Sostenuti dalle principali sigle sindacali, anche i pensionati, dopo gli edili e poi – l’altro ieri – quelli dei multiservizi, hanno protestato contro le scelte economiche dell’esecutivo giallo-verde.
Migliaia di persone a Roma da tutta Italia nella storica piazza San Giovanni
Lo slogan scelto dai pensionati scesi in piazza a Roma, «Non siamo il vostro bancomat», sintetizza le ragioni della protesta: no al blocco della rivalutazione degli assegni previdenziali e difesa dello stato sociale.
«Si scrive conguaglio, si legge vi abbiamo fregato i soldi» recita un altro cartello mostrato a piazza San Giovanni, storica sede di manifestazioni sindacali, preferita dopo circa 15 anni alla meno capiente piazza del Popolo. Secondo gli organizzatori, i presenti erano 100 mila, provenienti da tutta Italia, per dire che il nostro «non è un Paese per vecchi» e per farsi ascoltare dal governo.
Il titolo della giornata, che ha accompagnato tutti gli interventi, è stato «Dateci retta».
Spi, Fnp, Uilp chiedono al governo di ascoltare le richieste di pensionati e lavoratori e arrivano a invocare prima lo sciopero dei nonni e poi lo sciopero generale.
Quella che non piace è la politica del governo, e ancora meno il comportamento assunto difronte alla loro piattaforma: «Avari a chi», replicano i pensionati al premier Giuseppe Conte, che aveva citato Molière in una conferenza stampa.
Tanto Ivan Pedretti, segretario generale Spi Cgil, quanto Gigi Bonfanti, leader di Fnp Cisl, spingono sull’acceleratore della mobilitazione di tutte le categorie.
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo si dicono pronti a qualsiasi iniziativa se l’esecutivo giallo-verde non aprirà il confronto; non parlano di sciopero generale ma non lo escludono.
Landini dà ancora tempo fino alla fine del mese di giugno; Furlan spera che le altre iniziative in programma, la protesta dei dipendenti pubblici in programma l’8 giugno a Roma, lo sciopero dei metalmeccanici indetto per il 14, la manifestazione a Reggio Calabria per il Mezzogiorno del 22, facciano cambiare linea all’esecutivo.
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