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Editoriale, parte col botto il Mazzarri bis: Napoli batte Atalanta, a domicilio, per 2-1

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I

n questo nostro editoriale vi raccontiamo della vittoria al Gewis Stadium di Bergamo da parte del Napoli della nuova era Mazzarri contro l’Atalanta di Giampiero Gasperini che frutta tre punti agli azzurri che consolidano il quarto posto in classifica.

18 Ottobre 2009, Stadio San Paolo: Napoli e Bologna si sfidavano sul prato verde, in quella che fu la gara d’esordio assoluto di Walter Mazzarri sulla panchina azzurra. Ieri sera come allora, a 14 anni di distanza, il tecnico di San Vincenzo battezza il suo ritorno alla guida dei partenopei e il risultato, ironia della sorte, è lo stesso di quasi 3 lustri fa: Napoli vittorioso per 2-1.

Il destino mischia le carte e sembra quasi divertirsi con i corsi e ricorsi storici, in una serata densa di significati perché in essa coincidono due eventi assai impattanti della recente storia del Napoli: se da un lato c’è entusiasmo per il (sopr)avvento di Walterone, d’altro canto c’è commozione nel terzo anniversario della scomparsa del Diez immortale.

Il pensiero delle piazza azzurra su Mazzarri

Tifoseria e critica aspettavano con ansia di toccare con mano i primi effetti concreti del Mazzarri 2.0, con la consapevolezza che solo il campo avrebbe potuto tacere almeno i primi dubbi e fornire qualche riscontro più autorevole. Gli interrogativi erano tanti. Tra chi etichettava l’ex coach dell’Inter come bollito, chi era pronto a spergiurare che non avrebbe mai abdicato ai suoi fedelissimi 3-5-2 o 3-4-3 e chi – più ancor semplicemente  – preferiva ritenerlo inadeguato per la causa.

La prudenza suggeriva concludere che anche solo veder vibrare le corde dell’anima, a una squadra parsa spaesata nelle idee di campo e nell’approccio mentale, sarebbe stato un inizio da non buttar via. In realtà c’è stato tanto ma tanto di più.

Walter, del resto, una cosa ce l’aveva detta e ripetuta, ma forse non tutti gli avevano dato il credito che avrebbe meritato: “il Napoli l’ho studiato a memoria”. Il rettangolo di gioco ci ha dimostrato che non erano solo frasi di circostanza, ma che evidentemente l’aggiornamento tattico c’era stato per davvero.

Gongolano gli azzurri, che colgono così la prima vittoria in stagione contro una big, tra campionato e Champion’s. Proprio nel giorno del ritorno di Walterone da San Vincenzo.

Che sia solo una coincidenza o meno, è ancora troppo prematuro stabilirlo. Che fosse necessario un cambio alla guida tecnica, beh, di questo s’erano acquisite tutte le certezze già da parecchie settimane.

Walterone eredita dove Rudy non è riuscito.

Ricostruisce dalle macerie di una squadra dall’identità smarrita. E si sa, quando le cose non girano, anche la sfortuna trova terreno fertile: Osihmen assente da 1 mese e mezzo ( al rientro solo nella ripresa di ieri sera), con l’aggiunta dei recenti azzoppati Mario Rui, Lindstrom e Meret. Aggiungici un Anguissa apparso parecchio fuori fase negli ultimi tempi ( con altri interpreti ben lontani dai loro migliori livelli di performance) e la “ciliegina sulla torta” che irrompe impetuosa sul finire della prima frazione di questo gelido pomeriggio bergamasco: Mathi Olivera, unico terzino a sinistra e peraltro anche in un discreto stato di grazia, si fa male da solo in modo grave e serve l’intervento dei sanitari per accompagnarlo fuori dal campo.

Il tutto contro un’Atalanta che è la solita rognosa di sempre: pressing asfissiante a tutto campo, marcature sistematiche uomo su uomo, aggressività come marchio di fabbrica e qualità di livello importante espressa in tutti i reparti effettivi.

