Viadotto Himera ancora da completare. E c’è di neanche iniziato. Una Sicilia come scordata dai Governi e da parte di tutte le forze politiche.
Nel pomeriggio di venerdì 10 aprile 2015, un pilone dell’A19 Catania-Palermo cedette per un evento franoso del terreno all’altezza del chilometro 61, tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli, causando l’interruzione del traffico in entrambe le carreggiate e provocando lunghe code. Di fatto per alcuni giorni la Sicilia rimase come divisa in due in quanto il collegamento autostradale fu interrotto.
Si riempirono pagine di giornali e dichiarazioni nei talkshow di indignati politici, tecnici e opinionisti contro l’allora Governo nazionale Renzi e regionale Crocetta, specialmente delle allora cosiddette Opposizioni che dopo sono state e sono al Governo nazionale e regionale. Si denunciò in quel tempo e da tutte le parti, la notoria e palese, tranne per chi non può o non vuole vedere, condizione di arretratezza infrastrutturale e viabile dell’Isola con il resto della Penisola.
Il viadotto Himera nel frattempo venne demolito. I lavori per la ricostruzione vennero assegnati nel febbraio 2018 con una spesa di circa 11 milioni di euro e iniziati il 15 maggio 2018 da una ditta che in beve realizzò i pali di fondazione delle due nuove pile e i pali di fondazione dei rostri di protezione delle stesse nonché le operazioni di consolidamento delle due pile esistenti. Il progetto prevede un ponte in acciaio, con tre campate di grande luce per uno sviluppo complessivo di 270 metri. I lavori sono proceduti spediti, tanto che già si parlava di consegnare il ponte nella seconda metà di quest’anno.
Ma poi, come sempre in Sicilia, i lavori hanno iniziato a rallentare.
“Per il ponte Morandi ho letto con piacere che è stata effettuata la prima gettata di cemento, in Sicilia dopo quattro anni il ponte Imera è ancora nelle fantasie dei vertici dell’Anas, la verità è che Rfi e Anas nel Mezzogiorno d’Italia dovrebbero cambiare passo” ha dichiarato pochi giorni addietro il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in visita a Genova per il Salone nautico internazionale, stigmatizzando la situazione in cui versa il viadotto crollato tra Palermo e Catania
“Qui in Liguria un cantiere dell’Anas forse dura un anno-due, in Sicilia c’è un effetto moltiplicatore per cui un cantiere dell’Anas dura cinque anni”, ha denunciato Nello Musumeci.
L’opinione.
Ci siamo occupati da queste pagine di altri casi inerenti ponti, gallerie paramassi, annosi svincoli autostradali fantasma, frane sull’autostrada ormai fossilizzatesi (come le ossa dei dinosauri), autostrade con manto dissestato e pieno di buche, ecc. Ma poi ineluttabilmente si giunge alla solita amara conclusione: Chiunque si trovi al Governo nazionale e regionale, dalla destra, alla sinistra fino alla lega e 5stelle, dice di volere cambiare tutto per poi nella sostanza non mutare o anche, per carità, non riuscire a mutare nulla. Spesso si vede sui social di concittadini (alcuni pure con una punta di evidente razzismo) che additano i siciliani di non sapere votare, insomma di cercarsela. Invece i siciliani le forze politiche le abbiamo provate tutte e le stiamo ancora sperimentando sulla nostra pelle. Però il risultato sembra essere sempre il medesimo. Tanti Parlamentari eletti, di qualsiasi partito o movimento, da un iniziale propaganda e partecipazione, finiscono poi con l’entrare nell’ottica del palco ed esibizionismo, nello stile dei blasonati imputriditi ospiti delle “commerciabili” tv nazionali, pubbliche e private, elargendo quindi retoriche “satoriane”, oggi “dursiane”, nonché promettendo sostanzialmente solo panem et circenses, sicché riempiono di pettegolezzi i giornali, siti online, tg, talk show e social, anche con selfie e racconti soggettivi, ma poi di fatto, effettivo, efficace e toccabile, non si vede nulla sul territorio. La Sicilia com’era vent’anni addietro, è tutt’ora, a livello infrastrutturale, viabilità, sviluppo e lavoro. Anzi peggio, in quanto non c’è stata risaputamente alcuna manutenzione nei decenni scorsi e pertanto tutto è prossimo a deteriorarsi se non pure a crollare. Per non dire della devastante emigrazione dell’ultimo decennio, soprattutto della forza biologica, i giovani. Come se ne esce da questa generalizzata, trasversale e mentalmente incancrenita, collettrice umana politico-istituzionale-burocratica, nello Stato, Regioni, Comuni e rispettive propaggini ?
A
dduso Sebastiano
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