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rganizzato dalle Associazioni Achille Basile – Le ali della lettura e “Certamen Plinianum” si è svolto venerdì 7 marzo il seminario Viviani “tra capere e frac” a settantacinque anni dalla scomparsa di Raffaele Viviani, drammaturgo e attore stabiese, avvenuta il 22 marzo del 1950.
L’incontro ha avuto luogo presso la Sala Conferenze dello storico Circolo Nautico stabiese in Via Bonito, con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Cultura Classica Delegazione Stabiese (AICC) e in collaborazione della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari (F.I.D.A.P.A ) Sezione di Castellammare di Stabia.
Questa iniziativa, come ha precisato la prof.ssa Carmen Matarazzo, presidentessa delle Associazioni “Achille Basile” e “Certamen Plinianum” e moderatrice degli interventi, rientra nel ciclo dei “percorsi degli Anniversari”, avviata nel 2022 con la commemorazione di grandi personaggi.
A relazionare con su Viviani la prof.ssa Giuseppina Scognamiglio, docente di Letteratura teatrale italiana presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e coordinatrice del Master universitario di II livello in Drammaturgia e Cinematografia dell’Ateneo federiciano.
All’incontro hanno partecipato anche l’attrice e cantante Anna Spagnuolo e l’attore e drammaturgo Giuseppe De Chiara, che con i loro interventi hanno impreziosito il ricordo del grande commediografo stabiese con importanti spunti di riflessione.
Tra il folto pubblico presente all’evento, c’erano anche gli alunni dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Ferrari” di Castellammare per un percorso di Pcto, accompagnati dalla prof.ssa Vitulano.
Dopo i saluti di Gisella Buonanno, socia storica della F.I.D.A.P.A di Castellammare e del Presidente del Circolo Nautico stabiese Antonio De Sinno, Anna Spagnuolo ha dilettato i presenti con una magistrale interpretazione di “Prezzetella ‘a capera”.
Ha preso poi la parola la prof.ssa Giuseppina Scognamiglio che ha ricordato Raffaele Viviani con una coinvolgente e brillante lezione sul teatro napoletano tra Ottocento e Novecento, rievocando attraverso molti aneddoti non solo la vita e l’opera di don Raffaele ma anche quella delle famiglie Scarpetta, De Filippo e Murolo.
Dalla ricostruzione della prof.ssa Scognamiglio è emersa non solo l’immagine del grande attore e drammaturgo stabiese, genuino interprete di una napoletanità, spontanea, popolare – mentre Eduardo De Filippo, essendo di estrazione borghese, era molto più contenuto nei toni – ma anche quella inedita di autore comico.
La relatrice ha voluto iniziare con “Prezzetella ‘a capera” perché di Raffaele Viviani abbiamo il tradizionale ritratto di autore serio, realistico, impegnato nel sociale, con descrizioni di miserie, vergogna, gioventù sfruttata.
“Io ho sempre proposto ai miei studenti della “Federico II” un Viviani comico – ha affermato la prof.ssa Scognamiglio – un Viviani che fa ridere, che utilizza la lingua napoletana – lingua e non dialetto – per divertire, come in “Prezzetella ‘a capera”.
“La canzone è un bellissimo quadretto di un mestiere, quello della pettinatrice a domicilio, molto diffuso in quegli anni, infatti, rileva la docente universitaria, ne parlano anche, Salvatore Di Giacomo, lo stesso Eduardo e Rocco Scotellaro, che era Lucano”.
La prof.ssa Scognamiglio ha presentato poi alcune opere poco note o addirittura inedite di Viviani come “Napoli in Frac”, una commedia del 1926 che non è mai stata rappresentata, che parla di una Napoli diversa da quella abitualmente descritta dall’autore.
Un’altra commedia poco conosciuta di Viviani è “I dieci comandamenti” in cui molti trovano delle similitudini tra questa, scritta da Viviani nel 1939, e “Napoli milionaria” di De Filippo del 1944: don Raffaele con quest’opera avrebbe avuto anche il merito di aver ispirato il grande Eduardo.
“Napoli in Frac” e “I dieci comandamenti”, secondo me, superano le altre commedie – ha sottolineato la prof.ssa Scognamiglio – anche perché qui abbiamo un Viviani che vuole scherzare, che parla delle bellezze di Napoli”.
Anna Spagnuolo ha interpretato poi uno dei pezzi finali di “Napoli in frac”, Intermezzo, nel quale Viviani, con arguta ironia, emenda certe abitudini colorite del popolo napoletano e altri piccoli “difetti”, da abbandonare per avere una Napoli elegante, adeguata alla sua bellezza: una Napoli in Frac.
Una scenetta comica veramente esilarante per la docente federiciana è quella su Pompei Scavi, dove ci sono due pseudo guide, non molto colte, sedute in Via dell’Abbondanza, che dialogano con due coniugi pugliesi appena arrivati. I due non sono consapevoli della bellezza della storia, e restano delusi perché non ci sono che delle rovine, “quattro case cadute”.
