E
non solo dispenser gel, ma anche agende in pelle. Tutto però come sempre costituzionale. Le leggi italiane lo consentono
Il dispenser gel da 400 euro dell’Assemblea Regionale Siciliana
Punti Chiave Articolo
Il dispenser gel da 400 euro dell’Assemblea Regionale Siciliana è significativo di come vengono spesi e da decenni i soldi pubblici. E non solo in Sicilia bensì ciò avviene, risaputamente, in tutta Italia, da Milano a Palermo.
Oltre ai dispenser gel da 400 euro non potevano mancare le emblematiche agende in pelle, come pure il classico carretto siciliano. Per queste ultime due le spese i costi ammontano: per le 200 agende ad euro 12.200 e per il carretto a 10 mila euro. Il resto di quanto acquistato e pagato lo si può vedere sull’elenco appresso: Servizio di Questura e Provveditorato – PERIODO DI RIFERIMENTO SEMESTRALE – (LUGLIO/DICEMBRE 2020).
L’OPINIONE
Si coglie l’occasione di questa ulteriore eloquente vicenda – così pure da stoppare eventuali sparse forme di discriminazione nativa – per ribadire, ad avviso ed esperienza di chi scrive, che non è, di tutta evidenza, più solo una questione di persone o colori che vanno ad amministrarci, decidere o disporre, che siano del Sud o del Nord, della Sicilia o della Lombardia.
In una democrazia repubblicana, civile e occidentale com’è l’Italia, si ritiene, che siano tre gli elementi principali attraverso cui una Nazione si evolve e progredisce, in meglio, o anche in peggio: le leggi, la giurisprudenza e la cultura.
Le prime, le leggi, sono di tutta evidenza da decenni mendaci all’origine, poiché l’inganno non si trova dopo averle propugnate – come comunemente viene veicolato a noi “popolino” – bensì, essendo pensate o quanto meno visonate da fior fiore di giuristi: assoldati, l’imbroglio viene inoculato alla stesura, nel momento propositivo e deliberativo. Sicché mafiosi, corrotti, mercenari e profittatori (uomini e donne), dopo operano nella legalità o al limite di quest’ultima (come si usa dire per giustificare tanta manifesta trufferia pubblico-politica).
La seconda, la giurisprudenza, ovvero l’interpretazione e applicazione delle norme, che nel momento in cui pronuncia il verdetto ha persino più valore di una legge, divenendo immediatamente efficace ed esecutiva, salvo essere contraddetta se non smentita da una interpretazione giudiziaria successiva. E siccome ogni giudice ha una propria autonomia interpretativa, è come se in questa Nazione ci fossero migliaia di parlamenti corrispondenti ad ogni singola pronuncia, con il risultato che ormai non contano più i Codici, bensì chi è il magistrato giudicante, come d’altronde dicono sottovoce gli avvocati ai clienti.
La terza, la cultura, che in questa Penisola rinvanga sempre il passato, per carità rispettabilissimo, ma che è di solito quello tramandato di quando il sole girava intorno alla Terra. Pertanto intere generazioni – salvo pochi fortunati o favoriti da diverse condizioni e anche da volontà propria – siamo cresciute senza alcun senso della scienza e conoscenza moderna; dei diritti e dei doveri; dell’economia; della nostra totalità: il cervello; del raggiungimento di fini e interessi comuni. Anche il fallimento costituzionale e istituzionale della scuola dell’obbligo è lampante. Quando si è usciti da essa sembra di venire dal passato.
Ci si aspettava che negli ultimi due trasversali Governi “Conte” ci fosse una presa di consapevolezza riguardo a queste tre fondamentali problematiche.
Come pure ci si attenderebbe in merito una svolta concreta da quest’ultimo Esecutivo “Draghi”, considerata pure l’enfatizzazione che aleggia su esso.
Però a sentire ancora oggi i nostri Parlamentari italiani, di destra, sinistra, centro e movimento, che si indignano in quanto persino nell’emergenza pandemica in corso, le Regioni opererebbero “in modo sparso”, indica che non c’è tutt’ora alcuna presa di coscienza e volontà di cambiamento.
Infatti i nostri trasversali Parlamentari continuano a misconoscere che questa generale “babele” regionale (ma anche comunale) è la conseguenza della (notoria) modifica al Titolo V della Costituzione (il decentramento, ovverosia la grande, notoria e trasversale “mangiucchia e spartizione legalizzata” italiana) operata e votata dal Governo e Maggioranza di centrosinistra nel 2001 e poi ratificata nello stesso anno con un referendum (noi cittadini italiani siamo troppo bravi a darci zappate) da un Governo e Maggioranza di centrodestra. Pertanto le Regioni (e i Comuni) operano nella legalità costituzionale, seppure visibilmente “marcia”.
Tale persistente “benaltrismo politico” farebbero anche pensare che questa drammatica pandemia è divenuta addirittura una sorta di indiretto beneficio per i nostri Parlamentari, che così, mentre parrocchettano nei media e oggi pure nei webinar, possono “stare sereni” prendendosi la remunerazione fino alla termine della legislatura.
Era già accaduto con altrettanti precedenti Governi cosiddetti “tecnici”: “Dini” dal 17 gennaio 1995 al 18 maggio 1996 e poi “Monti” in carica dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013) prendendosi lo stipendio senza essere di fatto rilevanti (e cercandosi nel frattempo, così si dice, un posto in qualche istituzione o similare.
COME SE NE ESCE ?
(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)