ESCLUSIVA – Buffon e Pepito Rossi, lo scopritore: “Due giocatori da 10, poi l’evoluzione: vi spiego i segreti e su Calaiò…”

Le sue parole a ViVicentro La redazione di ViViCentro.it ha raggiunto, in esclusiva, Carlo Gardani,...

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Le sue parole a ViVicentro

La redazione di ViViCentro.it ha raggiunto, in esclusiva, Carlo Gardani, scopritore anche di Buffon, Calaiò, Giuseppe Rossi e Rosina, tra gli altri:

Lei è stato scopritore di grandi talenti, vorrei partire con Buffon…

Buffon era un giocatore col numero 10. Aveva il numero di Rivera, Platini e Sivori. E’ nato come mezzala. In una gara del campionato toscano, se la memoria non mi inganna, nella Don Bosco Carrara, mancava il portiere e si propose lui. E’ stato un fulmine a ciel sereno ed è diventato portiere. Ha fatto la trafila, è stato a Parma, ha fatto le scuole lì, cresceva ed ha esordito giovanissimo. Da lì la sua fortuna”.

Su Rosina, invece, aveva 9 anni soltanto e la famiglia aveva un po’ di difficoltà…

Un suggerimento arrivato da una persona di Benevento che aveva una scuola calcio. Andò in vacanza in Calabria e me lo segnalò. Non ci si poteva permettere di venire al nord e scendemmo noi giù per fare un provino, su un campo nei pressi di Maratea. Un ragazzino di 9 anni che giocava con calciatori di 12 anni. Noi facemmo un po’ i furbetti, dicendo che avesse 12 anni, ma lo sapevamo. Tra piccolo tra i grandi faceva la differenza. Ci impressionò, sulla sinistra, tre uomini a terra e un calcio di sinistro dall’altra parte. Una cosa impressionante. Il papà lavorava in ferrovia e lo portammo via in maniera regolare senza infrangere le regole”.

Pepito Rossi, anche lui, ma un calciatore sfortunato…

Rossi, essendo italo-americano, veniva a fare una scuola estiva insieme all’allenatore della primavera del Parma. Veniva dal New Jersey e aveva questi periodi di apprendimento tecnico. Lo abbiamo seguito, visto in Italia, ma peccato per gli infortuni che lo hanno messo sempre in difficoltà e non fatto esplodere del tutto. A parte Buffon, tutti gli altri era bassi”.

Infine, un calciatore che ha legato le sue fortune anche al Napoli, Emanuele Calaiò. Cosa la colpì di lui?

Calaiò veniva da una società a 5km da Capaci, Palermo. Stravedevo per lui. Ho lottato con le unghie per farlo arrivare a Parma, ed è arrivato a Parma quando però io non c’ero più. Un po’ come Bonazzoli”.

a cura di Ciro Novellino

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