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n nuovo capitolo di dolore si riapre sulla vicenda “Forteto” di Vicchio al Mugello, la comunità fondata da Rodolfo Fiesoli per minori disagiati. Ma il disagio più brutto, più indicibile accadeva proprio al Forteto dove Fiesoli ed i suoi più stretti collaboratori erano gli orchi che insidiavano,violentavano, punivano, vessavano ed inculcavano strane memorie di violenze avvenute al di fuori della comunità.
Per 30 anni la comunità del Mugello è stata considerata “un’eccellenza”, un modello di recupero e rieducazione di bambini e ragazzi disagiati, disabili o figli di alcolisti o tossicodipendenti, piccoli strappati dal Tribunale alla brutalità dei genitori naturali e catapultati in un incubo. A fondarla, nel ’77, sono Fiesoli e Luigi Goffredi.
Fiesoli fu arrestato il 23 Dicembre 2017 dopo che la sentenza di Cassazione mise la parola fine su questa orrenda vicenda e portato nel carcere di Sollicciano (Firenze) per scontare la pena residua di 14 anni, 8 mesi e 17 giorni (su 15 anni e 10 mesi). Ma ad oggi il verdetto non è da considerarsi definitivo dopo il ricorso presentato dai suoi avvocati: alcune parti annullate fanno di Fiesoli ancora un imputato e puo’ attendere fuori dal carcere i futuri giudizi. Annullamenti che riguardano un caso di violenza sessuale su un giovane ove è ancora da stabilire se fu violenza semplice o ‘di gruppo’ e altri per l’inadeguatezza della motivazione dei giudici della corte d’appello.
Già nel 1985 Rodolfo Fiesoli viene condannato per atti di libidine violenta e corruzione di minorenne ma grazie alla difesa da parte di Gian Paolo Meucci, Ernesto Balducci e altri, la condanna non ebbe effetti pratici e Il Forteto diventerà un importante interlocutore della Regione Toscana. In seguito alla denuncia di numerose persone, Fiesoli viene nuovamente arrestato il 20 dicembre 2011
I ragazzi depongono in Tribunale durante i processi e raccontano delle “regole” del sistema “setta” Forteto! – Al Forteto uomini e donne vivono divisi: dormono, mangiano, lavorano separati anche se sposati. La famiglia era una gabbia oppressiva, bisognava isolarsi dall’egoismo del mondo. L’eterosessualità è “osteggiata”, l’omosessualità incentivata. Le donne – racconta Giuseppe – erano maiale e puttane, anche la Madonna era “puttana”, perché non voleva far crescere Gesù. Si doveva tutti cercare di maturare attraverso il confronto – ricorda Donatella – e il “confronto”, nel lessico rovesciato del profeta, era il sesso omosessuale. I ragazzi che mostrano desiderio per l’altro sesso sono finocchi, le ragazze lesbiche. Chi veniva scoperto era umiliato di fronte a tutti, sottoposto ai “chiarimenti”. Ti mettevano su una sedia, la sera, e ti facevano un processo. Dovevi confessare di essere preda di ossessioni sessuali anche se non era vero, o di aver subito violenza dalla famiglia di origine anche se non era mai successo. Chi si ribella o si oppone subisce le “punizioni”: tirate di capelli, botte con il mattarello, zoccolate. Oppure si veniva richiusi nella cella frigorifera. È cominciato tutto che ero un ragazzetto. La mattina Rodolfo mi invitava a prendere il caffelatte: “Vienimi a trovare in camera, bisogna ragionare”, mi diceva, ma non era un ragionare – dice Marco, – lo trovavo in canottiera e senza mutande, scostava le lenzuola e mi chiedeva di avere rapporti con lui. “Tutti dobbiamo liberarci dalla nostra materialità, questo è affetto puro vero amore, predicava, e noi ci credevamo”, continua Sergio. “Mi ci portava la mia mamma affidataria – racconta Alessio – “Ma lasciati andare”, mi diceva, “Rodolfo lo fa con tutti, è normale, ti leva questa materialità”. Guarire gli abusi con altri abusi, ecco la specialità del Forteto. “Ero stata abusata dal mio genitore naturale – racconta Marika – sono arrivata lì a 8 anni, nel 1983, dopo qualche anno il mio padre affidatario comincia a dirmi che per superare il trauma serviva che io lo rivivessi. Si abbassò i pantaloni e mi costrinse a fare sesso orale. “Hai visto, mi disse, non è nulla di che..”.
Questo è stato il Forteto, questi gli “insegnamenti” e gli “abusi” di Fiesoli.
Fiesoli oggi è fuori dal carcere in una località segreta ad attendere serenamente un nuovo processo.
Le vittime sono fuori ma dentro ad “un carcere interiore con fine pena MAI”
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