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Castellammare di Stabia

Vivendi chiede risarcimento a Mediaset per campagna diffamatoria

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Colpi e contraccolpi tra le due holding, che hanno in pugno l’arma delle querele. Tra il gruppo francese Vivendi e Mediaset, sono in corso dei procedimenti che ora sono al vaglio dell’ottava Sezione Civile del Tribunale di Milano. Una sfida che nessuno dei due intende perdere; Mediaset ha citato in giudizio Vivendi, che nell’aprile scorso aveva sottoscritto un accordo ed  e poi è venuta meno ai vincoli delle clausole contenute nel contratto. Il gruppo francese, che si è sentito assediato da una campagna ritenuta dai suoi legali ‘diffamatoria’, ha a sua volta depositato una domanda riconvenzionale di risarcimento.

Mediaset mira a rendere esecutivo il contratto regolarmente firmato lo scorso anno dai francesi, e ad un risarcimento danni che dovrebbe essere di 1 mld e mezzo di euro. La penale è stata calcolata secondo la somma di 50 mln per ogni mese di ritardo che Vivendi avrebbe causato nell’adempimento e rispetto delle clausole, partendo dalla seconda metà del 2016.

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Ma il biscione non sembra soddisfatto, e impone dure condizioni dopo il disimpegno del gruppo francese. Fininvest, nell’ambito del contenzioso aperto lo scorso anno, presenta il suo conto ed esige un risarcimento per i danni subiti a causa della leggerezza dimostrata sugli impegni vincolanti sottoscritti, e chiede per questo 570 mln di euro, ai quali si aggiungerebbero le sanzioni per la svalutazione delle azioni Mediaset, provocata, secondo Fininvest, dal disorientamento causato nel mercato.

Le azioni avrebbero potuto avere un maggiore apprezzamento, secondo la holding italiana, se Vivendi avesse portato a buon fine l’operazione. A tutto questo si sarebbe aggiunto il danno all’immagine della Fininvest, e anche qui si chiama in causa il reato di diffamazione, si allude in particolare alle dichiarazioni rilasciate  dal Ceo De Puyfontaine al Financial Times.

Commentando infatti le ragioni del contenzioso su Mediaset Premium, l’Ad De Puyfontaine, ha dichiarato che “è stato siglato un accordo ad aprile 2016, ed è stato in seguito appurato che le informazioni fornite erano fuorvianti, si è cercato quindi di trovare una soluzione per una situazione che non ci soddisfaceva”.

Per quel che riguarda l’inchiesta della procura di Milano per aggiotaggio, in seguito all’esposto di Mediaset, il Ceo afferma che le accuse sarebbero “infondate e offensive”. Si dice fiducioso sulla conclusione della vicenda giudiziaria, perché “non vi è nulla di sostanziale nelle accuse”.

Nessuno sconto, dopo le schermaglie, tutto è finito agli avamposti delle vie legali, e la battaglia ora è nelle mani dei rispettivi difensori.

Intanto, Vincenzo Perozziello, giudice della sezione civile del Tribunale di Milano, ha unito i due procedimenti, quello presentato da Mediaset e Fininvest.
La reazione, sul piano legale, è scattata nell’agosto scorso, quando Mediaset ha appurato che Vivendi non operava in modo chiaro nei confronti degli impegni presi ad aprile, dopo avere siglato il contratto di acquisto di Premium. Ad ottobre, Mediaset, aveva poi depositato nella Procura di Milano, un’istanza cautelare contro il gruppo francese, chiedendo il sequestro del 3,5% del capitale, che avrebbe dovuto essere trasferito, secondo gli accordi, in azioni a Mediaset, quale controvalore per l’acquisizione di Premium.

Tuttavia, com’è noto, i francesi hanno fatto un passo indietro, e secondo il biscione, avrebbero messo in atto una ‘scalata sleale’ nei confronti di Mediaset, con strategie truffaldine.
Tramite la stampa, la famiglia Berlusconi aveva fatto sapere che si sarebbe difesa “con ogni mezzo e in tutte le sedi, visto che dall’altra parte, con l’inganno, si fa scempio delle leggi del mercato.”

Le ostilità sono ancora aperte, e sarà il Tribunale di Milano a pronunciarsi sui procedimenti in corso.

 

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