TAV: deciderà il Parlamento dice Giorgetti. Si riunisce il CDA di Tesla

Il sottosegretario Giorgetti fa il punto sull’opera e dice che a decidere sarà il Parlamento,...

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Il sottosegretario Giorgetti fa il punto sull’opera e dice che a decidere sarà il Parlamento, ma non esclude un referendum tra gli italiani. Di Maio ora è di nuovo convinto che il governo durerà quattro anni.

Oggi consiglio di amministrazione di Tesla, società italo francese responsabile della realizzazione della gestione della TAV Torino Lione, dopo il rinvio di una decisione definitiva da parte del presidente del consiglio Conte. È il sottosegretario Giorgetti ad intervenire spiegando che, per fermare definitivamente la Tav, occorre un passaggio parlamentare e non basta una decisione del Consiglio dei Ministri.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti, nel corso dell’intervista con Lucia Annunziata, non usa mezzi termini e spiega che la lettera del premier ha ottenuto come primo effetto benefico quello di aprire una discussione con la Francia:

“Conte vuole ridiscutere il progetto, non semplicemente escluderlo, ma rivederlo con le autorità francesi. È una facoltà che ci siamo ripresi, il governo ha fatto bene […] L’analisi costi benefici va discussa con il governo francese che dovrà valutare come continuare questa opera”.

Dopodiché, il sottosegretario leghista chiama in causa anche l’Europa che, a suo dire, dovrebbe aiutare l’Italia che, a differenza di altri paesi, “per realizzare un’opera di questo genere deve scavare sotto le Alpi”.

Aiuto dovrebbero darlo anche al parlamento (e quindi a loro) perché, come finalmente riconosce Giorgetti, l’ultima parola a riguardo spetta alle Camere e non già solamente a Di Maio o Salvini o entrambi:

“Per fermare il Tav serve una ratifica da parte del Parlamento, non la decide né il governo né il presidente del Consiglio […] La procedura di gara prevede che per sei mesi non ci siano obblighi per le parti. Poi bisognerà vedere l’esito del negoziato che potrebbe produrre una modica di impatto economico. In questo caso si andrebbe in Parlamento”

afferma, dettagliando, Giorgetti, che però non cita apertamente l’opzione referendum che è sempre sul tavolo come traspare dalle sue parole quando afferma:

“La Tav risponde a una esigenza complessiva. Questo Paese deve crescere e deve avere la possibilità di essere moderno. Io ho ammirazione per gli svizzeri che questi problemi li hanno risolti in passato con i referendum”.

Intanto, il leader cinque stelle, Di Maio, dal palco della ‘sala Manzoni’ di Palazzo delle Stelline, dove da due giorni il suo popolo si interroga sui temi costitutivi dell’identità pentastellata, dal digitale alla democrazia diretta, afferma promettendo:

“L’ho detto ieri e d’ora in poi deve essere così, l’obbiettivo del Movimento è dare tranquillità a questo Paese, non deve essere più creare tensioni, perché se da una parte uno dice ‘vediamo chi va fino in fondo, chi ha la testa più dura’ io dico che questo è folclore'”.

Il nome non lo fa ma il riferimento è alle parole pronunciate due giorni fa da Salvini, nella fase più acuta della divergenza tra i due.

Poi, tornando con il pensiero a Salvini e alle parole da lui pronunciate due giorni e visto che non ci sta a passare per quello che non vuole innovare, pur senza nominarlo afferma:

“Veniamo da due giorni non semplici e mi sono ripromesso di non alimentare questo dibattito, ma deve essere chiaro che noi le infrastrutture le dobbiamo fare: grandi, medie e piccole, e sia digitali che fisiche. Con Toninelli dobbiamo incontrare tutti i Presidenti di Regione e vedere quali sono i punti critici per sbloccare le opere”.

Ma, a sua volta, Salvini, che voleva il via libera ai bandi Tav e non solo agli avvisi, non si zittisce – “ridiscutiamola ma va fatta”, afferma – e ora, dando l’impressione di volersi togliere qualche sassolino, vuole passare subito all’incasso sugli altri provvedimenti che gli stanno a cuore: in primo luogo l’autonomia differenziata per Lombardia e Veneto e, in secondo, il cosiddetto sblocca-cantieri e la riforma del codice degli appalti.

Entrambi sono provvedimenti sui quali sta lavorando Conte per cui, intervenendo alla scuola politica della Lega, Salvini fa riferimento proprio ai due provvedimenti dando al premier “giorni, non mesi. Questo Paese ha bisogno di gente che costruisca e non demolisca”, ha detto.

In conclusione poi, per quanto riguarda il governo, stando a quanto riferiscono le stesse fonti del M5s, nel Movimento si sarebbe aperta una “riflessione” su Toninelli. Nel Movimento sarebbe sempre maggiore la parte di coloro che, anche ai vertici, hanno una “percezione negativa” di come il ministro ha gestito il dossier Tav e diverse altre partite, dal caso Autostrade dopo il crollo del Ponte Morandi in poi.

Oggi inizia una nuova settimana di tensione e tensioni visto che, comunque, ad ora non è che sia già tutto chiarito e sistemato anche se, come d’abitudine, danno già tutto per fatto. Manca ancora il passaggio che ci dovrà essere alle camere e, prima ancora, il confronto con con la francia e con l’Europa; confronti che sono nell’agenda di Conte per cui siamo ancora fermi al: domani è un altro giorno e si vedrà!

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