Editoriale, il Napoli si inguaia il Panettone e la Roma gongola: 2-0 per i giallorossi all’Olimpico, azzurri ormai smarriti

La nostra analisi al termine di Roma - Napoli terminata con l'ennesima sconfitta degli azzurri

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In questo nostro editoriale vi raccontiamo della sconfitta del Napoli contro la Roma di Mister Mourinho. Gli azzurri incassano l’ennesima sconfitta di un campionato disastroso.

Il Napoli perde per 2 reti a zero all’Olimpico di Roma e scivola persino settimo nella sera dell’antivigilia di Natale, finanche scavalcato di un punto dagli stessi capitolini. La zona Champion’s, ora, dista 4 punti, con un Bologna che sembra ormai lanciatissimo e quadrato, seguito da un drappello di squadre affamate che paiono, allo stato attuale, assai meglio messe in campo di quelli che saranno i Campioni d’Italia in carica per altri 5 mesi.

Editoriale Roma – Napoli: le nostre sensazioni

L’avevamo detto contro il Frosinone, non possiamo che riconfermarlo ora: la sensazione è che il fondo non si sia toccato ancora e che la stagione degli azzurri possa diventare uno strazio senza fine. Continuando di questo passo, anche solo finire nelle prime 4 posizioni ( che sembrava essere l’obiettivo minimo ad inizio campionato) rischia di diventare un’impresa, se non una vera e propria chimera.

Il Napoli sembra ormai schiavo di una morsa perfidissima, quasi come soggiogato da un destino crudele che lo sta costringendo a pagare le pene per la troppa bellezza mostrata su tutti i terreni di gioco d’Italia e d’Europa dove i partenopei si sono esibiti la stagione passata. Neanche la cura Mazzarri sembra funzionare: di tanto in tanto si rivedono sprazzi di trame nello stretto ( che paiono più frutto dell’abitudine che dell’organizzazione in sé), ma per la maggior parte la squadra è sempre lunga, balbetta quando deve uscire dal basso, accorcia male quando deve riaggredire e fare la prima pressione, di conseguenza l’intera fase difensiva è lacunosa ( tanto da dare l’idea che il goal lo si possa prendere sempre) e la fase offensiva è ormai per buona parte affidata all’estro del singolo.

Il carattere della Roma

La Roma, da par suo, è la classica squadraccia di Josè Mourinho: sporca, cattiva, provocatoria, sempre in cerca della baruffa con l’arbitro e di tutti i mezzucci più spiccioli per minare la serenità del direttore di gara. Certo, se il giudice di campo in questione dimostra poco polso – e agli avversari manca la stessa dose di malizia – il trappolone trova terreno fertile e il più è fatto.

All’Olimpico, nella sera dell’antivigilia di Natale, è successo proprio questo. Perché il Napoli di Mazzarri, per quanto ancora malato claudicante, bene o male la contesa la tiene in perfetto equilibrio per ben più di un’ora di gioco, meritando quantomeno il pareggio, se non altro per il fatto di farsi preferire palla a terra, per la maggiore qualità mostrata nella manovra. Pur vero è che sono della Roma le due palle goal più nitide della prima frazione e in generale le uniche degne d’esser definite tali fino al goal – casuale – di Pellegrini, che era valso l’1-0.

E la sensazione è che la Roma l’avrebbe potuta sbloccare solo così: o con un colpo di genio o con un episodio di banalissima casualità.

Il che, a mente lucida, non si capisce se per il Napoli possa assomigliare più a un palliativo o a un ennesimo cruccio in più. Una decina di minuti prima, del goal sblocca-risultato, era stato Politano il primo a cadere nel tranello giallorosso: ingenuo fallo di reazione ed espulsione diretta.

Si avverte di essersi infilati in una stagione che ormai pare maledetta, stregata, irrecuperabile. Per una dose sconfinata di motivi, che ormai paiono talmente tanti che viene il mal di testa solo a pensare di provare a metterli in ordine.

Le responsabilità di tutti

Il gioco, l’allenatore, il presidente. E i giocatori. Che proprio in quanto Campioni d’Italia in carica, non possono essere esentati dall’assunzione delle proprie responsabilità, sia per il modo di stare in campo sia per gli atteggiamenti tenuti fuori e dentro dal rettangolo verde. Perché quella di Politano resta un’ingenuità grave, proprio quando la partita era ancora in perfetto equilibrio e il vento sembrava poter girare dalla parte del Napoli da un momento all’altro. Invece, quel rosso, cambia tutto.

Poi, ci sono un mosaico di episodi, uno in fila all’altro. Tutti talmente fragorosi che pare impossibile non stiano lì a significare qualcosa di preciso. Come Lobotka, per esempio. Che lascia anche lui anzitempo, per un fastidio muscolare non ben chiarito. Come l’occasione fallita da Di Lorenzo, per esempio. Col passivo che recitava ancora solo 1-0 Roma. Come la seconda espulsione comminata a Osihmen, per esempio. Che non bastava la Coppa d’Africa a rompere le scatole, ma ora ci si mette anche la sorte a negare al Napoli il patrimonio d’avere il nigeriano nell’ultima partita dell’anno contro il Monza.

Editoriale: Il momento nero del Napoli confermato anche a Roma

Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie. Peccato che, nel caso del Napoli, ce ne siano già molti di più, a suggerire che gli azzurri si siano ormai sperduti in un buco nero – di idee e convinzioni, soprattutto – dal quale sarà difficile uscire.

Credere che il Napoli si risollevi, in questa sera dell’anti Vigilia di Natale, rassomiglia più a un atto di fede che a una speranza e trovare una soluzione, a questo punto dell’anno, sembra una pista non più percorribile. Alea iacta est, il dado è tratto. O, se preferite, la festa è finita. Che poi, dirlo la sera dell’Anti Vigilia di Natale fa male il doppio. Soprattutto se pensiamo che un intero popolo cantava fiero “I Campioni dell’Italia siamo noi” solo 7 mesi e mezzo fa.

Se non sapessimo per certo che questa è praticamente la stessa squadra che stracciava il campionato non tanto più di 200 giorni or, non potremmo riconoscere, in questi volti sbiaditi, le sagome di quelli che avemmo come eroi.

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