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ll’estremità ovest della collina di Varano nell’area archeologica degli scavi dell’antica Stabiae, fu costruita nel II sec. Quella che oggi è denominata Villa Arianna. Alla villa fu dato tale nome per la presenza di una pittura a tema mitologico che raffigura Arianna abbandonata da Teseo.
La villa, per la sua complessità strutturale e decorativa rappresenta uno dei maggiori ed eccelsi esempi di ville romane nella zona campana.
Fino a giorno 4 Agosto 2017, la più prestigiosa e antica Accademia di restauro in Polonia: l’Accademia delle Belle Arti di Varsavia; impiegherà i suoi specialisti nel restauro di alcune applicazioni decorative della Villa Arianna.
L’intervento in corso prevede il restauro e il consolidamento del cubicolo 45, con decorazione in II stile iniziale e dell’ambiente 7 con decorazioni parietali tipiche del IV stile.
L’opera di restauro è condotta da cinque studenti della Facoltà di Conservazione e Restauro dell’Accademia polacca, coordinati dal vice preside prof. Krzysztof Chmielewski e dalla professoressa Julia Burdajewicz.
Il progetto, sotto la direzione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e il coordinamento della Fondazione RAS, trait d’union tra le due Istituzioni, è supportato economicamente anche dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia.
Il restauro è già stato avviato da ben 4 settimane e questo è il Terzo anno consecutivo che la prestigiosa accademia si occupa di riportare all’antico splendore la villa romana.
I Due restauratori dichiarano:
“Nella parte inferiore del muro sud, che si trova entrando a destra, al momento della rimozione delle stuccature deteriorate, risalenti agli anni ’50 e ’60, e realizzate in occasione degli interventi promossi da Libero D’Orsi, abbiamo documentato una profonda lacuna. All’interno di quest’ultima, con nostro gran stupore, abbiamo rinvenuto alcuni frammenti di intonaco dipinto. Evidentemente queste porzioni furono trovate a terra e, anziché essere ricollocate nella loro posizione originaria sulla parete, sono state impiegate come materiale di riempimento per colmare la profonda cavità. Siamo riusciti a trovare il loro esatto posizionamento e fissarle. Un fatto singolare ed emozionante se si considera che non capita spesso che dopo il restauro ci si ritrovi ad avere una superficie dipinta maggiore di quella di partenza”.
La speranza del prof. Krzysztof Chmielewski e dalla professoressa Julia Burdajewicz, è riuscire a dare vita a un programma a lungo termine che possa coinvolgere un numero sempre maggiore di studenti per rivalutare il sito archeologico.
Ci auguriamo che questo sia un passo continuo e duraturo verso la riqualificazione di un’area archeologica che sin dai primi ritrovamenti appare come una fra le zone più interessanti della Campania archeologica.
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