C
i voleva un comico di Zelig per rammentarci il destino dei tanti divorziati con prole che scivolano lungo la scala della sopravvivenza fino a cadere per terra. O a dormire sul sedile di un’auto come lui, che sulle auto aveva costruito la sua fortuna provvisoria, grazie alla macchietta del capomeccanico di “Sochmacher” alla Ferrari. A volte basta un attimo. Lo stipendio dimezzato o pignorato per gli alimenti. Il mutuo della casa dei figli, che bisogna pur onorare. E l’affitto della casa per sé stessi, che non si riesce più a pagare. Quindi la necessità di inghiottire la vergogna per chiedere ospitalità ai genitori anziani e aiuto agli amici e ai colleghi, che con il cabarettista Marco Della Noce si stanno rivelando generosi in queste ore. Sarebbe però ipocrita usare le tragedie dei tanti separati ridotti in miseria per nascondere il fenomeno ancora più massiccio di quelli che riducono in miseria la propria famiglia. E che, spacciandosi per nullatenenti senza esserlo, utilizzano leggi ambigue e avvocati senza scrupoli per centellinare il dovuto o non corrisponderlo affatto, confidando nella mansuetudine e nell’orgoglio delle loro ex compagne. Appena ci si inoltra in certe materie sensibili si capisce quanto sia vacuo continuare a etichettarle in base al sesso dei protagonisti. In gioco non c’è il diritto degli uomini contrapposto a quello delle donne, ma il diritto di tutti a dormire in una casa invece che dentro un’auto. Perché nessun figlio vorrebbe che un padre o una madre si riducessero così per lui.
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