A
ntonio Gammone, ex attaccante della Juve Stabia è intervenuto nel corso della trasmissione “Il Pungiglione Stabiese” che va in onda ogni lunedì sui canali social ViViCentro dalle 20:30.
Le dichiarazioni di Antonio Gammone sono state raccolte e sintetizzate dalla redazione di ViViCentro.it:
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“La stagione che ho trascorso a Castellammare Di Stabia è stata fantastica, di certo l’anno più bello della mia vita calcistica. Venivo da due anni a Como e quando mi trasferii qui mi sentii di nuovo a casa. L’accoglienza della gente ed il calore del pubblico sono parte di me, uomo del Sud. Eravamo tutti ragazzi forti e brave persone. Fu ancora più emozionante perché ero giovane e quindi tutto divenne ancora più indimenticabile.
Peccato solo per il finale a Bassano. L’eliminazione in quei Playoff fu un’ingiustizia troppo grande da sopportare. A Bassano, dopo le discutibili decisioni arbitrali protestammo, ma Serra di Torino non cambiò la sua decisione. Fu orrendo, bruttissimo. Fu infranto un sogno per tutti noi, la delusione fu forte perché si voleva poter ambire alla promozione dopo il mancato ripescaggio.
In quella Juve Stabia c’era Burrai che era un giocatore fortissimo dalle qualità incredibili, una grande personalità che già si capiva quanto potesse fare bene. Samuel Di Carmine era un giocatore che faceva reparto da solo. Altri molto forti erano Migliorini, Lepillier, Romeo, Liotti, Cancellotti e Nicastro che per le qualità che aveva probabilmente avrebbe meritato una carriera ancora migliore. Mister Pancaro ci dava molto a livello caratteriale, ci faceva sentire il peso della maglia. Si avevano i brividi quando entravi in campo.”
Rammarico per la carriera
Ho qualche rammarico per la mia carriera in quanto durante le giovanili ho avuto modo di andare in Nazionale insieme ad El Shaarawy e Verratti, tra gli altri. Purtroppo ho subito tanti infortuni che mi hanno limitato la carriera con problemi muscolari che non mi facevano dimostrare le mie qualità fino in fondo.
Il gol più bello alla Juve Stabia?
Quello che realizzai di testa (ride). Il Romeo Menti che urla il tuo nome è una cosa bellissima, in barba alle polemiche di questo periodo.
Ho lasciato il calcio a 26 anni per problemi fisici. In allenamento pensavo più a non farmi male che a migliorarmi e ciò mi condizionava molto. Questo, insieme alle decisioni dei tecnici che mi lasciavano poco spazio, mi hanno convinto a cambiare vita. Attualmente sono un odontoiatra.
La Juve Stabia e il calcio di oggi?
Sta facendo benissimo, anche se davanti ci sono squadre con ambizioni maggiori. Nel calcio moderno non amo che ci siano persone che badano troppo ai loro interessi. Ad esempio, quando ero alla Sicula Leonzio, non giocavo perché gerarchicamente dietro a calciatori che “portavano soldi”. Non c’era meritocrazia. Da qui la mia decisione di cambiare completamente vita”.