La prima giornata delle due esponenti grilline (Virginia Raggi e Chiara Appendino) a Roma e Torino: “Cambieremo tutto”
COME Madrid e Barcellona in Spagna con Manuela Carmena e Ada Colau, così Roma e Torino in Italia con Virginia Raggi e Chiara Appendino. Là due donne sindaco elette con Podemos, qui coi Cinquestelle. In entrambi i casi: la capitale, la città simbolo del lavoro. Quattro donne cresciute nel contrasto alla classe politica dominante, di governo o di opposizione, guidano oggi le prime città dei due Paesi europei. Le analisi di quel che sta cambiando (che è già cambiato da tempo) lasciamole ad altri: non sempre e non tutti hanno avuto il dono della preveggenza. Restiamo piuttosto ai fatti, riprendiamo da dove eravamo rimasti due settimane fa. «Vorrei parlare di Virginia Raggi e Chiara Appendino », dicevo. «Di cosa stiamo parlando? », ha replicato su questo giornale qualcuno, molto vicino all’ex sindaco di Torino. Risposta: dei nuovi sindaci. Ora che hanno vinto osserviamole muoversi nei primi passi del loro primo giorno. A volte una parola, un dettaglio possono illuminare il quadro. Sono due giovani donne, madri, in politica da più di cinque anni. Una sorpresa solo per chi non le aveva mai viste. Entrambe definite “prime della classe”, da chi le conosce come da chi le denigra. Appendino ha persino risposto: «Non sono secchiona, ho sempre passato i compiti a chi era in difficoltà». Vediamo le immagini di ieri.
IL RISULTATO, LA REAZIONE. Virginia Raggi, 37 anni, avvocato, un figlio, ha preso 770mila voti, più del doppio del candidato Pd Roberto Giachetti. 67,15 per cento. I dirigenti locali e nazionali del Pd hanno commentato che le destre hanno votato Cinquestelle. Raggi ha risposto che le sinistre non hanno votato Pd, circostanza per quel partito caso mai più preoccupante. Che la metà dei cittadini non è andata a votare, dato più eloquente ancora. Quelle che nella notte sono state indicate come sue lacrime sono in realtà le immagini di una lieve danza di esultanza, al telefono, come si vede bene nel video. Raggi ha raggiunto in un hotel romano Grillo e Davide Casaleggio. Grillo è comparso alla finestra con un appendiabiti, o appendino, attaccato al collo. Raggi è uscita per strada, fra i militanti in festa sotto gli ombrelli, e ha detto poche parole: «Lo sappiamo come è Roma, ma più è difficile più sarà bello. Abbiamo un programma pazzesco scritto insieme ai cittadini. Portiamo tutti i romani a lavorare per Roma, anche se siamo disabituati». Poi ha scherzato sui tormentoni della campagna elettorale. «Allora: sulle Olimpiadi…». I militanti hanno applaudito e fatto buu, indicando il disinteresse per il tema. Infine, con riferimento all’imitazione che ne fa Fiorello, ha detto: «Poi vi dico anche una poesia e gli affluenti del Po». Dopo fino alle 4 a festeggiare.
C
hiara Appendino, 31 anni, economista, un figlio di pochi mesi (ha iniziato in gravidanza la campagna elettorale) ha avuto il 54,56 % dei voti, quasi dieci punti in più di Piero Fassino. Il quale – da sindaco, lei consigliera comunale – la sfidò a fare di meglio una volta al suo posto. Lo stesso Fassino alla vigilia del primo turno aveva attribuito ai Cinquestelle in un paio di occasioni pubbliche, per esempio al Salone del Libro, una scarsa presa del Movimento in città. Nel commentare il risultato Appendino ha dedicato al suo avversario una sola frase: «Non molto incisivo nella capacità di ascolto». Poi, più in generale: «La città si è sentita sola, in questi anni. Specialmente le periferie».
