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Castellammare di Stabia

Ustica, 37 anni dopo archivi aperti ma nessuna verità

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ono trascorsi 37 anni dalla strage di Ustica, e ancora la rabbia e la delusione accompagnano le voci dei familiari di quelle 81 vittime. Dagli archivi, infatti, non è emerso nulla che già non si sapesse su quel tragico 27 giugno 1980 quando “in uno scenario di guerra sul Mar Mediterraneo” un aereo militare di non si sa quale nazione sparò un missile che colpì il DC9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo.

Fin dall’inizio il caso è accompagnato da numerose polemiche in cui emergevano forti responsabilità di settori dei vertici militari, dei servizi segreti, della magistratura e della classe politica per aver ostacolato l’accertamento della verità. Le successive inchieste non aiutarono a far chiarezza su l’ennesimo “mistero” della storia della Repubblica; tuttavia emerse con crescente forza l’ipotesi di scenari di guerra nei cieli del Tirreno, e quindi l’abbattimento del DC9 a causa di un missile. Le omertà, i depistaggi e i continui insabbiamenti crearono un vero e proprio “muro di gomma” – nel 1991 Marco Risi intitolò così un film sulla vicenda – per contrastare la ricerca della verità. Una verità  ancora oggi ostacolata e censurata.

Daria Bonfetti, presidente dell’Associazione Partenti delle Vittime della strage di Ustica, parla di speranze disattese dopo le direttive di Renzi per una desecretazione di documenti che avrebbero potuto far luce sull’accaduto. Dopo continue richieste e pressioni, l’ufficio competente risponde che non c’è nessuna documentazione e che non sanno dove siano finiti i loro archivi. Sembra incredibile che al Ministero dei trasporti nessuno sappia dove sia finita la documentazione della Marina e dall’Aviazione dal giugno 1980 in poi. Un paradosso tutto italiano che rischia, ancora una volta, di sbarrare la strada ad accertamenti più approfonditi su quanto accadde il 27 giugno 1980.

 

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