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Vaccino contro Coronavirus sarebbe già pronto a Pittsburgh ?

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L’Università di  Pittsburgh (USA) annuncia un potenziale vaccino- cerotto contro il Coronavirus

Coronavirus: tra i tanti farmaci, sarebbe già pronto un vaccino a Pittsburgh?

I

l virus è accerchiato, occhi, laboratori e microscopi elettronici sono puntati su di lui. Non avrà vita facile e prima o poi verrà sconfitto.

L’armamentario farmaceutico contro questo killer attualmente non è codificato, perché è appena comparso sulla scena clinica planetaria. Ma i Medici di tutto il mondo stanno facendo ricorso a tutti i farmaci di cui dispongono.

E che ragionevolmente possono essere usati per sconfiggere un nemico inaspettato di tale inaudita potenza e ferocia.

I farmaci dei quali attualmente si dispone sono qui di seguito elencati.

Clorochina, vecchio farmaco antimalarico, che col suo meccanismo di azione impedisce al virus di entrare dentro la cellula dove poi la farebbe da padrone. È un farmaco attualmente usato e di poco costo (5 euro 30 compresse). In una discreta quantità di pazienti funziona.

Tocilizumab, sarilumab,  farmaci antinfiammatori potenti, usati per contrastare la reazione infiammatoria del sistema immunitario. Talvolta esageratache e finisce per essere dannosa . Più o meno come avviene in alcune patologie autoimmuni.

Lopinavir/ritonavir (in combinazione) e Remdisivir, farmaci antivirali.  I primi due fino ad oggi usati contro l’HIV e il secondo venne usato contro l’epidemia Ebola. Li si sperimenta entrami. Sperando, che loro meccanismo d’azione antivirale, possa essere efficace contro il Covid-19.

Il favipiravir,  è un antivirale usato in Giappone con buoni risultati contro il comune virus influenzale.  Che appartiene  anch’esso alla famiglia dei coronavirus.

Immunizzazione passiva con gli anticorpi elaborati dai pazienti malati e guariti.

Non tutti vengono usati conemporaneamente ma, di volta in volta, si sceglie in base alla situazione clinica del malato.

Il Vaccino è l’auspicata immunizzazione attiva. Purtroppo non è ancora stato messo a punto.  Ma decine di laboratori di varie Università  e di aziende farmaceutiche sono già all’opera, instancabilmente.

Come altrettanti cani da tartufo sono all’opera.  Per cercare di scovare una qualsiasi traccia che li possa condurre ad individuare un tallone di Achille a cui aggrapparsi.

Sperando di eliminare il pericoloso rivale che fino ad ora sembra invulnerabile. Ma non lo sarà ancora per molto. Perché i primi annunci di questi giorni  fanno ben sperare.

L’Università di  Pittsburgh (USA)  nei suoi laboratori  coordinati – già dal 2003 –  dall’italiano Andrea Gambotto e Louis Falo, fa sapere alla comunità scientifica di aver già messo a punto un “vaccino cerotto“,  contro SARS-CoV2.

Il vaccino è attualmente allo studio sui topi dove sta danto risultati incoraggianti. Provvisoriamente  il suo nome è:  PittCoVacc (Pittsburgh CoronaVirus Vaccine).

Ovviamente si aspetta l’autorizzazione di poter fare la sperimentazione su volontari umani. Se desse risultati positivi anche sull’uomo in pochi mesi potrebbe essere prodotto e distribuito.

E la cosa interessante, inolte, è che è stato progettato per essere somministrato per via cutanea. Tramite un pratico cerotto –  si un cerotto ! –  ingegnerizzato con microaghi che in breve tempo si sciolgono nella pelle.

Ma procurando ugualmente immunità potente e duratura. In più presenta il vantaggio di essere un vaccino pratico, da somministrare a un’ampia popolazione.

Speriamo che siano rose e che fioriscano rigogliosamente in breve tempo. E se così sarà, vorremmo anche notare, per inciso, che uno dei cervelli che sta lavorando a questo promettente progetto è un italiano, il barese prof. Andrea Gambotto.

L’Italia dice che vuol prendere lezione da questa immane tragedia. Una di queste lezioni potrebbe essere di investire sulla ricerca scientifica.  Come si addice ad una grande nazione.

E fare in modo che cervelli come il ricercatore Andrea Gambotto restino in Italia, a dare lustro alla nazione e ad apportarne benessere.

Carmelo TOSCANO

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