EDITORIALE: Il Napoli stende la Juventus nel catino del Maradona: finisce 2-1 per gli azzurri (in ripresa di gioco e identità)

La nostra analisi al termine di Napoli - Juventus terminata con la vittoria degli azzurri che riapre la speranza del quarto posto

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Nel nostro editoriale post Napoli – Juventus (2-1) esprimiamo il nostro pensiero sull’andamento della gara tra i partenopei e i bianconeri.

Il Napoli batte la Juventus per 2-1 tra le mura amiche dello stadio Maradona, che ribolle di passione enorme come fosse una partita decisiva per lo Scudetto. E invece guardi la classifica – prima della partita – e ti accorgi che il Napoli di punti ne ha racimolati appena 40 in 26 partite ed è nono a pari merito con la Lazio, a ben 11 lunghezze dal Bologna quarto.

E allora, a cosa ascrivere la calorosa accoglienza del pubblico partenopeo, che assale in massa le gradinate da ogni dove?

Le risposte ottenute al termine della gara

La risposta è nel vento nuovo che da qualche settimana si respira attorno alla squadra, un’aria di cambiamento, di contro-rivoluzione, di rifiorita speranza dopo una stagione che definire al di sotto delle aspettative significherebbe trattarla con i guanti.

La risposta è nelle conseguenze del lavoro di Francesco – per tutti Ciccio – Calzona, che da quando si è seduto sulla panchina del Napoli, rimpiazzando l’esonerato Walter Mazzarri, si è messo in testa di voler ripristinare quei principi di calcio moderno che avevano fatto grande il Napoli di Luciano Spalletti e che quella squadra aveva assorbito a memoria, prima del tracollo della stagione in corso.

Non si è nascosto, Ciccio.

Le sue intenzioni le ha dichiarate davanti alla stampa senza anacronistiche pretattiche. Parole coraggiose e semplici che – stando alle voci di chi vive il quotidiano al centro di Castelvolturno – hanno saputo far breccia nei cuori affranti dei Campioni d’Italia in carica. Del resto, già dall’esordio contro il Barcellona, quelle parole avevano trovato riscontro sul terreno di gioco, prima del brutto pareggio di Cagliari, a cui però è seguita la nettissima vittoria infrasettimanale contro il Sassuolo.

Insomma, i tifosi azzurri, stasera aspettavano una risposta. Volevano sapere se il nuovo “vecchio” Napoli di Ciccio Calzona fosse l’ennesima illusione stagionale o una realtà concreta in cui poter credere.

E’ il campo, come sempre succede, a fornire il suo verdetto e non ci mette tanto ad esprimersi; il Napoli ruggisce con veemenza e idee nel suo arciere, fedele al suo vecchio e ritrovato DNA.

Ritorna l’atteggiamento del Napoli versione scudetto

Ritorna la costruzione dal basso, fatta con personalità, convinzione e sincronismi perfetti. Torna il dominio del campo, non più con un giro palla prevedibile ma con un possesso fatto di scambi nello stretto e giocate sempre propositive. Ritorna la riaggressione alta, eseguita con un pressing organizzato e le giuste distanze tra i reparti.

Insomma, sembra essere proprio ritornato il Napoli, se non del tutto quello nella sua veste migliore, quantomeno una squadra degna della sua storia recente. Il che comunque è già di per sé un complimentone e un upgrade notevole dopo il duo Garcia/Mazzarri.

Anche la Juventus torna ad essere propositiva

La notizia, però, non è solo che il Napoli sembra essere tornato a fare il Napoli, ma pure che la Juventus – di contro – non resta certo a guardare.

Chiariamo subito un aspetto fondamentale: una Juve così propositiva, contro il Napoli, io nell’ultimo decennio e passa non me la ricordo.

Pur in una serata dove i bianconeri torneranno a mani vuote in terra sabauda, quella di stasera per loro resta una prestazione ottima; di certo – per qualità e proposta – a mio avviso la migliore partita della storia da allenatore di Max Allegri contro il Napoli.

