La nostra redazione ha contattato in esclusiva Donovan Maury, ex capitano e protagonista degli anni più belli della storia della Juve Stabia.
Ciao Donovan, innanzitutto dove sei ora e cosa stai facendo? Sto giocando in Lussembrugo, in una squadra di Serie A. Mi sto trovando molto bene; sono probabilmente gli ultimi anni di calcio giocato quindi li sto vivendo con serenità e tranquillità.
Una volta appese le scarpette al chiodo, come ti vedi? Non so se vorrò rimanere nel mondo del calcio, è presto per dirlo. Qui la società per cui gioco mi ha affidato una delle squadre giovanili; la alleno due volte a settimana compatibilmente con i miei impegni da calciatore. E’ un’esperienza nuova, iniziata poco più di un mese fa, ma mi incuriosisce. Vedremo poi più avanti, per il momento penso ancora a fare bene in campo.
Segui ancora la Juve Stabia? Cosa pensi della stagione delle Vespe? Certo che vi seguo! Questa stagione sembra poter essere davvero positiva. Da quello che vedo, un aspetto importante è che tutto l’ambiente si è ricompattato. Vedo società, squadra e tifosi uniti e con tanto entusiasmo. In una piazza come Castellammare, che è in grado di trascinare la propria squadra come poche città, l’unione di intenti è fondamentale.
Tu sei sempre stato leader in campo e fuori alla Juve Stabia..chi credi possa essere il “Maury” dell’attuale spogliatoio della Juve Stabia? Probabilmente Federico Amenta; lo conosco per averlo incontrato più volte da avversario ed ha doti caratteriali importanti. Stesse considerazioni valgono per Santiago Morero. Io ero il punto di raccordo tra le Famiglie Giglio-Manniello e la squadra, ed avevo un ruolo importante sia in campo che fuori. Ti assicuro che avere uno spogliatoio solido ed unito è determinante per i risultati di una squadra.
Sei il calciatore che più di chiunque altro ha vissuto le montagne russe degli anni Giglio-Manniello: la retrocessione quando si puntava invece alla promozione, la scalata dalla C2 alla B e gli anni belli in cadetteria. Quali sono i momenti che più porti dentro? E’ vero; con la Juve Stabia ho vissuto momenti incredibili. Il primo anno, nato con ambizioni di promozione in Serie B e poi invece culminato con la retrocessione in C2, è stato davvero tragico. Giustamente poi i tifosi erano molto delusi e ci meritammo qualche contestazione da parte loro. Ricordo la riunione organizzata prima che iniziasse la nuova stagione con i Presidenti, con Rastelli, con Ametrano, con Amore; in tutti noi c’era tanta voglia di rivalsa e da quella chiacchierata nacquero la basi della grande cavalcata degli anni successivi. Credo che quel momento sia stato importante per le gioie che abbiamo poi vissuto in seguito.
Costante degli anni vecchi e nuovi è la passione del Presidente Manniello, rimasto baluardo della Juve Stabia, che ricordo hai di lui? Vi sentite ancora? Lo sento spesso, certo! Ci siamo sempre sentiti e visti, anche dopo il mio addio alla Juve Stabia. Franco sta dimostrando quanto tiene alla Juve Stabia e credo l’abbia resa una delle società più solide e sane a in Lega Pro. Non ti nascondo che dopo la sconfitta di Bassano e quel clamoroso gol annullato a Gomez, il Presidente Manniello mi telefonò direttamente dal tunnel degli spogliatoi. Comprensibilmente era davvero furioso. So quanto ci tiene e quindi spero si possa togliere ancora tante soddisfazioni alla guida delle Vespe.
Osservando il tuo profilo social si vede un rapporto ancora bello e sincero con tanti ex compagni di avventura gialloblù. Chi è il compagno o i compagni con cui più hai legato in quegli anni? Mi sento ancora con tanti ragazzi. Anzi, con Adriano Mezavilla e con Tomas Danilevicius ci incontriamo spesso. Fortunatamente siamo tutti più o meno vicini e cerchiamo di vederci appena possibile. Con Mezavilla soprattutto mi vedo almeno una volta al mese; siamo praticamente fratelli. Spero che la prossima volta ci possa essere anche Riccardo Cazzola, sarà bello abbracciare anche lui. Poi tramite i social sento Scozzarella, Scogamiglio, Figliomeni e tanti altri ragazzi. Ugualmente mi lega ancora una forte amicizia a Pierino (Braglia n.d.r.); e pensare che all’inizio voleva mandarmi via..
Allo stesso modo, nonostante i tanti anni trascorsi, spesso su Instagram ti si vede ancora indossare capi della Juve Stabia o scrivere #ForzaVespe. I colori gialloblù ti sono entrati dentro a vita quindi? Ma certo, non potrò mai dimenticare la Juve Stabia e Castellammare. Gli anni in gialloblù sono stati i più difficili ma anche i più belli della mia vita. Sono uno di voi e non posso che tifare per la Juve Stabia e sperare in grandi risultati.
Molti tifosi ricordano perfettamente il racconto del tuo viaggio d’addio a Castellammare, con tanta commozione da parte tua. C’è un rimpianto che ti porti dentro riguardante l’avventura alla Juve Stabia? Probabilmente la conclusione del primo campionato di Serie B. Fu una stagione spettacolare e sapere che i play off per la Serie A ci sfuggirono per pochissimi punti, fa ancora male. Forse proprio per colpa di quei 4 punti di penalizzazione con cui iniziammo la stagione. Quella era una grande Juve Stabia, temuta da tutti. Persino il Torino, venne al Menti per puntare al pareggio; quella fu una partita che fece scalpore anche in Belgio. Per quanto riguarda l’anno successivo, quello del mio addio, il rammarico sta nel grande spogliatoio che avevamo e che si ruppe. Le partenze mie, di Danilevicius, di Erpen furono secondo me determinanti per la seconda parte di stagione deludente, con la salvezza conquistata solo alla penultima giornata. Come già detto, avere un gruppo unito fuori dal campo è la base per le vittorie sul rettangolo di gioco.
Dopo il tuo addio alle Vespe sei mai stato vicino al ritorno in gialloblù? Fu una semplice suggestione o la voce che si diffuse aveva basi concrete? Era vera. Sono stato molto vicino a tornare alla Juve Stabia, due volte. La prima volta a giugno 2013, nella sessione di mercato successiva alla mia partenza; la seconda volta invece a gennaio 2014, durante l’ultimo campionato di B delle Vespe. Non so se con il mio ritorno sarebbe cambiato qualcosa, ma avrei potuto aiutare la squadra in campo e fuori.
Un saluto ai tifosi stabiesi, e se possiamo strapparti la promessa di tornare al Menti per tifare Stabia insieme a noi. Su questo non ci sono dubbi: appena i miei impegni professionali me lo consentiranno, tornerò con tanto piacere al Menti. Ai tifosi stabiesi mando un grande abbraccio; come sono stato a Castellammare non sono stato da nessun’altra parte. Li esorto a stare vicini alla squadra perché sanno dare ai propri calciatori una carica davvero incredibile. Ciao a tutti e a presto!
R
affaele Izzo
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