span style="font-size: 28px">Il popolo della rete, al grido di #whatsappdown, ha vissuto con profonda apprensione la serata del 3 maggio 2017. Alle ore 23 si sono registrati momenti di grande terrore quando l’app di messaggistica diffusa capillarmente in tutto il mondo ha smesso di funzionare.
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I social sono stati immediatamente popolati di post che facevano trasparire più o meno disperazione sull’accaduto trasformando di fatto, e in pochi minuti, #whatsappdown in un trend topic.
I più ‘prudenti’ hanno pensato di tranquillizzare tutta la propria rete di ‘amici’ che si trovavano momentaneamente impossibilitati a comunicare tramite la famosa app. Per non gettare tutti nel ‘panico’, hanno comunque prospettato la soluzione di poter essere comunque rintracciati, nonostante la tarda ora, tramite sms o un qualsiasi social network.
Persino le persone dietro i profili virtuali residenti all’estero, hanno subito sentito l’esigenza di tranquillizzare amici e parenti con dei post in cui dichiaravano, in stile Farnesina, di stare bene e di essere fuori pericolo di vita nonostante non potessero contare sull’ausilio fondamentale di whatsapp.
I più hanno asserito che stare senza l’app di messaggistica è come tornare all’età della pietra senza neanche i piccioni viaggiatori a cui poter affidare un messaggio.
Qualcuno si è limitato ad una riflessione profonda sul senso più profondo della vita e su come quest’ultima non abbia lo stesso valore se non la si può condividere, anche se solo per alcuni momenti, con tutti i propri amici virtuali e non.
E pensiamo a quanti avranno potuto usare la scusa di #whatsappdown per giustificare una propria mancanza.
Credo che sia il caso di farsi delle domande. E’ forse vero che l’umanità virtuale sta rimpiazzando una buona chiacchierata davanti ad un buon caffè? E’ possibile che non poter comunicare tramite una singola app e avendo a disposizione infiniti mezzi sia così destabilizzante?
Ma è diventato davvero così difficile, alle 11 di sera, con freddo e maltempo in mezza Italia, restare tranquilli e sereni a leggere un libro o a fare 2 chiacchiere in casa in intimità con la propria famiglia parlando, magari, di come è andata la giornata o approfittando per condividere ‘live’ i buoni propositi per il giorno successivo?
Parafrasando un tormentone della scorsa estate credo che abbiamo la prova provata di come, oramai, un istante è più importante condividerlo che viverlo.
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