Carlo Molfetta festeggia l’ultima medaglia d’oro italiana vinta a Londra 2012, quella dei massimi del taekwondo
Sabato 11 agosto 2012, Olimpiadi di Londra: Carlo Molfetta vince la medaglia d’oro nel taekwondo e assegna all’Italia la medaglia numero 199. A Rio de Janeiro, insomma, arriveremo a quota 200. La prima occasione utile è sabato prossimo, 6 agosto. Roberto Condio ci accompagna dentro la storia del medagliere olimpico italiano.
Duecento all’ oro ROBERTO CONDIO
A Rio l’Italia riparte da 199 titoli olimpici: la cifra tonda vale un posto nella storia. Ma l’obiettivo è restare nel G10
Dov’eravamo rimasti? Sabato 11 agosto 2012, penultimo giorno dei Giochi di Londra: Carlo Molfetta, 28 anni, carabiniere brindisino, vince con una rabbiosa rimonta la finale dei massimi del taekwondo sul colosso gabonese Obame. È il primo oro azzurro nell’arte marziale coreana, il numero 199 nella storia olimpica italiana inaugurata 112 anni prima dal conte Gian Giorgio Trissino, a Parigi, nell’equitazione.
PIETRE MILIARI
La cifra tonda è a un passo e la festeggeremo sicuramente a Rio de Janeiro. Tutto sta a capire quando. Dalla prima occasione utile (sabato 6) in poi, ogni giorno può essere quello buono. La speranza, naturalmente, è che il conto venga aggiornato il più in fretta possibile. Il posto nella storia è lì che aspetta, dopo l’apripista Trissino, accanto agli altri nomi che hanno firmato numeri importanti nella collezione italiana di trionfi: il 10° di Nedo e Aldo Nadi con compagni di fioretto nel 1920; il 50° di Ondina Valla, la prima donna, nel 1936; il 100° del ciclista Mario Zanin nel 1964 e il 150° degli sciabolatori nel 1996. Vent’anni dopo c’è un altro traguardo da tagliare. La sfida del Team Italia sarà arrivare a quota 200 già nel primo giorno di gare, puntando su tiro a segno, ciclismo su strada, arco, scherma e nuoto e così compiendo un’impresa mai riuscitagli: cominciare due Olimpiadi di fila con un oro.
GIOIE A GIOCHI ALTERNI
La partenza da sogno, in verità, è riuscita raramente. Avvenne per la prima volta a Roma 1960 con un bis nel ciclismo (100 km a squadre e Gaiardoni nel km da fermo) e per la seconda fu necessario attendere il «pistolero» Di Donna ad Atlanta ’96. Da allora, debuttiamo vincendo a Giochi alterni: a secco a Sydney 2000 e Pechino 2008, ma addirittura due centri, entrambi targati Livorno, ad Atene 2004 (il «Grillo» Bettini e Aldo Montano nel giro di 80 minuti) e altrettanti quattro anni fa a Londra con gli arcieri ed Elisa Di Francisca, capace di detronizzare Valentina Vezzali e mettersi dietro anche Arianna Errigo per un podio tutto azzurro. Troppa grazia, davvero. A Rio ci si accontenterebbe di qualcosa di meno. Il fioretto, questa volta, è fissato al quinto giorno di gare e il medagliere bisogna muoverlo molto prima. Diciamolo subito: dal 1996 in poi i bottini raccolti sono in lento ma costante restringimento e stoppare l’emorragia di metalli sarà un’impresa. Siamo partiti dai 13 ori e dalle 35 medaglie complessive di Atlanta per arrivare ai conti pressoché pari di Pechino e Londra (8 titoli e 28 podi).
FIAMINGO IN POLE
Le consuete proiezioni di «Sports Illustrated» assegnano all’Italia 6 ori e 20 medaglie. Meno delle 25 fissate come obiettivo dal presidente del Coni Malagò. Secondo la rivista americana, a meritarsi i 150 mila euro di premio Coni saranno Gregorio Paltrinieri e Simone Ruffini nel nuoto, Rossella Fiamingo, Arianna Errigo e la squadra di fioretto maschile nella scherma, Frank Chamizo nella lotta libera. Pur con un fatturato ridotto resteremmo nel G10 dello sport mondiale, come accade ormai dal 1996. E con la sua spada, la catanese Fiamingo sarebbe il 200° oro italiano di sempre. Già sabato, primo giorno dei primi Giochi sudamericani della storia.
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