N
on c’è pace sui verdi boschi dei Nebrodi. Le mafie locali vogliono imporre la loro presenza e la loro prepotenza, con le buone o con le cattive. Nonostante l’opera di “bonifica” tentata dell’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, con l’approvazione del Protocollo di Legalità ( vedi il nostro: Isole – cronaca • Opinioni Sicilia: per gli avvoltoi del parco è arrivata la tregua? 16 Febbraio 2018 ) nella sostanza poco è cambiato. La legalità è stata proclamata, ma nei fatti disattesa. Le solite Famiglie con grossi interessi agro-pastorali hanno ricominciato l’usurpazione sistematica dei terreni demaniali. La tecnica, ben collaudata, è sempre la solita: o me li dai o me li prendo.
Della incresciosa e drammatica situazione si è fatto interprete il sindaco di Troina, Sebastiano Venezia, che come ultima speranza ha scritto una accorata lettera al Presidente Mattarella, con la speranza che la “moral suasion” possa smuovere qualche coscienza istituzionale ad intervenire adeguatamente, non con parole ma con azioni amministrative e giudiziarie risolutive.
Il sindaco informa che i boschi demaniali comunali erano stati assegnati a cooperative di giovani ed avevano acceso tante speranze di un sano sviluppo economico, perché erano state coinvolte anche forze imprenditoriali locali disponibili ad inserirsi nel nuovo processo virtuoso. Ma il tutto viene vanificato dalla presenza pervasiva di coloro non si rassegnano a cedere i terreni che hanno sfruttato per decenni e che – ancora adesso – continuano ad utilizzare abusivamente ed impunemente.
La situazione nei territori comunali si è talmente deteriorata che il Sindaco Venezia, conclude la sua lettera a Mattarella affermando che è sua intenzione dare le dimissioni nelle mani del Prefetto, se le cose non si sistemeranno in brevissimo tempo.
Sebastiano Venezia è un sindaco che vive sotto scorta – lui e la sua famiglia – per le sue coraggiose prese di posizione. Per arrivare a tanto, vuol dire che si sente solo non appoggiato dalle Istituzioni, che dovrebbero affiancarlo e fornirgli gli strumenti giuridico- amministrativi per sanare una situazione ormai incancrenita. Primo fra tutti il ministro degli Interni.
È sintomatico che il sindaco, nella sua lettera, non menziona affatto le Regione Siciliana, che col suo Statuto autonomo di poteri ne ha a iosa. Ma, al riguardo, è utile ricordare che il governo regionale Musumeci, appena insediato, uno dei primi atti che fece fu quello di revocare anzitempo il mandato al presidente del Parco dei Nebrodi, il su ricordato Giuseppe Antoci, che era stato vittima di un agguato mortale a cui era sfuggito miracolosamente.
Ebbene, il neo-governo, anziché valorizzare un simile servitore dello Stato, lo defenestra ignominiosamente prima dello scadere naturale del suo mandato. Delegittimandolo nella sostanza ed – indirettamente – facendo prendere fiato alle cosche famigliari che sui boschi demaniali hanno lucrato favolosi contributi comunitari per decenni.
Comprensibilmente, quindi, il nostro sindaco si rivolge più in alto, che più in alto non si può: al Presidente della Repubblica, garante della legalità repubblicana. Oltre che esprimere solidarietà e vicinanza morale, cosa potrà fare operativamente il Presidente? Ufficialmente nulla, ma discretamente userà il suo prestigio per intervenire presso i vari organi dello Stato preposti. Ci auguriamo che rammenti al Ministro Salvini che il suo ambito sono degli Interni e non gli Esteri. Che egli si deve occupare degli affari interni dell’Italia a tempo pieno e non può essere costantemente impegnato a viaggiare per l’Europa a tessere accordi per chiudere porti ed organizzare campagne elettorali.
In Sicilia ci sono legioni di guardie forestali. Non possono essere impegnate anche in azioni di sorveglianza e di rispetto delle norme vigenti?
La magistratura conosce molto bene l’art. 633 del Codice Penale: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 103 a euro 1032…” Lo strumento giuridico sanzionatorio e dissuasivo esiste. Basta applicarlo.
Se questo è il tanto sbandierato governo del cambiamento, questa è una occasione preziosa per dimostrarlo, operando rapidamente e con risoluta efficacia. Tangibilmente. Un sindaco non si può lasciare solo in prima linea, a vivere senso di abbandono e di angoscia per se e per i suoi bambini, costretti anch’essi a vivere sotto scorta.
Da un governo del cambiamento ci si aspetta che si facciano meno proclami di tolleranza zero verso i poveri sventurati profughi del mare e che la tolleranza zero venga, non solo proclamata, ma severamente applicata verso chi delinque calpestando i diritti degli altri.
I giovani di Troina hanno il diritto di guardare serenamente al loro futuro, liberati da mafie e prepotenze. Ed il sindaco Sebastiano Venezia, va elogiato per il suo coraggio e capito per questo suo gesto estremo di umano scoraggiamento. Dio salvi la nostra Sicilia!
Carmelo TOSCANO
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