“Viviani non è solo “L’ultimo scugnizzo” o “La musica dei ciechi”, opere bellissime, ma è anche “Napoli in Frac”, solo per pochi” – ha concluso la prof.ssa Scognamiglio.
Anna Spagnuolo, nel ricordo di Viviani, ripercorre le tappe della sua carriera e racconta che ha avuto la fortuna di recitare nella messa in scena di varie opere dell’autore stabiese:
“Con la regia di Roberto De Simone in “Festa di Piedigrotta”,” Eden Teatro” e in uno spettacolo dal titolo “Carmina vivianea”; con Ugo Gregoretti in “L’ultimo scugnizzo”; con Maurizio Scaparro in “Fatto di cronaca” e con Armando Pugliese in “Padroni di barche”.
La brava artista stabiese, che ha recitato anche con Eduardo in “Bene mio, core mio”, pone l’accento sulla maggiore immediatezza del linguaggio di Viviani rispetto a quello di De Filippo, più costruito e fruibile, ma è stato proprio lo stigma di autore dialettale a far dimenticare il nostro autore per molti anni.
“Viviani – ha affermato Anna Spagnuolo – è stato riscoperto negli anni Settanta grazie allo spettacolo “Io Raffaele Viviani” con Achille Millo, Antonio Casagrande, Marina Pagano, Franco Acampora.”
In “Galleria Umberto I”, recitata sempre con grande espressività da Anna Spagnuolo, scopriamo un Viviani che loda numerose personalità importanti del suo tempo nate a Napoli, a cominciare dal re.
A seguire, l’interpretazione di altre due note e belle poesie di Raffaele Viviani, in un video del bravo attore stabiese Gigi Longobardi, ha emozionato il pubblico in sala.
Su Viviani cinematografico ha relazionato Giuseppe De Chiara, drammaturgo, attore e autore de “La lagrimosa historia di Virginio e Camilla ai tempi della regina Giovanna”.
Il testo è la riproduzione letteraria della sceneggiatura teatrale portata in scena in tutta Italia dall’eclettico performer partenopeo da oltre dieci anni col “teatro musicale”, un omaggio a Napoli, alla sua storia, alla sua cultura, che sarà presto rappresentato anche a Castellammare.
“Viviani è stato l’autore più cinematografico di tutti nella sua scrittura drammaturgica – ha affermato Giuseppe De Chiara, la cui tesi di laurea verteva proprio su questo argomento – ma stranamente è stato l’autore che meno ha fatto cinema”.
“Ha girato quattro film nel periodo del muto, più due negli anni Trenta nel periodo del sonoro ma ne resta soltanto uno, perché i nazisti trafugarono oltre 800 film italiani degli anni Trenta e Quaranta e per diversi decenni abbiamo avuto una cinematografia italiana mancante”. Successivamente i film sono stati in parte ritrovati.
“L’unico film che abbiamo di Viviani è “La tavola dei poveri” per la regia di Alessandro Blasetti, una scenografia tratta dalla commedia in tre atti ancora inedita, perché quella che è stato edito da Guida è un rimaneggiamento del figlio Vittorio Viviani”.
“Viviani è cinematografico perché riesce ad incontrarsi con l’avanguardia futurista. “Eden teatro” è una commedia degli anni Venti in cui Viviani trova il suo modello in un dramma futurista che pochissimi conoscono: “Radioscopia di un duetto”, atto unico scritto da Petrolini con Francesco Cangiullo nel 1918”.
La trama di “Radioscopia” – ci informa Giuseppe De Chiara – è un femminicidio consumato dietro le quinte di un teatro da un cabarettista che vedendosi abbandonato dalla sua compagna per un ricco conte, la uccide.
La trama è banale, ma è la messa in scena fatta da Viviani ad essere fortemente innovativa. In “Radioscopia” lo spettatore si trova ad essere avvolto in un teatro totale. Il retro del palco è trasparente e si può vedere anche quello che succede all’interno del camerino. Inoltre, Viviani mette degli attori tra il pubblico, come in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello.
“Già negli anni Venti abbiamo una realtà multimediale, quasi una realtà aumentata. C’è il teatro nel teatro a vari livelli. È lo spettatore che sceglie dove guardare e avviene quindi una sorta di montaggio cinematografico nella sua testa.”
“Un autore come Raffaele Viviani – ha concluso il relatore- al di là della lingua, della pluralità di registri linguistici dialettali deve essere sdoganato, appartiene pienamente al Novecento come Pirandello”.
A concludere la serata un’altra bella interpretazione di Anna Spagnuolo, che ha deliziato i presenti cantando la “A rumba de scugnizzi” di Viviani.
Al Circolo Nautico di Castellammare una bella serata all’insegna della cultura con un autore caro al cuore degli Stabiesi, Raffaele Viviani, un ricordo da cui è emersa la figura di un artista poliedrico e innovativo, a cui in vita non è stato tributato il giusto riconoscimento, ma che continua ad affascinare ed ispirare.
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