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Papa: “Non va essere attaccati a cani e gatti e ignorare vicini”

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Papa Francesco invita a liberarsi dalla schiavitù del benessere materiale e a non confondere pietà e pietismo. Poi ricorda: “Per Gesù provare pietà equivale a condividere la tristezza di chi incontra, ma bisogna operare per cambiarla in gioia”

CITTA’ DEL VATICANO – “Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani e poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no!”. Papa Francesco, nell’udienza giubilare in piazza San Pietro, rimprovera l’indifferenza verso i fratelli che sono in difficoltà, mettendo a confronto l’amore che spesso si prova per gli animali con la superficialità nei rapporti con gli altri esseri umani.

N

on è la prima volta che Bergoglio mette in guardia da questo rischio: l’anno scorso aveva ammonito le coppie sposate a evitare, per egoismo, di scegliere di avere un cane o un gatto in casa, invece di un figlio. Quindi invita a “stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo piuttosto diffuso che è solo un’emozione superficiale che offende l’altro. La pietà – ha aggiunto – non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi, accade infatti che a volte si provi verso animali (che pure secondo il Papa vanno in Paradiso) e si rimanga indifferenti di fronte alle sofferenze dei fratelli”. La pietà, ha spiegato papa Francesco, “è uno dei sette doni dello Spirito santo che il Signore offre ai discepoli per renderli docili alle ispirazioni divine”.

Pietà e pietismo. “Tra i tanti aspetti della Misericordia – ha esordito Francesco – ve ne è uno che consiste nel provare pietà o impietosirsi nei confronti di quanti hanno bisogno di amore. La pietas è un concetto presente nel mondo greco-romano, dove però indicava un atto di sottomissione ai superiori: anzitutto la devozione dovuta agli dei, poi il rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani. Oggi, invece, dobbiamo stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro”.

Lavorare per trasformare tristezza in gioia. Per Gesù, “provare pietà – ha spiegato papa Bergoglio – equivale a condividere la tristezza di chi incontra, ma allo stesso tempo a operare in prima persona per cambiarla in gioia”, e “anche noi siamo chiamati a coltivare la pietà di fronte alla vita scuotendoci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere la sofferenza dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale”.

La preghiera di Dante alla Vergine.  Per Bergoglio è necessario guardare “l’esempio della Vergine Maria, che si prende cura di ciascuno dei suoi figli edè per noi credenti l’icona della pietà”. E cita Dante: “Alighieri lo esprime nella preghiera alla Madonna posta al culmine del Paradiso: ‘In te misericordia, in te pietate, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate'”.

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