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Castellammare di Stabia

Stabia Teatro Festival 2025”: Presentato a Castellammare di Stabia il romanzo di Titti Marrone “Primmammore”

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Castellammare di Stabia si conferma sempre più città di lettori. Sala gremita mercoledì scorso al Mondadori Bookstore per l’incontro con l’autrice Titti Marrone, che ha presentato la sua ultima opera narrativa.

Ad introdurre Titti Marrone, nota giornalista e premiata autrice di romanzi e saggi, è Carmen Matarazzo, Presidente dell’Associazione Achille Basile – Le Ali della Lettura, che con il consueto garbo ha presentato l’autrice e i tratti salienti dell’opera.

Hanno conversato con l’autrice le brave giornaliste Annamaria Cafaro e Emanuela Francini, mentre Sonia Zurlo ha letto con grande espressività alcuni brani tratti dall’opera, creando un’esperienza coinvolgente per il pubblico.

Il romanzo “Primmammore” di Titti Marrone è un libro che, prendendo spunto da un fatto di cronaca nera tra i più agghiaccianti degli ultimi anni, riflette con sensibilità sul grave problema degli abusi in famiglia e sui femminicidi.

Analizzando il contesto sociale nel quale questi avvengono, l’autrice indaga sul fenomeno del patriarcato, sulla sopraffazione fisica dell’uomo e sul condizionamento maschile nei confronti della donna, un nemico invisibile e pervasivo.

Protagonista del romanzo è Costanza, la maestra di Nina, una bambina di sei anni che perde la vita cadendo – almeno così si credeva – dall’ottavo piano di un casermone alla periferia di Napoli, ma qualcosa non convince Costanza e nemmeno suo figlio Marco, giornalista di cronaca giudiziaria.

I due iniziano ad indagare e si scoprirà, grazie alle loro intuizioni, che ad uccidere la bambina è stato un vicino di casa, che abusava di lei da diversi mesi.

Un romanzo sociale, ma anche storico, perché l’autrice rievoca la Napoli degli anni Settanta e Ottanta, dal colera al terremoto, raccontando la giovinezza della protagonista e il suo impegno sociale come maestra e come volontaria nel progetto la Mensa per i bambini di Montesanto.

Per Annamaria Cafaro, nel romanzo “Primmammore” l’autrice: “È riuscita a raccontare l’orrore del fatto di cronaca e le vite dei protagonisti, rendendo vivo qualsiasi cosa: il dolore, la rabbia, anche la tenerezza, l’autrice è riuscita a dare una dignità emotiva a tutto ciò che è nascosto, accantonato, dimenticato.”

Annamaria Cafaro ha poi chiesto a Titti Marrone quale sia stato il percorso umano oltre che artistico che ha fatto decidere per questa trama così particolare.

“Io sono da sempre interessata a mettere a fuoco i percorsi del male – ha risposto l’autrice – quelli che ci allontanano dall’essere umani e a capire che cosa, in questi giorni terribili, induca le persone a comportarsi in un certo modo, come sia possibile che abbiano moventi che portano alla morte, alla sopraffazione.”

“Ero rimasta molto colpita da questo fatto di cronaca – ha continuato – e credo che capiti a tutti, ci sono dei fatti che ci risuonano dentro, che continuano in qualche modo a rimanere attaccati, anche quando da giornalista non te ne occupi più, perché ti dicono qualcosa. “

“Che cosa può portare una persona a una simile abbiezione? Ho cominciato ad osservare questa vicenda. E da qui ho incominciato a scrivere e a raccontare questa storia ed ho incontrato la mamma di questa bambina: giovane, bella. Lei quando è successa questa cosa nel 2014 aveva ventiquattro anni, adesso ne ha trentasei-trentasette.”

“L’incontro con questa donna mi ha un po’ capovolto la vita, questa vicenda che è la punta estrema della sopraffazione del maschio sulla femmina, per giunta piccola, è come se avesse acceso un processo di consapevolezza della mia storia e della mia stessa vita retrospettiva.”

“Io sono stata una ragazza che faceva parte di un gruppo studentesco, che era molto attratta da una possibilità di redenzione dei quartieri popolari, che si impegnava ne sociale, come nella Mensa dei bambini di Montesanto.”

“Noi credevamo di essere vincenti, di fare delle esperienze che sarebbero poi sfociate più in là nell’affrancamento delle donne dalle catene del patriarcato, e delle persone fragili ed oppresse dalle dipendenze, ma abbiamo fallito. Il femminismo non ha minimamente scalfito queste realtà di periferia.”

“Questo porta a riflettere Costanza, la maestra della bambina, sui rapporti che c’erano allora fra uomini e donne, in cui in realtà le donne nei gruppi politici, nelle assemblee – ha affermato l’autrice – erano un po’ come telecomandate dagli uomini.”

“Questo è un libro dove c’è il tema del patriarcato, ma non è assolutamente contro gli uomini, ma credo che ci sia ancora molto da fare in acquisizione di consapevolezza per superare il fenomeno dei femminicidi. Credete che ora ce ne siano di più? No, è solo che ora se ne parla.”

“La protagonista Costanza inizia a fare questo percorso dalla vicenda della bambina, quando mette a fuoco in una sorta di viaggio nel suo stesso passato tutte le sue esperienze, individuando il suo grande amore, suo marito compagno di lotta con lei, che in realtà decideva per lei. “

“In tutto questo percorso – ha concluso l’autrice – lei tornerà al suo primo amore, nella migliore delle accezioni, vale a dire che capirà che c’è ancora molto da fare per andare incontro a chi ha bisogno, ai bambini, alle persone fragili e ricomincerà a farlo.”

Importanti riflessioni sul testo arrivano da Emanuela Francini, che lo ritiene un testo molto interessante anche perché c’è il confronto tra le due Napoli, attraverso il rapporto tra Costanza e Melina, molto diverse per estrazione socioculturale.

Altro elemento rilevante che individua è il rapporto dei napoletani con la morte. I personaggi del romanzo, infatti, nel parlare dell’evento luttuoso, non citano mai la parola morte, dicono “il fatto che è successo”, perché chi muore non se ne va mai veramente, ma rimane una presenza quasi tangibile.

Al Mondadori Bookstore di Castellammare un incontro con l’autrice emozionante, perché ha permesso di conoscere la persona dietro le parole, di confrontarsi con le sue idee e la sua visione del mondo.

“Primmammore” di Titti Marrone è un romanzo bello, interessante, dal forte impatto emotivo, nel quale l’autrice, attraverso la denuncia della cultura della violenza che persiste ancora oggi, indaga nei meccanismi psicologici che rendono il patriarcato così persistente.

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