L’analisi del match Zurigo-Napoli
Il Napoli vola in Svizzera per l’andata dei sedicesimi di finale contro lo Zurigo. La squadra guidata da Carlo Ancelotti si presenta a Zurigo con ormai il solito 4-4-2. I partenopei perdono un Mertens acciaccato, oltre a lui Albiol infortunato (resterà fuori 2 mesi), e Mario Rui. Ancelotti decide di schierare Meret in porta, sulle fasce sceglie Ghoulam e Malcuit, con al centro la coppia Koulibaly e Maksimovic. Zurigo-Napoli è la seconda partita senza Marek Hamsik, il tecnico affida le chiavi del centrocampo a Fabian Ruiz, accanto a lui c’è Allan. Gli esterni sono Zielinski e Callejon. In avanti Insigne e Milik, dato che Mertens per precauzione è stato mandato in tribuna per un problema muscolare nella rifinitura. L’allenatore dello Zurigo, Magnin risponde ‘inventando’ una sorte di 4-1-4-1, nella speranza di contenere la temibile qualità tecnica del Napoli. Saltano gli schemi dopo appena 12’, il portiere Brecher si incarta in un disimpegno semplice e regala la palla a Milik, lo slovacco cede la sfera a Insigne che deposita il goal del vantaggio.
Nonostante sia sotto lo Zurigo prova ad essere propositivo, ma la differenza tra le due squadre c’è e si vede. Infatti, il Napoli raddoppia al 21’ con Callejon che viene servito da Malcuit, determinante in questa partita. A inizio secondo tempo Magnin prova a cambiare qualcosa, passando al 4-2-3-1 e provando ad attuare un pressing costante. Ancelotti risponde togliendo Insigne e Allan per Diawara e Ounas. La squadra azzurra prova il forcing finale alla ricerca del goal del 3-0, ma i partenopei sprecano varie occasioni. Il tecnico azzurro concede qualche minuto anche a Luperto che entra al posto di Ghoulam.  All’82 l’arbitro fischia un calcio di rigore per un fallo di mani di Maksimovic: dal rigore va Kololli che con un cucchiaio sorprende Meret. Come già detto, il divario tecnico è evidente, il Napoli ha dominato e ha meritato di vincere la partita. Gli azzurri, dunque, ipotecano la qualificazione agli ottavi di finale di Europa League.
A cura di Francesco Gargiulo
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