Il trattamento degradante inflitto a Ilaria Salis

Ilaria Salis, vittima di un trattamento disumano, incatenata in Ungheria mentre chiedeva arresti domiciliari. Il giudice ha respinto la richiesta.

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Ilaria Salis è stata soggetta a un trattamento umiliante in Ungheria, incatenata nonostante la richiesta di arresti domiciliari. La decisione del giudice ha suscitato indignazione e preoccupazione.

Trattamento disumano: Ilaria Salis incatenata come un cane in Ungheria

Il padre rivolge a Ilaria Salis un saluto affettuoso mentre lei, pallida e incredula, è costretta a subire la vergognosa umiliazione di essere incatenata mani e piedi.

Un soldato ungherese, celato dietro un passamontagna, urla ordini mentre le parole taglienti sfuggono dalla sua bocca: “Fate largo! Via! È finita qui!”.

Anche se qualcuno cerca di avvicinarsi con un gesto di affetto, il soldato urla ancora più forte: “Non farlo!”.

Con meno di due ore di udienza, il processo a Ilaria Salis viene interrotto per un problema tecnico, impedendo l’ascolto dei testimoni.

Tuttavia, il giudice Jòsef Sòs, pronunciando una parola che gli interpreti traducono in italiano come “Respinge”, mette fine alla sessione. “Respinge?”

La richiesta di concessione degli arresti domiciliari in Ungheria viene rigettata dal giudice, decisione che il governo italiano evita di politicizzare, preferendo un approccio discreto per risolvere la vicenda.

Il governo italiano cerca di spegnere i riflettori su questa dolorosa situazione, desiderando agire con prudenza, seguendo i dettami della diplomazia.

Questo approccio sembra mirare a superare l’imbarazzante episodio tra Viktor Orban e Giorgia Meloni, quando quest’ultima aveva chiesto, durante la sua visita a Budapest, un trattamento dignitoso per Ilaria Salis, esortando a evitare l’umiliazione delle catene e del guinzaglio.

Purtroppo, queste richieste sono state ignorate, e Ilaria è stata costretta a subire l’infamia di essere incatenata come un cane, non per decisione del tribunale di Budapest, ma del sistema penitenziario ungherese, che opera sotto il diretto controllo del governo Orban.

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