Al Torrione tra busti di gesso e dipinti a carboncino primeggia il Dottor Giuseppe Capuano, ginecologo della regina Margherita di Savoia.
Quale pizza preferite? Una domanda insolita rivolta a chi va per musei, ma nel caso del Museo Civico del Torrione di Forio d’Ischia è pertinente. La pizza margherita, fu ideata dal signor Brandi, titolare con la consorte della famosa e omonima pizzeria napoletana, per festeggiare il nuovo vessillo sabaudo, il tricolore, e fu chiamata così in omaggio alla nuova regina, Margherita, appunto. A Sua Altezza Reale non solo piaceva la pizza, ma aveva un grande desiderio: quello di generare l’erede al trono, che però tardava a venire. Dopo una scelta meditata e ampiamente vagliata, i Reali si rivolsero al Prof. Giuseppe Capuano. (Forio 1809 – Napoli 1875). Luminare della medicina, il Capuano fu, da giovane laureato, allievo, a Parigi, di tre eccelsi professori: Dubois, Moreau e Volpeau per circa quattro anni. Dopo l’esperienza parigina si soffermò quindi in Inghilterra e presso le principali cliniche europee. Tornato a Napoli, insegnò privatamente ostetricia e oculistica e a trentasei anni aveva eseguito seicento operazioni di strabismo e circa trecento di cataratta. Scrisse numerosi trattati di medicina e collaborò con riviste specializzate quali “Filiatre Sebezio, Il Severino, e L’Omibus”. Fu quindi direttore e medico della Clinica Ostetrica dell’Università di Napoli dal 1851 al 1868, gestendo il passaggio della stessa all’Ospedale degli incurabili a piazza Gesù e Maria.
L
’esimio Professore, all’inizio del 1869, visitò la Regina e le prescrisse come cura circa due mesi d’immersioni nelle vasche termali di Citara a Forio. Margherita venne in incognito, sia per evitare spiacevoli commenti, sia per motivi politici, e nove mesi dopo, con la collaborazione del Re Umberto I, restò incinta di Vittorio Emanuele III. Quando nacque l’erede al trono (11 novembre 1869) ci fu una grande risonanza giornalistica a favore di Giuseppe Capuano (che ovviamente assistette il parto), gli fu intitolato il lungomare di Forio, e lo scultore foriano Giovanni Maltese, ne realizzò il busto custodito nel Museo Civico del Torrione. La cura prescritta a Margherita potrebbe sembrare alquanto empirica. In realtà il Capuano sapeva che il glicogeno, cioè la sostanza da cui partono i lattobacilli per ottenere l’acido lattico, rappresenta l’elemento principale per l’equilibrio dell’ecosistema riproduttivo e che quello della Regina, essendo lievemente alterato con modifica del PH (che normalmente oscilla tra 4 e 4,5) andava riequilibrato con una dose alcalina contenuta nelle acque termali:quelle di Citara.
L’acqua termale è alcalina e contiene zolfo, iodio, cloro, ferro, elementi di calcio e microelementi di altre sostanze. Secondo la composizione è un valido mezzo di cura in quasi tutti i settori della medicina, come ad esempio per i reumatismi, l’artrosi, le nevralgie, le infiammazioni delle articolazioni, fratture, strappi muscolari, disturbi del metabolismo, affezioni femminili, malattie delle vie respiratorie e della pelle.
Inoltre il Professore, oltre ad aver rafforzato i suoi studi ed esperienze presso le cliniche europee aveva ben studiato i testi del suo collega Iasolino, calabrese ma frequentatore di Ischia per oltre un ventennio. Giulio Iasolino (Monteleone di Calabria, oggi Vibo Valentia tra il 1533 e il 1538 – Napoli probabilmente 1622), nel suo imponente manoscritto “De’ Rimedi naturali che sono nell’isola di Pithecusa hoggi detta Ischia” che aveva edito, presso la tipografia Giuseppe Cacchi, di Napoli, nel 1588, descriveva sorgente per sorgente, analizzando e classificando tutte le qualità terapeutiche dell’oro liquido, le acque termali isolane.
Ecco come lo Jasolino descrive in particolare la stazione termale di Citara.