Il calcio, alle volte, sa essere proprio bizzarro: l’unica volta in cui – all’inventore del “corto muso” – capita di creare un numero di palle goal elevato contro il Napoli, è proprio quella in cui torna a casa perdendo ( a fronte di svariate volte in cui, semmai con una singola palla sporca, gli era capitato di fare bottino pieno).

Napoli ritrovato, dicevamo, ma Juve – d’altro canto – che quando difende è un blocco unico difficile da superare ma che, anziché badare quasi esclusivamente alla fase difensiva come spesso gli succede, è cattiva nel recupero alto del pallone, esibisce un pressing coraggioso e soprattutto – udite udite – porta tanti uomini nell’area del Napoli quando riesce a ribaltare il fronte.

Editoriale: Il racconto di Napoli – Juventus

E così, nel primo tempo, si contano almeno 5 situazioni pericolose create dalla Vecchia Signora a pochi passi da Meret, di cui 3 hanno come sventurato protagonista Dusan Vlahovic: una prima volta sfiora il goal, una seconda trova il palo da un angolo cieco e nell’ultima se lo divora.

Il Napoli? E’ bello, convince, viene ricoperto da applausi ma di occasioni da rete nitide fatica un po’ a trovarne ( per merito – come dicevamo – di una Juve ugualmente in grande spolvero, ad una delle sue migliori prestazioni stagionali).

Ma il Napoli, però, ha Kvara. Un Genio. Che trasforma una palla vagante nell’area juventina in un arcobaleno a cui imprimere la forza e la precisione necessarie per piegare le mani di Szczęsny e scrivere l’1-0 per gli azzurri, al tramonto della prima frazione.

Il secondo tempo

La Juve torna a caricare a testa bassa già dall’inizio della ripresa, tenendo in costante apprensione un Napoli che però non indietreggia e non vacilla, neppure nella testa, continuando a proporre il proprio calcio col piglio autoritario di chi confida nei propri mezzi e non è disposto a snaturarsi nelle difficoltà.

Cambiaso spreca una ghiotta chance intorno all’ora di gioco, palla goal a cui fa seguito una ventina di minuti di calcio narcotizzato: il Napoli si difende attaccando, soprattutto tenendo costantemente il possesso del pallone con l’intento, preciso, di far correre a vuoto la Juve e di toglierle fiducia col passare dei minuti.

Poi, dal nulla, Chiesa trova la gran rasoiata vincente all’82esimo, appena prima che – soltanto 3 minuti più tardi – il neoentrato Nonge non commetta l’ingenuità decisiva: pedata su Osihmen in piena area, Mariani richiamato all’On Field Review e inevitabile calcio di rigore per il Napoli.

Victor lo calcia (male) e Szczęsny respinge con guizzo, ma quando tutto sembra finito sopraggiunge come un leone Jack Raspadori, che con quanta rabbia ha in corpo scrive il 2-1 finale di prepotenza.

Ciò che resta di questo Napoli-Juve è un’apnea che sembra interminabile, con mischioni finali terrificanti da cui il Napoli riesce ad uscire vivo con orgoglio e cazzimma.

Mariani fischia 3 volte, la Juventus è al tappeto sul tappeto del Maradona.

Le considerazioni finali del nostro editoriale su Napoli – Juventus

L’ha vinta il Napoli, che forse è ritornato a fare il Napoli.

Meglio lasciare il beneficio del dubbio e lasciare che siano i prossimi riscontri di campo a fornire, della vicenda, un quadro più chiaro e completo.

Per ora, più della vittoria, più di una rincorsa Champion’s che sembra ancora quasi proibitiva ma non più irrealizzabile, la più bella notizia è che il Napoli sta ritornando a giocare bene a pallone e a stare bene in campo.

In vista della programmazione della prossima stagione – e di quello che dovrà ridisegnarsi come il Napoli del prossimo futuro – nessun conforto migliore poteva esserci di questo.

Per la Champion’s, poi, si vedrà.

L’obbligo del Napoli, nel frattempo, deve essere saldare il debito con sé stesso e con la propria gente, che equivale a dire: smetterla di sperperare la propria bellezza, che è patrimonio inseparabile della sua stessa essenza di squadra.

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