Paolo Borsellino: 30 anni e una serie di prove difficili da seguire

Si ricorda oggi, a 30 anni di distanza, l’assassinio del Giudice Paolo Borsellino. Un omicidio che oltre ad essere doloroso ricordare, è anche difficile il farlo attraverso i numerosi processi

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Si ricorda oggi, a 30 anni di distanza, l’assassinio del Giudice Paolo Borsellino. Un omicidio che oltre ad essere doloroso ricordare, è anche difficile il farlo attraverso i numerosi processi celebrati in cui sono stati condannati boss e falsi pentiti ma restano ignoti gli autori del depistaggio

Paolo Borsellino: 30 anni e una serie di prove difficili da seguire

Borsellino 1, bis, ter, quater, un giudizio di riesame per correggere:

  • sette ergastoli ingiustamente inflitti,
  • poi un atto d’accusa contro quello che è stato definito “il più grave depistaggio della storia della Repubblica”
  • e infine un giudizio, tuttora pendente nel secondo ad esempio, a discapito dell’ultimo superlatitante Cosa Nostra: boss Matteo Messina Denaro.

Per non parlare dei ricorsi e delle sentenze della Suprema Corte.

strage paolo borsellinoDecine di sentenze che hanno sicuramente chiarito il ruolo della mafia nell’aggressione al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta, ma che lasciano ancora senza risposta molti interrogativi: dalle responsabilità fuori Cosa Nostra al destino dell’agenda rossa, il diario in cui il giudice ha scritto i suoi segreti scomparsi nel nulla, fino ai nomi degli autori del depistaggio dell’inchiesta sulla strage.

Un depistaggio che, dicono i giudici, “era”, ma che è rimasto non colpevole dopo un verdetto che giovedì scorso ha dichiarato le accuse contro due agenti di polizia accusati di aver contaminato l’indagine sulla strage e ha assolto un terzo agente.

Anni di processi senza verità: un paradosso tutto italiano che suscita amarezza e delusione, soprattutto nei familiari delle vittime.

Ma andiamo con ordine:

il primo processo per la morte di Paolo Borsellino avvenne nel 1994.

Sul banco degli imputati, come esecutori della strage, Vincenzo Scarantino, piccolo contrabbandiere di Guadagna che si autoaccusò, il boss di Salvatore Profeta, Giuseppe Orofino, titolare dell’officina da dove proveniva la 126 usata come un’autobomba carica di tritolo, e Pietro Scotto.

Nel primo caso tutti furono condannati all’ergastolo, mentre Scarantino, il pentito e accusatore degli altri, all’età di 18 anni.

In appello, l’ergastolo è stato confermato solo per Prophet,

La pena di Orofino è stata aumentata a 9 anni per complicità e Scotto è stato assolto.

Confermati 18 anni a Scarantino.

Le condanne sono definitive.

La Questura di Palermo ricorda le vittime della strage di via d’AmelioIl secondo processo, in cui sono stati accusati gli uomini della cupola e i boss di Cosa Nostra, si è concluso il 18 marzo 2004 con 13 ergastoli.

Confermato l’ergastolo per Totò Riina, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Giuseppe Graviano, Carlo Greco, Gaetano Scotto, Francesco Tagliavia.

Ergastolo anche per Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana che invece erano stati assolti in primo grado.

La sentenza è passata in giudicato, ma il pentimento del boss mafioso Gaspare Spatuzza, che ha denunciato il depistaggio delle prime indagini sulle false accuse di Scarantino, ha portato alla sospensione delle condanne per Profeta, Scotto, Vernengo, Gambino, La Mattina, Urso e Murana, ingiustamente accusati.

Tuttavia, il processo Borsellino ter è stato archiviato nel 2006 dopo che la Cassazione ha parzialmente annullato la sentenza del 2003 della Corte d’Appello di Caltanissetta trasferendo il fascicolo a Catania.

Ergastolo per Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele e Domenico Ganci, Francesco e Giuseppe Madonia, Giuseppe e Salvatore Montalto, Filippo Graviano, Cristoforo Cannello, Salvatore Biondo “il corto” e Salvatore Biondo ”il lungo”, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi , Benedetto ”Nitto” Santapaola, Mariano Agata, Benedetto Spera.

Due collaboratori del giudice Antonino Giuffrè e Stefano Ganci sono stati condannati a 20 e 26 anni di reclusione.

Condannati anche tre penitenti: Salvatore Cancemi, Giovanni Brusca, Giovanbattista Ferrante.

Il Borsellino quater, invece, è diventato definitivo nel 2021 e ha visto condannati all’ergastolo per la strage i due boss mafiosi Salvatore Madonia e Vittoria Tutino e i tre falsamente pentiti: Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino, uscito di scena a causa della prescrizione.delle accuse

Erano tutti imputati per diffamazione.

Fresco del verdetto è il giudizio di depistaggio che sgorgherebbe attraverso la costruzione di falsi penitenti come Scarantino: i tre inquirenti che facevano parte del pool sono finiti alla barra, sempre per diffamazione, ma aggravata facendo parte del pool che indagava la strage: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Caduta l’aggravante, ai primi due è stata prescritta la diffamazione, mentre Ribaudo è stato assolto.

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