senso più profondo, non solo un simbolo da sventolare, ma una parte attiva della comunità, che partecipa alle sue gioie, supporta le sue iniziative e contribuisce alla sua crescita.
L’impegno della Juve Stabia nel tessere questa fitta rete di rapporti con il tessuto sociale stabiese è, in definitiva, una dichiarazione d’amore per il proprio territorio.Un amore che si nutre di gesti concreti, di tempo donato, di sorrisi scambiati.
In una serata di festa e di sport, tra i campetti di una parrocchia di periferia, si è forse rinsaldato un patto che vale più di qualsiasi vittoria: quello tra una squadra e la sua gente, uniti dalla stessa maglia e dalla stessa passione per un futuro da costruire insieme.





