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L’Italia e le carte da gioco: quali sono i mazzi più diffusi dopo il boom del digitale?

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Nonostante la diffusione sempre più capillare dei giochi digitali e delle app dedicate al divertimento virtuale, le carte da gioco tradizionali continuano a occupare un posto rilevante nella cultura popolare, soprattutto durante le festività, ma anche all’interno dei circoli ricreativi e soprattutto tra le mura domestiche, magari nelle occasioni in cui le famiglie più numerose si ritrovano.

La loro storia affonda le radici nel Medioevo, e si è evoluta nei secoli dando origine a numerosi mazzi regionali che ancora oggi, nel 2025, vengono utilizzati quotidianamente in molte zone d’Italia, resistendo alla digitalizzazione. Anzi, talvolta l’innovazione si fonde con la tradizione, come nel caso di Balatro, un videogame di carte dalla grande somiglianza con un gioco di ruolo vero e proprio, in grado così di avvicinarsi ad un pubblico ancora più ampio.

Tornando però con l’attenzione rivolta ai mazzi italiani, è possibile fare una distinzione principalmente per i semi e lo stile grafico, che variano sensibilmente da una regione all’altra. A differenza del mazzo francese, più standardizzato e universalmente noto grazie alla presenza di cuori, fiori, quadri e picche, le carte italiane presentano semi tradizionali come coppe, denari, bastoni e spade, oltre a illustrazioni che richiamano motivi storici e culturali tipici del territorio di provenienza.

Tra i mazzi più diffusi ancora oggi si trovano le carte napoletane, caratterizzate da un formato compatto e da figure riconoscibili, utilizzate non solo in Campania ma anche in Lazio, Abruzzo, Molise e parte della Puglia. Accanto a esse, il mazzo piacentino è molto popolare nell’Italia settentrionale, in particolare in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Questo mazzo, dal disegno elegante e sobrio, ha origini nel XIX secolo ed è tuttora tra i più commercializzati a livello nazionale.

Nell’Italia centrale e meridionale, resistono anche le carte siciliane, facilmente riconoscibili per le loro figure allungate e colorazioni vivaci, usate non solo in Sicilia ma anche nella vicina Calabria. Tornando invece più a nord, le carte bergamasche, più diffuse nelle province lombarde, si distinguono per un formato più grande e decorazioni complesse, mentre nel Triveneto, il mazzo veneziano-triestino conserva una tradizione radicata. Al centro, in Toscana e Umbria, il mazzo fiorentino e quello bolognese, con particolarità come il sistema di numerazione diverso o la mancanza di certe figure, rappresentano un patrimonio culturale a sé stante.

La varietà dei mazzi non è solo estetica: è anche funzionale alle attività che si praticano con essi. Non sono pochi i giochi che vengono praticati esclusivamente con i mazzi regionali, come nel caso della scopa, della briscola e del tressette, mentre a seconda delle regole del solitario classico è possibile adoperare le carte italiane come i mazzi francesi. Molti di questi giochi sono tramandati oralmente, con piccole varianti da zona a zona, e sono spesso al centro delle riunioni familiari o delle serate tra amici.

Nonostante la presenza crescente di piattaforme online che riproducono virtualmente le carte regionali, come avviene per esempio con la briscola e il tressette nelle app per smartphone, la dimensione fisica del mazzo rimane insostituibile per molti appassionati. Le partite dal vivo, con la ritualità del mescolare, del distribuire e del leggere gli sguardi degli avversari, mantengono un fascino che il digitale ancora non riesce a replicare del tutto.

Anche in ambito turistico, le carte regionali italiane rappresentano un oggetto-simbolo del folklore locale. Non è raro trovarle in vendita nei negozi di souvenir, in versioni artistiche o personalizzate, spesso apprezzate tanto per il loro valore ludico quanto per quello decorativo.

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