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Pd, si incrina il fronte anti-Renzi

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Il fronte degli scissionisti del Pd è già incrinato e l’addio del governatore pugliese Michele Emiliano resta in bilico. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando annuncia l’intenzione di correre per la segreteria e così Renzi, che oggi non sarà presente alla direzione del partito, ha la strada spianata verso le primarie che potrebbero tenersi entro aprile. Per Giovanni Sabbatucci “non è detto che le scissioni siano dannose, possono essere necessarie o risultare addirittura utili.

Pd, crepe nel fronte anti-Renzi: in bilico l’addio di Emiliano

Il governatore prova l’ultima mediazione per ritardare il congresso

ROMA – Michele Emiliano tratta e riflette. È stato tutto il giorno incollato al telefono con gli emissari di Renzi, è andato al ministero per lo Sviluppo economico dove ha incontrato la viceministro Teresa Bellanova per la questione dell’Ilva. Ha sentito Speranza e Rossi che temono moltissimo che il governatore voglia rompere il fronte degli scissionisti. Vuole capire che spazio avrebbe se, rimanendo nel Pd, si candidasse alla segreteria e sfidasse Renzi. Lui in serata dice: «Non so se andrò alla direzione del Pd. Sto ancora riflettendo con i miei sul territorio, in Puglia e in altre Regioni. Ho parlato con molte persone che ho conosciuto in queste settimane e che guardano a me con interesse. Vediamo se ci sono le condizioni per fare un’altra cosa».
Michele Emiliano è tormentato, è in bilico, non vuole ancora sciogliere la riserva, non vuole imbarcarsi in un’avventura politica che appaia una Cosa rossa ad egemonia ex comunista, ex diessina, con la regia di D’Alema. Sta cercando di capire se sarà una cosa nuova, se tra militanti e amministratori c’è una vera scissione. Non vuole una bolla di sapone. «Comunque deciderò nella giornata di martedì con Rossi e Speranza. Rifletterò ancora questa notte perché qui non si tratta di una scelta semplice: le implicazioni sono tante, nelle Regioni e anche rispetto al governo». Il governatore spiega che sbagliano coloro che pensano che lui abbia deciso di rimanere nel Pd, come candidato anti-Renzi alla segretaria: «Chi lo scrive è fuori strada».

I

ntanto la macchina organizzativa della scissione da parte di Rossi e Speranza si è già messa in moto: venerdì potrebbero essere annunciati i gruppi parlamentari e all’inizio di marzo l’evento costituente del nuovo movimento dove in prima fila non ci saranno Bersani e D’Alema che ieri a Benevento ha cercato di fare il modesto. «Lo spazio di un militante della mia generazione non è quello di essere front-runner. Io sono disponibile a dare una mano. Ci sono tre candidati, Emiliano, Speranza e Rossi».

Emiliano ha sentito tutti i dirigenti del Pd che stanno con Renzi, sta cercando di convincerli a non fissare oggi, alla direzione, una data del congresso. Di aprire una stagione congressuale lunga in cui metterci dentro una conferenza programmatica. Per poi fare le primarie a fine giugno-luglio, dopo le amministrative. Renzi non è d’accordo ed è convinto che tenendo duro sfilerà Emiliano dal tridente scissionista. Ma il governatore vuole tenersi le carte coperte fino all’ultimo secondo. Oggi si riunirà con Speranza e Rossi e deciderà con loro se continueranno insieme fuori del Pd o se le loro strade si divideranno.

Speranza ha fatto ormai la scelta ed è andato a Venezia ad un incontro con l’ex sindaco di Milano Pisapia. «Per me non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla direzione del Pd. Renzi ha fatto una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd».

Rossi addirittura sta pensando di consegnare la tessera del partito e chiede a Emiliano di essere «conseguente»: «Spero che andremo avanti insieme. Abbiamo firmato un documento che dice che Renzi ha provocato la scissione. Io penso che bisogna essere conseguenti».

Rossi e Speranza oggi non andranno alla direzione. Emiliano invece dice che non sa cosa farà, aumentando i sospetti. Intanto si cominciano a fare i calcoli su numeri dei gruppi parlamentari. Gruppi che daranno battaglia suo voucher, l’articolo 18, lo ius soli. «Noi – spiega Gotor che guida la pattuglia più corposa dei senatori – ci impegneremo perché sui provvedimenti che riguardano ad esempio il precariato del lavoro, il reddito di inclusione per la povertà, interventi sulla scuola, il governo possa lavorare per migliorare la situazione».

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Ecco allora che il fronte che nascerà punterà molto su un programma diverso da quello portato avanti da Renzi: battersi sui temi sociali, sulle tasse. Con uno scenario di possibili scontri in Parlamento non solo sulla legge elettorale.

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