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Trionfo Ferrari al debutto: le ragioni del successo e le prospettive

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La rivoluzione in casa Ferrari porta i primi frutti: al debutto stagionale in Australia la rossa ritrova la vittoria che mancava da un anno e mezzo. L’inviato de La Stampa, Stefano Mancini, analizza le ragioni del successo e le prospettive della stagione.

Ferrari da sogno, resurrezione in quattro mosse

Vittoria rossa dopo un anno e mezzo. La rivoluzione ha pagato, Marchionne: «Successo di tutti, ma è un punto di partenza»

MELBOURNE – «Forza Ferrari!». L’urlo di Sebastian Vettel risuona di nuovo via radio. È trascorso un anno e mezzo dall’ultima volta e in tutto questo tempo il pilota tedesco ha avuto modo di imparare bene l’italiano e di addolcirne la pronuncia: «Questo risultato è di tutti noi, qui e a Maranello. Grande macchina, grande lavoro». La Ferrari è tornata al centro della Formula 1, ha vinto in Australia il primo Gp della stagione (non succedeva dal 2010 in Bahrein ai tempi di Alonso) e ha fatto saltare i nervi ai rivali finora invincibili della Mercedes.

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a rivoluzione è servita. Le nuove regole hanno richiesto menti fresche e idee nuove, oltre a un progetto coraggioso che permettesse di recuperare un ritardo sugli avversari che superava il secondo a giro, un’enormità per un mondo che si muove alla velocità della Formula 1. Mattia Binotto è il direttore tecnico che ha messo insieme gli ingredienti e fatto nascere questa SF70H che Vettel, dopo averla ribattezzata Gina, ha subito portato al trionfo. La filiera italiana prosegue con i progettisti Simone Resta (telaio), Enrico Cardile (aerodinamica) e Lorenzo Sassi (motori), nomi per lo più sconosciuti al grande pubblico. Nessuna star della progettazione, solo risorse coltivate a Maranello, nella fabbrica che ieri e sabato ha funzionato a pieno organico.

Gli altri segreti della svolta Ferrari? Da un punto di vista tecnico, la vettura del 2017 sa sfruttare al meglio le gomme, che fino all’anno scorso erano sempre troppo calde o troppo fredde, troppo morbide o troppo dure. Vettel ha percorso sei giri in più di Hamilton prima di fermarsi a cambiarle, così a un terzo di gara ha compiuto (ai box) il sorpasso decisivo. Di lì in avanti si è limitato a controllare la situazione, dimostrando di avere le prestazioni sufficienti per tenere gli avversari a distanza di sicurezza. Gli altri punti di forza sono il motore, che ormai pareggia i cavalli della Mercedes, e l’aerodinamica, che storicamente è sempre stata una lacuna.

Hamilton 2º, Raikkonen 4º. 

«Era ora, aspettavamo questa vittoria da un anno e mezzo – è il messaggio inviato alla squadra dal presidente Sergio Marchionne -. È stata un’emozione ascoltare di nuovo l’inno italiano. Sebastian ha fatto una grande gara e Kimi sarà presto lì a lottare con lui. È un successo di tutta la squadra, ma ricordiamoci che è solo un punto di partenza». La rivincita si disputerà tra due settimane in Cina, su un circuito che favorisce ancora le Rosse, almeno in teoria. Nella pratica dipenderà dagli aggiornamenti che le squadre porteranno a ogni gara e saranno decisivi. «Abbiamo ottenuto un buon risultato, che sarebbe stato ottimo portando anche Kimi sul podio», commenta il team principal Maurizio Arrivabene nello sforzo di trattenere l’entusiasmo.

Nervi tesi nel box tedesco  

La strategia sbagliata, i nervi di Lewis Hamilton contro il proprio ingegnere, i pugni battuti sul tavolo dal capo della Mercedes, Toto Wolff: succede quando si è sotto pressione. Lo squadrone tedesco si era disabituato a perdere (dopo un secondo e un terzo posto la Ferrari degli ultimi anni avrebbe stappato lo champagne). Scoprire di aver smarrito un vantaggio enorme è stato un trauma. A fine gara, Hamilton ha, comunque, analizzato gli aspetti positivi della situazione: ha un compagno di squadra tranquillo e un avversario del suo spessore, una situazione ideale. Lui e Vettel hanno vinto sei degli ultimi sette campionati senza mai incrociarsi. «È venuto il momento – promette Lewis -. Quest’anno ci divertiremo».

vivicentro.it/sport/motori
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lastampa/Ferrari da sogno, resurrezione in quattro mosse STEFANO MANCINI – INVIATO A MELBOURNE

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