Dal 2000 in Sicilia è ripresa l’emigrazione verso il Nord Italia e i mercati esteri, soprattutto di giovani. Negli ultimi 4 anni in 90 mila sono andati via.
Per il 2018 l’Istat (Istituto nazionale di statistica) ha evidenziato come ancora i siciliani continuano in massa a cambiare residenza per motivi di lavoro, tanto che lo scorso anno si è arrivati a ben 25mila partenze.
Per avere una portata del danno, basti pensare che quattro anni prima, a dicembre del 2014, la popolazione contava 5 milioni e 92mila persone. Significa che in quattro anni abbiamo perso 90mila cittadini, in media 22mila e 500 l’anno. Però la rilevazione Istat ci fornisce un andamento differenziato: 2mila in meno a fine 2014, poi si sale a 18mila in meno a fine 2015, un calo di altri 18mila a fine 2016, ben 30 mila in meno a fine 2017 e 25mila in meno a fine 2018. Un calo demografico eccessivo, che potrebbe anticipare, continuando questo trend precipitoso, la previsione Istat che vede in Sicilia un milione di abitanti in meno da qui al 2065.
La popolazione registrata ad inizio dell’anno scorso era composta da 5 milioni e 27mila unità; alla fine dei dodici mesi i “superstiti” di un anno di fortissima crisi sono risultati 5 milioni e 2mila. La perdita è stata del 4,9 per mille. In pratica, ogni mille abitanti, cinque hanno deciso di fare le valigie, stanchi di un sistema inaccessibile che mortifica sacrifici e merito e che gestisce l’accesso al lavoro solo tramite clientele e raccomandazioni. Inoltre facendo il saldo fra nuovi nati e deceduti, viene fuori un meno 10.600, quindi i decessi hanno superato di gran lunga le nascite.
Nell’Isola gli immigrati che hanno preso residenza sono stati 6.900 in più dei siciliani che sono andati invece a lavorare all’estero. Il fenomeno che tuttavia determina il crollo della popolazione è l’emigrazione verso il Centro-Nord. Quelli che hanno lasciato la Sicilia sono stati 16.400 in più di quelli che dal Nord sono venuti a lavorare nell’Isola. Ci sono anche i trasferimenti per altri motivi, come i pensionati che vanno a vivere all’estero per non pagare tasse. Anche in questo caso la fuga dalla Sicilia è molto più intensa: sono stati 4.400 in più degli stranieri che hanno scelto di venire a vivere nelle dimore del Sud-Est isolano. La somma di tutti questi saldi presenta un calo demografico di 25mila unità.
Ad incidere sulla scelta di emigrare non è solo la mancanza di lavoro, c’è anche la bassissima qualità di vita. Infatti, rispetto all’aspettativa di vita alla nascita, l’Istat ci dice che l’Isola è terz’ultima nel Paese riguardo alla durata della vita degli uomini (79,9 anni in media) e penultima per le donne, che però vivono più a lungo (84 anni).
L’opinione.
Le leggi deviate degli ultimi decenni propugnate da ipocriti governi nazionali e regionali, di centrodestra e centrosinistra, sostenuti dalle rispettive innumerevoli pletore di mantenuti con l’estorsione fiscale, hanno da un lato tenuto l’Isola in uno stato di bisogno generale, carenza infrastrutturale, sotto sviluppo e disoccupazione, da qui anche l’emigrazione, e per un altro verso hanno forzosamente invalidato qualsiasi legittima civile reazione da parte dei siciliani che non vorrebbero assoggettarsi al conclamato ingordo sistema politico-istituzionale-burocratico-giuridico-sindacale-professionale siciliano. A questo si sommi che i grandi bacini elettorali vincolati dal clientelismo pubblico e voto di scambio sociale, garantiscono il consenso rinsaldando ad ogni elezione gli stessi trasversali partiti che da sempre si spartiscono le risorse dell’Isola. Si aggiunga, guarda caso, la parallela delinquenza e la criminalità organizzata. Sicché la domanda, anzi il grido di dolore si rinnova: Come se ne esce dall’annosa morsa politico-istituzionale-giuridica, interiormente conservatrice (per usare un eufemismo) che tiene sottoscarpa i siciliani produttivi, lavoratori, privati ed operosi ? Come ne possiamo civilmente uscire i siciliani da questa, detto in siciliano popolare, mafiosità costituzionalizzatasi ?
A
dduso Sebastiano
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