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Castellammare di Stabia

Un accordo tra Miur e i sindacati assicura ai presidi 460 euro netti al mese di media

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Con questo accordo anche quest’anno la valutazione dell’operato dei dirigenti scolastici non impatterà sulla parte variabile dei loro stipendi.

In base alla legislazione vigente, i presidi dovrebbero compilare annualmente un “portfolio” di auto-valutazione che indichi punti di forza e di debolezza, oltre che gli obbiettivi di miglioramento ed inviarlo al Miur e aspettare la “pagella” dei valutatoti e che dovrebbe costituire la base per assegnare il “premio” di risultato.

Invece, come spesso per le sbandierate innovazioni, anche quest’anno al pari del passato, questa procedura è mancata la valutazione finale. Sicché anche l’invio del portfolio (ovverosia della cartella espositiva) è divenuto facoltativo e, ovviamente all’italiana, pure senza alcuna sanzione. In sostanza trasmetterlo o meno non cambia nulla, pertanto, a detta persino degli stessi sindacati, appena il 35-40% dei presidi lo avrebbe inviato al Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) .

Una situazione analoga si ha con la valutazione dei docenti. Era stata sempre la “Buona Scuola” a introdurre un bonus per gli insegnanti meritevoli, erogato dai dirigenti sulla base dei criteri individuati dai nuclei di valutazione “misti” presenti in ogni scuola. Una novità storica per un paese che ha retribuito i professori sempre e solo sulla base dell’anzianità di servizio, ma anche in questo campo di merito se ne è visto poco. L’ultimo monitoraggio sull’uso dei 200 milioni stanziati all’epoca dalla legge 107/2015 – nel frattempo scesi a 112 milioni e poi risaliti a 160 – è datato 2017. E a riceverlo era stato più di un docente su tre. Da quel momento il Miur non ha più diffuso alcun dato. Ma, considerando l’estensione per via contrattuale anche ai precari, è presumibile che la platea dei beneficiari sia cresciuta ancora. E l’importo assegnato agli insegnanti sempre più spalmato “indistintamente”.

Non solo, dopo un triennio sperimentale, in cui ogni dirigente scolastico e nucleo di valutazione hanno in sostanza agito da sé, un comitato tecnico scientifico avrebbe dovuto emanare delle linee guida valide per l’intero territorio nazionale. Un organismo che però non ha mai visto la luce. Per non parlare della valutazione esterna delle scuole in cui la percentuale di “visite” doveva arrivare, gli scorsi anni, massimo al 10% degli istituti; ci siamo fermati intorno al 5% complice la cronica carenza di ispettori ministeriali.

L’opinione.

Insomma, come in genere e da sempre in tutto il sistema pubblico-giuridico-burocratico italiano, si ha l’ennesima conferma che la parola “valutazione” è sempre stata solo una delle tante annose promozioni della (a)varia(ta) politica italiana con cui si imboniscono i buoi-elettori prima delle elezioni.

A

dduso Sebastiano

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