Pd, Cinque Stelle e Forza Italia trovano un accordo per una legge elettorale sul modello tedesco che prevede uno sbarramento del 5%, il proporzionale e il voto anticipato a settembre. Lo scenario non piace al ministro degli Esteri Angelino Alfano che rappresenta Alternativa Popolare e in prospettiva rischia di restare fuori dal Parlamento.
Pd-M5S, intesa alla tedesca. Solo Alfano contro Renzi
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otevoli i passi avanti sul sistema tedesco, con il M5S che ha ribadito il Sì dopo la votazione sul blog, il via libera di Sinistra italiana, anche sullo sbarramento al 5%, e la non belligeranza dei bersaniani, che tuttavia hanno chiesto un nuovo incontro con gli ex compagni di partito dopo la direzione Pd, fissata oggi alle 18. «Aspettiamo una proposta formale sul tedesco», spiega Alfredo D’Attorre. «I dettagli sono fondamentali». Renzi nella sua E-news serale ne fissa due, di dettagli: lo sbarramento al 5%, come in Germania, «per limitare il numero dei partitini». «E i nomi sulla scheda: voglio sapere chi voto». Il leader Pd spiega che la soluzione trovata «non è la mia preferita» e anzi è sponsorizzata dalle forze del No al referendum del 4 dicembre. «Ma il Pd non ha i numeri da solo».
No da Giuliano Pisapia, che si dice «negativamente colpito dalla convergenza di tanti su un sistema proporzionale che condurrà alle larghe intese».
Gelo tra Pd e Ncd. L’incontro tra Renzi e Alfano, prima annullato e poi confermato a sorpresa, ha confermato le distanze tra i due alleati. I nodi principali di scontro sono la soglia al 5% e il voto anticipato all’autunno. «Renzi ci ha ribadito che la soglia resta al 5, così 1.250.000 cittadini che votano per noi non avrebbero il diritto di cittadinanza in Parlamento», rivela Lupi. E il ministro degli Esteri rincara: «Le posizioni restano molto distanti. Da noi nessuna minaccia, ma sarebbe stato naturale per il Pd cercare prima un accordo con il suo alleato di governo e poi con le opposizioni». Ncd deciderà il da farsi alla direzione di dopodomani.
Oggi gli incontri tra il Pd e Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Poi la direzione dem, che darà l’ok ufficiale all’intesa sul sistema di voto di Berlino. L’obiettivo resta l’approdo in Aula alla Camera il 5 giugno. Ma potrebbe essere solo una toccata e fuga, con rinvio al 12 giugno, dopo le amministrative.
Sfumato l’incontro tra Renzi Berlusconi, a vedersi oggi saranno solo le delegazioni per discutere i dettagli di un’intesa che ieri è stata ribadita dai due leader al telefono. L’ex Cavaliere avrebbe insistito per un faccia a faccia, magari a palazzo Grazioli, ma il leader Pd ha declinato. In questa fase, spiegano fonti dem, «è fondamentale trovare un accordo largo tra le principali forze politiche». E non dare l’idea di un «asse privilegiato con Berlusconi».
Domani pomeriggio parte in commissione alla Camera l’esame degli oltre 400 emendamenti presentati per modificare il “Rosatellum”, testo base voluto dal Pd. Ce ne sarà anche uno del relatore dem Emanuele Fiano, con l’obiettivo di germanizzare il vecchio testo. Solo Ncd minaccia di mettersi di traverso.
Al Nazareno si ragiona sull’ok definitivo del Senato entro metà luglio. La finestra per il voto anticipato, secondo i dem, potrebbe oscillare tra il 24 settembre e l’8 di ottobre.
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