Del bagno di Citara «Questo bagno è poco distante dal sopradetto. (Bagno di San Montano ndr). Vale allo spasimo, ai frenetici, al tenasmo, (Il tenesmo indica una sensazione di bisogno costante e fastidioso di andar di corpo anche nel caso in cui gli appositi organi siano già stati svuotati. ndr) o vero prèmiti, alle donne sterili, acciò possano generare, a qualsivoglia dolor di capo; toglie il freddo e particolarmente quello della quartana, e secondo dicono, agli uomini fa abbondare il seme e alle donne il latte. È in quest’Isola un famoso e gran Casale, maggiore di tutti gli altri, che nell’Isola si veggono, chiamato Forino, e per corruzzione di vocabolo, Florio, posto all’incontro della Città Metropolitana di tutta l’Isola: tenendo al suo dirimpetto l’Isola Pontia e l’altra anticamente chiamata Partenope, ora da moderni Ventotene. Abitano in questo Casale uomini bellicosi e di tanto valore, che non temono punto i pericolosi e repentini assalti dei corsari. Luogo veramente delizioso e di terreni sovramodo fertili, di elettissimo vino e frutti. Stanno lontane le acque di questo bagno dal già detto Casale quasi sette stadi, a mano sinistra, verso il famoso promontorio dell’Isola, chiamato volgarmente il Capo dell’Imperatore, e dalla marina un tiro di pietra con la mano. Quest’acqua scaturisce calda, vicino ad un sasso grande rosso; onde cavandosi una fossa profonda insino al ginocchio, si trova un poco salsa, e chiara, spirando alquanto di odore di solfo, con sapore secco e al gusto non totalmente dispiacevole. Nella parte inferiore del bagno, che risguarda il mare, e anco nei lati vi si veggono saline, di ottimo sale abbondanti. È adunque l’acqua convenientemente calda. La sua minera tiene la maggior parte di nitro , e secondo il mio giudizio con sale e bitume in quanto alla sostanza, con alcuna qualità di rame, e pura esalazione di solfo, onde si fa sì calda: la qual mescolanza si mostra sì chiaramente per gli effetti e operazioni che fa. Giova alla convulsione e ai prèmiti: alleggerisce il peso del fondamento. Dagli abitatori del luogo s’è fatta esperienza, e anche da noi a provocare il vomito: e maturando e aprendo sana i tumori caldi. Bevendone giusta quantità, lubrica il corpo. Di più s’è fatta esperienza, come, non solo ristora le forze indebolite, ma le rende anche alle amorose battaglie molto più potenti e robuste. Abbiamo curato due infermi, l’uno dei quali è di famiglia illustrissima, che avendo perduto affatto la erezione della verga per un ulcere maligno e ribelle, in quella parte causato da una precedente cancrena, della quale fu molto afflitto e travagliato, e per essere il male poi degenerato in sfacelo, tal fu la malignità e asprezza del male, che gli mangiò e corrose tutto il prepuzio e gran parte della pelle, che copre la verga; per questa causa gli restò il membro così ondebolito che nell’atto venereo già si vedea instabile e impotente. Laonde con alcuni rimedi, che in questa Isola si ritrovano, e particolarmente con questo prezioso bagno, fu alla pristina sanità restituito; e parimente un altro giovane abruzzese, il quale tenendo il membro nell’erezione già contorto, era similmente inabile e impotente al coito. Questo male è assai difficile a sanarsi, anzi dal Faloppio si tiene per incurabile nella sua Anatomia, dove dice essere due nervi nella verga, i quali sono molto evidenti e manifesti, e di tal modo, che non possono (eccetto che ai ciechi) essere nascosti; e sono quelli, nelle cui pieghe e avvolgimenti si fanno i gangli, che noi diciamo, o vero le ghiandole, secondo gli empirici: le quali sono poi cagione, che rizzandosi il membro, si faccia a guisa di corno arietino, duro e torto; ma impotente a potersi stendere per dritto; il quale male (io giudico) essere stato infino a quest’ora immedicabile, per avervi tanto io travagliato, prima che di questo bagno avessimo fatto esperienza; come all’incontro per tal mezzo, facciamo fede averne sanati molti. Tal che quanto era prima il negozio con l’arte lungo, e difficile, tanto si fa ora con questi naturali rimedi sanabile molto sicuramente e con mirabile prestezza. Giova alle donne sterili per fare concepire, e a quelle che lattano, accresce meravigliosamente il latte. Ingrassa i corpi: avvenga che ciò si faccia meglio nel bagno di Gurgitello, e appresso con l’acqua di Fontana. Apporta anche il frequente uso di quello una sonnolenza, e quasi vapore: il che avviene dal partecipare alcuna parte di bitume. Giova al dolore del capo, da fredda e umida causa proveniente, usandosi in doccia o in stillicidio. Di più si legge in un antico libro scritto a mano, essere giovevole al freddo e rigore; e massimamente a quello della quartana ci serviamo delle acque di questo bagno in doccia, nel bere, nelle particolari sessioni e fomenti. Il tempo di questo bagno è dal principio della primavera fino alla metà dell’estate.
Del bagno dell’Agnone di Citara
Dal detto bagno non è molto distante quello di Agnone di Citara, le cui acque scaturiscono sotto il Promontorio dell’Imperatore, a mano dritta, all’incontro del quale si veggono due gran sassi, o vero, per meglio dire, due scogli dentro al mare, discosto dal lito un tiro di pietra. E perché negreggiare e biancheggiare si veggono, dagli abitatori l’uno è chiamato il Ciesco bianco, l’altro il Ciesco negro. Queste acque, cavando presso alla marina, si ritrovano calde. La sua minera contiene in se copia di sale e solfo e sono al gusto salse. Gli abitatori se ne servono a sanare la rogna e i piccioli foruncoli, o vero granelli, detti dotrene, alla psora e all’impetigine e all’asprezza della carnatura, e massimamente agli uomini. L’uso è solo in bagno e in fomenti; la loro natura è temperata».
Le acque erano impiegate soprattutto per irrigare i campi e la foto in alto mostra la noria, la turbina idraulica azionata da un somarello bendato comunemente in uso a Citara fino agli anni ’60.
La visita guidata all’interno del Torrione di Forio non si esaurisce ma continua con altre storie affascinanti come quella della Graziella.
Ulteriori notizie inerenti la storia di Forio e quella del Museo Civico del Torrione sono reperibile al sito Torrione Forio
Si ringrazia il Centro di Ricerche Storiche D’Ambra.
Luigi Castaldi
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