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Ultras e criminalità organizzata: una alleanza sempre in ascesa (Parte 1)

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Quando 17 novembre 2005 lo storico gruppo ultras “Fossa dei Leoni”, centro nevralgico del tifo organizzato milanista, si scioglie dà l’inizio ad una escalation di alleanze tra mondo ultras e criminalità che, negli anni, si è fatto sempre più forte.

Ultras e criminalità organizzata: una alleanza sempre in ascesa

Dopo lo scioglimento del gruppo storico “Fossa dei Leoni, il ponte che collega il mondo ultras alla criminalità (che fino a poco prima non esisteva, grazie alla F.d.L che faceva da “barriera”), si è insinuato ed è diventato sempre più forte negli anni.

COSA C’E’ DIETRO LO SCIOGLIMENTO

Con lo scioglimento della Fossa dei Leoni rimane libera la zona centrale del secondo anello.

Qualcuno fiuta l’affare, perché fa gola a tutti i gruppi organizzati e non solo per una questione di visibilità, di dominio, di notorietà ma anche perché la sparizione della scomoda F.d.L, politicamente da sempre schierata a sinistra e soprattutto contraria allo spaccio e all’apertura nei confronti dei clan della malavita milanese, rappresenta un problema da debellare.

Roberto Bertoglio, capo della Fossa, non ha mai voluto contaminazioni all’interno del gruppo di elementi vicini alla ‘ndrangheta dell’hinterland milanese e ad un certo punto è diventato scomodo.

Ai leader del gruppo (Bertoglio compreso) viene data la possibilità di scegliere se sloggiare con le buone o con le cattive. Quel posto al centro del secondo anello blu, sarà di lì a poco, di proprietà d’altri, del neonato nuovo gruppo “Guerrieri Ultras” comandati da Giancarlo Lombardi detto “Sandokan”.

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CHI È GIANCARLO LOMBARDI?

Juventino di fede, milanista per necessità. Precedenti per spaccio, aggressione, estorsione e rapina. Alla fedina penale di Lombardi non manca nulla.

Nel 2006 il PM Luca Poniz lo accuserà di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione mentre nel luglio 2008 “Sandokan” è sulla Clio di Luca Lucci (attuale capo della Curva Sud, ndr) quando la Finanza sequestra loro della cocaina.

Sandokan ha messo gli occhi sulla Curva Sud. È un viatico perfetto per i suoi “affari”.

Bertoglio e i suoi non sono d’accordo e così, dopo ripetute minacce e intimidazioni di vario genere (macchine bruciate, danni alla sede del gruppo), la Fossa si scioglie.

Lombardi, che è stato condannato per una tentata estorsione al Milan, finirà in un’inchiesta per riciclaggio collegata al clan siciliano di Gaetano Fidanzati, boss dell’Arenella-Acquasanta di Palermo.

L’ASSET COL CLAN DI MONASTERACE

Lombardi vuole amici fidati, “uomini d’onore” come Luca Lucci.  Lucci è calabrese di nascita e leader indiscusso della (nuova) Curva Sud Milano. Residente a Sesto San Giovanni, quartiere della periferia milanese in cui comanda il clan Ruga. I Ruga sono una cosca (‘ndrina) del paese di Monasterace.

Lucci è l’anello di congiunzione perfetto tra i Ruga e il tifo organizzato. Egli però ha alle spalle “soltanto” una condanna a poco più di 4 anni per l’aggressione a un tifoso interista che perse un occhio nel 2009 e morì suicida tre anni dopo.

Altro personaggio di spicco della curva rossonera è Daniele Cataldo, uomo di fiducia di Lucci che gestisce i rapporti con il clan degli albanesi.

Cataldo nel 2015 venne arrestato in seguito ad una perquisizione nel suo box in cui venne trovato un arsenale composto da 14 armi di diverso tipo tra cui pistole, fucili e mitragliette, rubate o con matricola a brasa, oltre a più di un chilo di cocaina e quasi una ventina di chili di hashish.

Il collaboratore di giustizia Luigi Cicalese racconta che fu Lucci a prestare l’auto al killer Daniele Cataldo per andare ad uccidere  l’avvocatessa Maria Spinella nel 2006.

Le cosche della ‘ndrangheta, in contatto con i capi delle tifoserie, utilizzano le curve come viatico per lo spaccio ed ecco perché hanno estremo bisogno di gente come Lombardi, Lucci e Cataldo.

CONTINUA

 

 

 

 

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