Editoriale: I temi tattici di Atalanta – Napoli

Che la musica sia diversa, dallo sterile spartito a cui ci eravamo tristemente abituati nel recente periodo, lo si capisce già dopo pochi minuti di match: 4-3-3 di Spallettiana memoria, tentativo apprezzabile di riproporre buona parte dei principi di gioco del Napoli scudettato, il che tradotto significa predominio nel palleggio, volontà di comandare la partita, linea difensiva ben compatta, scambi nello stretto, squadra corta e organizzata, con trame ben congeniate sia su palla inattiva sia nelle imbucate a liberare gli inserimenti a fari spenti alle spalle delle pressioni atalantine.

Il racconto in sintesi della gara nel nostro editoriale su Atalanta – Napoli

Scarseggiano nitide occasioni da goal, da una parte e dall’altra, perché l’attenzione è tanta da ambo le parti e scardinare l’equilibrio non è un’impresa facile per nessuno, ma è decisamente il Napoli a farsi preferire nella prima frazione.

E andrebbero pure in vantaggio, gli azzurri, poco dopo la mezz’ora, se solo la zuccata di Rrahmani non avvenisse in fuorigioco. Appuntamento solo rimandato perché, di lì a una decina di minuti, la testa buona sarà stavolta quella del genio di Tblisi, in proiezione da bomber consumato.

Al rientro dagli spogliatoi, l’Atalanta schiuma rabbia e carica a testa bassa. Il Napoli, poco a poco, finisce nella morsa della pressione orobica e perde qualche certezza nella proposta di gioco. L’1-1 di Lookman arriva nel pieno fulcro della pressione nerazzurra, che rimane martellante anche nel 15/20 minuti successivi, vedendosi annullare giustamente un goal per offside di Pasalic. Il Napoli vacilla ma non sbanda e Walterone, soprattutto, azzecca i cambi giusti. Si rivede, nella girandola, anche Victor Osihmen.

Poi, nel momento di massima sofferenza, la zampata di Elmas a coronamento di un recupero palla e una pressione alta eseguiti con i tempi corretti: il risultato finale non cambierà più, è 2-1 per gli azzurri.

Le emozioni e le considerazioni finali del nostro editoriale su Atalanta – Napoli

Il gelo di Bergamo diventa una coltre dolcissima dove sfogare l’urlo liberatorio al triplice fischio finale: bravo Walter, buona la prima. Anche del tuo percorso 2.0. Complimenti alla squadra, che ha mostrato in campo non soltanto quei dettami tattici che l’avevano fatta grande l’anno scorso, ma anche una certa ferocia agonistica quando c’era da farsi brutti per proteggere il fortino. Perché, sarà anche questa una coincidenza oppure no, ma sta di fatto che il centrocampo è tornato a giganteggiare, l’attacco ha alternato classe e abnegazione a livelli top e la retroguardia, tutto sommato, ha retto bene l’urto, tranne qualche momento di appannamento.

Bene anche tutti i subentrati, tutti dentro la partita e con la giusta applicazione.

Corsi e ricorsi storici, dicevamo all’inizio. Gasperini e Mazzarri si erano visti, una delle ultime volte, nel Gennaio 2020, quando Giampierone era già ben saldamente tecnico della Dea e il buon Walter sedeva sulla panchina del Torino. Finì con un umiliante 0-7 atalantino in casa dei granata, in uno dei momenti più bui della carriera di Mazzarri.

Uno dei momenti in cui era sembrata più palese una parabola discendente ai più sembrata inesorabile, messa in discussione da un sabato pomeriggio gelido in quel di Bergamo.

Bollito. Ti chiamano così, Walter. E che continuino a pensarlo. Del resto la storia recente dimostra che le cose migliori, al Napoli, sono successe quando è stato sottovalutato.

Bollito, dicevate? Per piacere, non cambiate idea proprio ora.


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