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Castellammare di Stabia

Un voto di rivolta. Il tempo delle mele è finito

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Non hanno ancora capito tanti politici, istituzionali e blasonati opinionisti, intellettuali, giornalisti, codazzi, ecc. che questo del 4 marzo 2018 è stato un civile voto nazionale di rivolta contro il rancido sistema.

Da anni infatti, non era sostanzialmente più mutato nulla in politica, pure cambiando pupi e pupe, anche quando si è votato per le regionali e comunali.

Non hanno e non vogliono capire certi politici e istituzionali, rancidi e freschi, che hanno stancato.

Se pensano quindi certi politici e istituzionali di continuare come prima, nonostante il chiaro, democratico, repubblicano, civile e lampante segnale di queste elezioni, finirà che saranno tirati fuori di forza dai loro Palazzi.

Non hanno capito molti, che hanno perso per l’inconcludenza su propagande rifritte.

Quali il nuovo, il vecchio, fascismo, antifascismo, metterci i cittadini l’uno contro l’altro, italianofobi contro antiimmigrati; pagati nel pubblico contro la restante maggioranza imprenditoriale e privata (stratassate); pensionati contro giovani disoccupati; ecc. sono ferite che possono portare alla lenta fine di una Nazione.

Come anche è ormai inaccettabile e insostenibile, l’annoso sfruttamento dei cittadini-contribuenti, tartassati fiscalmente, giuridicamente vessati, umiliati e sfruttati come un parco buoi-umano per produrre latte, carni e pelli al fine di mantenere fiumane di predoni e parassiti nonché eserciti di mercenari, prezzolati, saltimbanco, opportunisti e mercanti di concittadini nel sistema pubblico-politico;

Ed è pure inconcepibile lo spreco e sperpero nella Pubblica Amministrazione e Politica, per assicurare superremunarazioni, superpensioni, vitalizzi (tutti questi per vili e spregevoli “diritti acquisiti” sull’esistenza dei concittadini) nonché di appalti, incarichi e nomine, per voto di scambio, corruzione spesso pseudo-legalizzata, ecc.  o per garantire trasversali pletore clientelari di: arroganti, sprezzanti, cantastorie, gonfiati, ondivaghi, illegali, misantropi, sociopatici, escort, gigolò, fatti, alcolizzati, anabolizzati, ecc. (insomma il nauseante ed annoso generale teatrino pubblico-politico dell’Italia).

Tutti vari branchi-umani questi, che risaputamente albergano nello Stato, Regioni, Enti, Partecipate, Unione dei comuni, Consorzi, Enti locali, ecc. succhiando ogni risorsa pubblica, con conseguente immiserimento di parecchi strati della società, causando sottosviluppo, disoccupazione, emigrazione, mancanza di presente e futuro, assenza di infrastrutture, modernizzazione, ecc. quindi tra la gente comune, avvilimento, depressione, disperazione, ma anche lacrime e suicidi.

Divenendo così queste torme di sanguisughe, un cattivo esempio pubblico-politico per le varie generazioni che si susseguono nel tempo, per cui, soprattutto tanti giovani e non solo, finiscono con l’emulare questi ipocriti e asociali rappresentanti della politica, istituzioni, ecc. sicché prevale nella società l’egocentrismo, la supponenza, l’insofferenza, l’individualismo, l’arrivismo, l’ingordigia, la mistificazione e persino i vaneggiamenti, il tutto a discapito del confronto, della ragionevolezza, della scienza, della compenetrazione, della comprensione e della conoscenza.

Però la necessità di vivere e specialmente di sopravvivere, pare abbia alla fine iniziato a smuovere i neuroni di noi cittadini.

Pertanto per farci convincere elettoralmente cominciamo e finalmente, a volere vedere e toccare con mano, atti e fatti seri, concreti e chiaramente leciti, rifiutando le rancide retoriche dei nobili quanto incancreniti Palazzi e rispettivi piazzisti di fumosità e divagazioni.

Non ci si fa ammaliare più con le retoriche e propagande imbonitrici, edulcorare, altisonanti e moraliste. IL TEMPO DELLE MELE È FINITO.

