Biscotti deliziosi e fragranti, croccanti, fatti con farina di frumento e zucchero di canna e un cuore cremoso di una famosa crema spalmabile a base di nocciola.
Un mese di comunicazione dei biscotti: perché, come e cosa
E’ davvero questa una formula così straordinariamente ‘innovativa’ e ‘mai vista prima’ che spinge ad una domanda talmente elevata che porta un’azienda di primo ordine ad arrivare impreparata da non riuscire a produrli nella quantità richiesta dal mercato?
E
’ sempre la comunicazione che guida il tutto.
La prima curiosità che mi ha stupito è trovare sul sito dell’azienda che li produce ci sono, addirittura le FAQ: Come sono fatti? In quale formato saranno distribuiti? Quanto costerà una confezione? Quando e dove si potranno comprare? Ma davvero ci siamo fatti tutte queste domande le cui risposte sono considerate così strategiche da prevedere una sezione FAQ dedicata su un sito? O Trattasi di una precisa strategia di comunicazione, per far nascere la dipendenza per i nuovi biscotti?
La risposta si trova nella teoria del cerchio d’oro di Simon Sinek. In sintesi Sinek ci spiega che, per posizionarsi in modo distintivo nel mercato, le organizzazioni hanno bisogno di operare agendo su tre livelli: cosa facciamo? come lo facciamo? perché lo facciamo? E studi dimostrano che il 99% delle organizzazioni e delle persone adotta questo schema di comunicazione, ma nel modo sbagliato: comunica partendo dai che cosa per arrivare ai perchè.
Chi ha ideato i nuovi biscotti è partito dalla creazione di un nuovo bisogno per una società sempre più massificata ed appiattita, ma comunque costituita da persone sempre più disposte ad apparire ad ogni costo e che spesso cerca degli escamotage per riuscire ad emergere.
In questa psicosi della caccia al biscotto in quanti hanno pubblicato un selfie per dimostrare la propria bravura a reperirli? Quanti hanno avuto la necessità di gridare al mondo che li hanno potuti assaggiare? Tanti. Direi troppi se pensiamo che i biscotti sono stati lanciati ufficialmente sul mercato italiano un mese fa. L’introduzione sul mercato è stata caratterizzata da infinite discussioni sulla loro scarsa reperibilità nei supermercati. I social sono stati invasi da foto di scaffali vuoti, oppure di avvisi che fissavano il limite massimo di numero di confezioni acquistabili.
Parlando di numeri, in un mese sono state vendute 2,6 milioni di confezioni. 27mila nella prima settimana, più di un milione nella seconda e un milione e mezzo nella terza.
Una comunicazione che funziona e che, forse per la prima volta a ragion veduta, si può definire ‘scienza delle merendine’.
La buona notizia in tutta questa crisi (soprattutto antropologica) è che sono stato necessari dieci anni di test e 150 assunzioni per immettere sul mercato questi ‘nuovi’ biscotti.
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