Processo Domino: 21 anni in appello a 4 narcos

Per 4 dei 22 imputati nel processo Domino è arrivata la condanna in appello;

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Cronaca Giudiziaria: Per 4 dei 22 imputati nel processo Domino è arrivata la condanna in appello; 6 anni e 4 mesi per Onorato Silverio, 7 anni a Vincenzo Starita, 3 anni e 8 mesi per Luigi Staiano, Michele Di Maria 4 anni.

Processo Domino: 21 anni in appello a 4 narcos

6 anni e 4 mesi per Onorato Silverio, 7 anni a Vincenzo Starita, 3 anni e 8 mesi per Luigi Staiano, Michele Di Maria 4 anni.

Sono queste le condanne in appello del processo scaturito dall’inchiesta Domino.

L’indagine, condotta dalla Procura Antimafia e affidata al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torre Annunziata, ha fatto luce sulla rete dello spaccio tessuta da boss del calibro di Sergio Mosca, aliàs “o’Vaccar, e Antonio Rossetti, alias “o’Guappon”.

Un sistema ben collaudato che ha reso e rende i D’Alessandro, grazie all’alleanza con gli Afeltra-Di Martino e con le cosche calabresi, i leader dello spaccio nella provincia sud di Napoli.

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Il meccanismo era stato creato ad hoc e prevedeva una piattaforma unica per la distribuzione della marijuana sulle diverse piazze di spaccio, sotto la regia di un direttorio composto da elementi di massimo vertice del clan D’Alessandro, che fissava il prezzo minimo di vendita dello stupefacente, in modo da ricavarne una quota fissa da destinare al mantenimento degli affiliati detenuti ed alle rispettive famiglie. Per l’acquisto degli stupefacenti, su larga scala, il clan D’Alessandro si era affidato ad una rete di “broker”, deputati a reperire lo stupefacente attraverso nuovi canali di approvvigionamento, che fungevano da intermediari per il clan nell’acquisto del narcotico.

Per 4 dei 22 indagati è arrivata la condanna in Appello.

Per Silverio Onorato, difeso dall’avvocato Piscino, è stata confermata la condanna di primo grado a 6 anni e 4 mesi.

Il ras del Rione Moscarella, che ha incassato un’altra condanna in primo grado a 13 anni per essere il promotore insieme a Raffaele Polito del clan denominato “Terzo Sistema” (clicca e leggi), secondo i giudici non ha nulla a che vedere con il sodalizio di Scanzano, un fattore che ha fatto cadere in primo grado l’accusa di associazione a delinquere finalizzato allo spaccio di stupefacenti.

Stesso discorso per Michele Di Maria, considerato uno dei pusher del rione Moscarella, difeso dall’avvocato Antonio De Martino, a cui stata confermata la condanna di primo grado a 4 anni di reclusione.

Sconto di pena di 1 anno per Vincezo Starita, “alias a Strega”.

Il narcos scafatese, difeso dagli avvocati Massimo Autieri e Teresa Sorrentino, ha incassato una pena di 7 anni, in quanto avrebbe rifornito di carichi di droga Francesco Delle Donne e Nino Spagnuolo, incaricati dai D’Alessandro per creare accordi con nuovi canali per rifornire le piazze di spaccio stabiesi.

Per Luigi Staiano, detto a “piccola peste”, nipote del boss Luigi D’Alessandro, ha incassato una pena a 3 anni e 8 mesi.

Staiano, secondo la ricostruzione della DDA, sarebbe stato incaricato di spacciare a Scanzano, roccaforte dei D’Alessandro.

La Procura chiese una condanna in primo grado a 10 anni, ma, secondo i giudici, Staiano, difeso dagli avvocati Sorrentino Giuliano e Vittorio Giacquinto, non faceva parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Una sentenza, nonostante gli sconti di pena, importante e che ha confermato il duro colpo alle casse della cosca dei D’Alessandro che fa del traffico di droga uno degli introiti principali.

A cura di Michele De Feo

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