IL PROGRAMMA. Qualche accenno al programma fin dal primo giorno. Appendino, no Tav, è stata accolta dal giubilo degli abitanti della Val di Susa. Contraria al traforo per motivi non solo ambientali ma economici («I costi sono superiori ai benefici, meglio molte piccole opere per la comunità») ieri ha detto che «un sindaco non può bloccare i lavori. Porterò al tavolo le ragioni del mio no e in base alla discussione valuterò se uscirne». Ha subito chiesto le dimissioni di Francesco Profumo dalla presidenza della Compagnia di San Paolo, il cuore economico finanziario della città, accennando al recente aumento di 400 mila euro stanziato nei giorni scorsi per aumenti agli stipendi dei dirigenti. Ha anche messo in dubbio la nomina di Paolo Peverano all’Iren, nome da poco indicato da Fassino. Nel mio mandato, ha detto, ci sarà un semestre bianco per il sindaco: non potrà fare nomine negli ultimi sei mesi di mandato. Ha annunciato anche il reddito di cittadinanza e la chiusura dei centri Cie con una politica di reinserimento scolastico per i bambini e lavorativo per gli adulti immigrati.
Virginia Raggi si è rivolta ieri agli elettori con un lungo post su Facebook nel quale non ha fatto cenno a funivie, olimpiadi e altri caposaldi della discussione televisiva delle scorse settimane. Ha detto prima di tutto: «Finalmente una donna, in un tempo in cui le pari opportunità sono una chimera», mettendo a tacere tutti coloro che giudicavano sessista sottolineare il genere del candidato. Ha poi parlato di anni di malgoverno e di Mafia capitale. «Cambia tutto, ora tocca a noi», il titolo. Fra i primi commenti quello di un ragazzo di 17 anni che dice: non ho potuto votare ma ho convinto la mia famiglia. I dati indicano che l’elettorato di Raggi (e dei candidati grillini nei municipi, vinti nel numero di 12 su 14 a Roma) è molto più giovane rispetto a quello dei partiti tradizionali.
LA GIUNTA. Appendino ha selezionato curriculum di 400 candidati e già indicato quasi tutti i nomi. Ci sono il presidente dell’Arcigay Marco Giusta, l’uomo dei conti del leghista Cota Sergio Rolando, il docente di storia dell’architettura al Politecnico Guido Montanari, per lo Sport Roberto Finardi ex dirigente Coni, atleta e tifoso del Toro (Appendino è juventina, fino a 25 anni ha giocato terzino). Sonia Schettino che viene dalla Compagnia di San Paolo e dalla fondazione Agnelli, l’insegnante Federica Patti, che come altri arriva da associazioni e ambienti vicini alla sinistra. Ha annunciato che i lavori della giunta saranno trasmessi in diretta Facebook una volta al mese. Dal Politecnico viene anche Cristina Pronello, che Virginia Raggi vuole a Roma ai Trasporti. L’assai apprezzato urbanista Paolo Berdini e il rugbista Andrea Lo Cicero, pilone, 103 presenze in nazionale. Questi i nomi di punta. Ieri giornata di grandi consultazioni per le posizioni ancora scoperte.
GRILLO. Appendino non ha sottoscritto il “contratto” che vincola Virginia Raggi e i consiglieri capitolini allo staff del Movimento e che prevede tra l’altro multe in caso di “danno d’immagine”. Raggi ha pubblicamente ringraziato della sua elezione Grillo e Casaleggio, Appendino forse in privato. Rispetto a Raggi, che è stata indicata come candidato sindaco da 1724 persone nelle primarie on line, Appendino è stata scelta come candidato sindaco per acclamazione, in assemblea.
CARRIERA POLITICA E POLEMICHE. Entrambe fanno politica da più di cinque anni e sono state consigliere comunali di opposizione nell’ultimo mandato. Appendino aveva una iniziale simpatia per Sel e stima per l’allora leader Nichi Vendola. Si è avvicinata ai Cinquestelle “per caso”, ha raccontato, insieme al marito, industriale e simpatizzante del Movimento. Ha proposto, a un banchetto per strada, di “dare una mano” a decifrare il Bilancio del Comune. E’ laureata in Economia alla Bocconi. Raggi ha lavorato come praticante nello studio legale Sammarco, prima di entrare in politica a 32 anni. Il praticantato in quello studio, che ha lavorato con Cesare Previti, ha suscitato polemiche in campagna elettorale. Da ultimo, alla vigilia del voto, è stata attaccata per una consulenza non dichiarata alla Asl di Civitavecchia. «Ci hanno fatto una guerra senza precedenti », ha detto ieri notte sotto la pioggia, «ma da oggi lavoriamo tutti per Roma».
vivicentro.it/politica – repubblica / Virginia Raggi e Chiara Appendino – Dalle banche al cemento parte la carica delle sindache CONCITA DE GREGORIO
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