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omincia con il fiatone la stagione invernale del Filarmonico, il prestigioso teatro veronese. Infatti, i lavoratori della Fondazione Arena hanno indetto tre giornate di sciopero, facendo saltare una giornata di prove, un concerto serale “Verona Lirica” programmato per domenica 9 e la prima della pucciniana “La Bohème” in calendario per domenica 16 dicembre.
L’impatto comunicativo vuole essere “forte e chiaro” se gli scioperanti non si fermano neanche di fronte alla solennità di una “prima”. L’assemblea dei lavoratori che ha deliberato è stata parecchio compatta, se si considera che su 141 partecipanti ben 125 hanno votato per lo sciopero e solo 9 contrari. Sette salomonicamente si sono astenuti. Comunque significa che il disagio nella categoria è forte. Infatti, all’assemblea, oltre ai lavoratori dipendenti, hanno partecipato anche i dirigenti nazionali del settore spettacolo di svariate sigle sindacali: Cgil, Uil, Fials.
Tutti manifestano preoccupazione per le modalità di gestione dell’Ente accusato di lasciare buchi nell’organico e di non procedere alle dovute sostituzioni; ma soprattutto di aver presentato una programmazione per il prossimo anno 2019 che si ferma alla sola stagione areniana estiva. La programmazione autunnale non è neanche menzionata. Ed i lavoratori temono giustamente per il loro posto di lavoro.
Le diplomazie da ambo le parti – sindacale ed istituzionale – sono al lavoro per scongiurare, o almeno limitare i danni, che una simile protesta possa causare, sia in termini economici che in termini di danno di immagine.
Per un teatro del calibro del Filarmonico non sarebbe certo una bella figura mancare la “prima” della prima opera in cartellone della ripresa autunnale.
Sarebbe auspicabile per tutti trovare un punto di incontro che non scontenti nessuno: i lavoratori che hanno diritto alla loro sacrosanta serenità lavorativa ed il teatro che ha diritto a mantenere alto il suo prestigio di ente culturale unanimemente riconosciuto ed apprezzato.
Carmelo Toscano
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