Fmi, la Deutsche Bank ha fallito gli stress test della Fed. Troppo esposta sui derivati, potenziale fonte di choc esterni
C
on un’esposizione ai derivati pari a circa quindici volte il Pil tedesco, Deutsche Bank e’ l’istituto che risulta la maggiore fonte potenziale al mondo di shock esterni per il sistema finanziario. E’ quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale nel suo Financial Sector Assessment Program. La banca tedesca, che ieri ha fallito insieme a Santander gli stress test della Federal Reserve, e’, secondo il Fmi, “il piu’ rilevante contribuente netto ai rischi sistemici tra le banche di rilevanza sistemica globale, seguita da Hsbc e Credit Suisse”. Secondo l’istituto di Washington, inoltre, il sistema bancario tedesco pone il maggior grado di rischi di contagio esterni in proporzione ai rischi interni (seguono Francia, Regno Unito e Usa).
Il Fmi sottolinea quindi che “la rilevanza di Deutsche Bank sottolinea la necessita’ di un’intensa supervisione sulla gestione del rischio e di un monitoraggio sull’esposizione transfrontaliera, cosi’ come della capacita’ delle banche di rilevanza sistemica di elaborare nuove procedure di risoluzione”. “La Germania”, si legge ancora nel documento, “ha bisogno di studiare se i suoi piani di risoluzione delle banche sono applicabili, dal punto di vista, ad esempio, della tempestiva valutazione delle attivita’ da trasferire, dell’accesso continuo alle infrastrutture dei mercati finanziari e dalla possibilita’ delle autorita’ di assicurare controlli su una banca con tempi di risoluzione di pochi giorni, con l’imposizione, se necessario, di una moratoria”. A rendere vulnerabile l’istituto teutonico e’ la colossale esposizione a derivati, stimata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali come superiore a 50 mila miliardi di dollari, una cifra pari a duemila volte la capitalizzazione di mercato dell’istituto. Secondo la Bri, inoltre, Deutsche Bank e Morgan Stanley contano da sole per il 20% dell’esposizione globale a derivati. “Immaginate di acquistare una casa per duemila dollari con garanzie per un dollaro”, chioso’ il ‘Financial Times’ in un articolo dello scorso febbraio.
(AGI)
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