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Vittorio Gargiulo: con il coach Mastrocinque nella Napoli di Ricciardi

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Vittorio Gargiulo è il protagonista del quarto episodio de Il Commissario Ricciardi, in onda da questa sera su Rai 1. La video intervista esclusiva con il coach Peppe Mastrocinque e il suo giovane volto da prima serata.

Vittorio Gargiulo: con il coach Mastrocinque nella Napoli di Ricciardi

Vedi Napoli e poi muori. La celebre espressione, vanto di ogni partenopeo, non varrà per le prossime settimane. Vedi Napoli e poi vivi: una Napoli lontana quasi un secolo, in prima serata su Rai 1. Da questa sera, Il Commissario Ricciardi di Alessandro D’Alatri sarà protagonista indiscussa delle storie di Maurizio De Giovanni: alla portata di tutt’Italia. Croce e delizia dei suoi cittadini, Napoli è prodiga: non ruba la scena, ma accompagna i suoi figli ad esserne il volto.

L

a redazione ha incontrato Vittorio Gargiulo, protagonista dell’episodio 4, e Peppe Mastrocinque, l’indispensabile coach di lui e di tanti altri.

Se Vittorio è un giovanissimo attore dalle idee già chiare, dalla coscienza pulita e determinato a vivere il sogno che il mestiere di attore gli riserva, Peppe Mastrocinque ha già anni di carriera alle spalle, principalmente come attore. Ma conoscere questo mondo è vano se non ci si mette a disposizione delle nuove generazioni: è per questo che Mastrocinque ha fondato una scuola, una palestra di vita e carriera che accompagni i suoi giovani dalla scoperta della settima arte fino all’ultimo ciak.

In esclusiva per noi, Peppe Mastrocinque parla della figura del coach:

È una cosa di cui mi occupo da anni. Ho iniziato per la Rai con La Squadra, ho lavorato con Beppe Fiorello per L’Oro di Scampia. È una passione: mi fa piacere stare accanto agli attori, io che da più di vent’anni lo sono. Mi sono fatto carico di questo ruolo perché in Italia, dieci o quindici anni fa, non era conosciuto. Il coach è un’anticamera della regia. La sua figura è fondamentale nelle serie tv, in cui gli attori devono girare spesso raccordi di scene, anticiparle insieme a parte della storia. Il coach interviene per avere un raccordo emotivo che sia giusto per il personaggio. Permette di centrare l’attore nella storia. Non prevarica il regista: è un lavoro sottile, di comprensione del ruolo rispetto alla produzione. Quando si instaura un bel rapporto con il regista può anche suggerire all’attore un momento emotivo o che una scena può essere migliorata. È un bellissimo lavoro.

Non un insegnante, o un maestro, definizione che Mastrocinque non ha raccolto: un allenatore che agisce nel migliorare qualcosa che già c’è. E lui lo fa ogni giorno con la scuola PM5.

Questa definizione si addice molto. Ma se la figura del maestro è intesa in senso pedagogico di un tutor e riferimento posso ritrovarmici. A un certo punto del mio percorso artistico, dopo essermi concentrato sulle esigenze del lavoro, alimentando anche un ego comune nel nostro mestiere, contento di ciò che avevo fatto, oggi sono felice perché posso dedicarmi ai giovani: il mio bagaglio esperienziale è a disposizione dei miei ragazzi, sia dal punto di vista professionale che umano. Ho molto a cuore la loro crescita all’interno di un mondo che, pur avendo il suo fascino, ha tante insidie. Mi fa piacere curarli dalla formazione alla rappresentanza, cercando di inserirli in questo mondo in maniera bella, prendendone la parte migliore. L’allenatore è chi guarda l’allievo e riesce a tirarne fuori il meglio per la sua crescita.

Un mondo fantastico, ma insidioso: soprattutto in una terra che di insidie ne conosce già.

Si parla sempre del riscatto del sud e di Napoli, supponendo che sia stata bella solo in alcuni periodi. Si è sempre parlato del riscatto del popolo e della città. Si parla di quello che ha di grande e bello dal punto di vista culturale, umano e professionale come se avesse ancora qualcosa da rivendicare. Io non sono d’accordo e dico che ciò che abbiamo va condiviso, non difeso. Abbiamo un grosso patrimonio attoriale in Campania e a Napoli: gli attori napoletani possono fare tutto, sanno passare senza difficoltà dalla tragedia alla commedia. È una duttilità che non tutti hanno e la Campania ha delle eccellenze. Ciò che ho voluto è mettere la scuola qui su Napoli per dare un’occasione, che è ciò che ci manca. Ma ce la faremo perché credo nella mia città, che non ha bisogno di riscattarsi da nulla: esistiamo, e siamo belli per ciò che siamo.

Prima di iniziare l’intervista, ho scambiato due parole con Vittorio Gargiulo: ha gli occhi che ridono e una splendida determinazione. Genuinità e consapevolezza sembrano la pista da seguire per rincorrere il sogno: non il successo, ma qualcosa che viene da dentro e non si può ignorare.

Ci tengo a dire che Peppe mi ha davvero cresciuto in questo percorso: lo ringrazio perché con i suoi consigli e le sue accortezze non mi sono mai sentito solo. Sono arrivato sul set di Ricciardi sapendo già come girare le scene, ed è stato molto bello lavorare con D’Alatri, disponibile sin dal primo provino con cui condivido una bella amicizia. Quando ero sul set ricordo Peppe che mi spingeva alla concentrazione e mi motivava allo studio. La cosa più importante per un aspirante attore è lo studio della storia della recitazione, è fondamentale guardare film. Dico sempre che sarebbe bello fare della propria passione un lavoro e, grazie a Peppe, forse ci stiamo riuscendo. Senza studiare non si va da nessuna parte.

Vittorio comparirà nel quarto episodio del Commissario Ricciardi insieme all’ombra positivissima di Peppe Mastrocinque, perché il cinema è più di quello che viene mostrato e se riesce a rubarci il cuore è anche grazie a chi opera dietro il monitor, ma il cui lavoro esplode in ogni frame e in ogni battuta.

 

 

 

Lorenza Sabatino

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