Non bastano più le boriose e ampollose passerelle ed eloquenze, di presidenti, parlamentari, governanti, giudici, avvocati, editorialisti, professionisti, critici, conduttori televisivi, gente di spettacolo, ecc.

Tre semplici principi ora si vorrebbero pretendere dal sistema pubblico-politico per non precipitare nuovamente indietro: CORRETTEZZA, TRASPARENZA E LEGALITÀ.

Per il resto ognuno a casa propria stia con chi vuole, creda e faccia ciò che vuole, tranne ovviamente violenza, prevaricazione e criminalità.

Invece nel sistema pubblico-politico è ormai urgente e indispensabile l’onestà intellettuale, la dedizione verso i cittadini, la sobrietà, parsimonia, socialità, redistribuzione e chiaramente anche competenza e laboriosità.

No so dire tuttavia se questi nuovi eletti saranno diversi dai precedenti. Sto come tanti aspettando di vederli all’opera.

È anche vero tuttavia, che se per riprendere la nostra singola consapevolezza diventa quasi il lavoro di una vita, per una collettività che da decenni ha smarrito il bene comune, che ha creduto nel debito pubblico quale panacea economica e che ora è sull’orlo del precipizio socio-finanziario, trattenuta solo da una cordicella di intrecciati tributi e vari prestiti internazionali (titoli di Stato acquistati dai privati), non sarà semplice e rapido ripercorrere un cammino di ricomposizione, ponderatezza e modernità.

Non di meno, cinque anni si ritengono più che sufficienti se si è persone di buona volontà e non mistificatori, teatranti e interiormente disonesti.

Peraltro, se quelli eletti hanno voluto la bicicletta adesso devono pedalare. Non ci sono giustificazioni, altrimenti saranno di sicuro buttati anche loro giù dalla torre e stavolta è presumibile in malo modo.

È anche indispensabile un pianificato lavoro preventivo di informazione e ricostruzione dei principi generali, etici, normativi e giurisprudenziali, attraverso cui una società e per essa lo Stato, può e deve raggiungere fini ed interessi comuni.

Tre semplicistiche e generali linee guida:

Si riveda l’insegnamento a scuola (il centro della costruzione mentale di una società moderna) innanzitutto, introducendo uno studio finalmente adeguato alla nostra epoca (di certo comunque la più civile da quando l’uomo ha iniziato a convivere in società-stato) così formando nuove generazioni più consapevoli del mondo e della realtà in cui viviamo, la qual cosa di riflesso aiuterà anche noi genitori o singoli, spesso solo altrettanto figli adulti a volte pure complessivamente poco coscienti e anche impreparati.

Si ripristini il timore delle pene e sanzioni, senza distinzioni di estrazione, classe, colore e appartenenza, adottando anche un lavoro di divulgazione e conoscenza dei diritti e doveri, sia nella scuola come materia di base (ma insegnati da laureati in legge) che pure attraverso costanti e ripetitive campagne-progresso quanto meno nella Tv pubblica.

Si stabilisca per legge inderogabile, la revisione attitudinale e psicologica ogni dieci anni di tutti coloro, nessuno esente, nello Stato, Regioni, Comuni, ecc. che a qualsiasi titolo, rivestono incarichi, nomine, collaborazioni o che direttamente o indirettamente oppure per concessione, lavorano, operano e hanno rapporti con la Pubblica Amministrazione e la Politica.

Insomma, gli elettori, hanno dato un palese indirizzo di cambiamento generale. Adesso i politici e gli istituzionali si sforzino di comprenderlo e attuarlo, poiché la Storia umana non è poi così diversa in certe modalità da quella della Terra e dell’Universo conosciuto.  Ogni cosa infatti che accade ovunque, di solito nel tempo si ripete analogamente.

Conoscere difatti il passato è importante per cercare, ragionando da umani intelligenti e non da cavernicoli anche quando istruiti, per cercare di non ricadere in periodi tragici precedenti. E la soglia di non ritorno da un po’ di tempo appare troppo vicina. Non ci si culli più.

A

dduso Sebastiano


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